Koten90 ha scritto: ↑martedì 29 marzo 2022, 5:59
Invece, caro Franco, ti dirò che a me piacerebbe avere non solo la foto, che ogni volta mi cattura per diversi minuti, ma anche il video di te che lo scrivi uno dei tuoi fogli! [...]
rolex hunter ha scritto: ↑martedì 29 marzo 2022, 7:52
Oh si, piacerebbe anche a me
stanzarichi ha scritto: ↑martedì 29 marzo 2022, 14:23
Mi associo alla richiesta di video-illustrazione del processo di scrittura!
Cari amici, qualche volta ci ho pensato, ma non ne sono capace... E sono troppo pigro per imparare quel minimo necessario di tecnica per mettere insieme un piccolo video.
Quanto al come, Alessio, faccio tutti i "come” che descrivi tu. Giro il foglio quando mi serve, giro la penna se una certa curva mi viene meglio, scrivo solo un pezzo di una lettera e la completo dopo, o la butto giù d’acchito (e normalmente sbaglio). Nel caso specifico di questo scritto, le aste lunghe ascendenti e ricurve sono disegnate dal basso verso l'alto, con il fronte del pennino e la punta che guardano verso di me.
Però, ho pensato, un “come” che potrebbe forse essere di interesse è
come nasce una di queste cose.
Di solito prende origine da qualche scarabocchio. Io scarabocchio quasi tutte le sere, senza alcuna direzione precisa, per il puro piacere di muovere il braccio e il polso e far scorrere la penna con il suo tira e molla. Per questo questo gingillarsi di penna e carta uso, per lo più, quaderni rigati, perché mi evitano di dover tracciare le linee di guida. Ho quaderni rigati di varie dimensioni e con righe con diverse spaziature, da 5, 6, 7 e 9 mm.
A volte, tra i ghirigori, ne esce una parola, o una lettera, o un segno, che trovo più interessante, e allora lo ripeto e lo ripeto finché la mano trova il modo di eseguirlo come mi piace e impara a farlo senza esitazioni (o quasi) e con una certa costanza. Questo é il momento in cui sperimento molte delle varianti di scrittura: in su, in giù, girando il foglio, girando la penna… Per lo più non ne segue nulla, ma di tanto in tanto mi nasce un’urgenza di utilizzare quella parola o quel segno per farne qualcosa. Ideo una frasetta, un pensiero spicciolo, per mettere l’esperimento alla prova. A volte il pensierino viene più tardi, e solo allora mi accorgo che andrebbe bene per usare quei segni.
Mi rendo conto che non si tratta di un procedimento molto ortodosso, ma come scriveva il grande poeta Rilke, “per i poeti il primo verso é un regalo di Dio, ma tutto il resto è dura fatica dell'uomo”. Troppa ortodossia mi è sempre parsa una cosa che non convive volentieri con la creatività.
Una volta che lo ricordi, cercherò di documentare fotograficamente il processo attraverso i suoi passi essenziali, ma per ora vi posso mostrare un paio di fogli di
antecedenti dello scritto che ha aperto questo intervento.
Tra gli uni (fogli rigati) e l’altro (foglione) vi è la scrittura semplice del testo su un foglio di prova, per decidere come interrompere il testo e (se del caso) come centrarlo, la decisione - da prendersi sopra il testo semplice - di dove mettere le fioriture, la scelta della carta (qui è la Fabriano Unica crema) e la noiosa tracciatura delle linee guida all’altezza desiderata.
So che un video sarebbe molto meglio, ma…