Voltare pagina: la Summit S. 130
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Voltare pagina: la Summit S. 130
Inizialmente pensata per il 1946, l’anno immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale, la fiera viene rimandata all’anno seguente, allo scopo di poterla organizzare meglio, con un focus particolare sull’esportazione.
L’intento è quello di voltare pagina rispetto al periodo bellico, creando le premesse per una ripresa accelerata dell’industria civile britannica, che non può contare solo sul mercato interno, ovviamente ancora depresso in termini di consumi a causa della guerra, e che abbisogna di commesse importanti per una riconversione veloce ed efficiente dalla produzione bellica.
La fiera offre esposizioni dedicate a tutti i settori, fra i quali, ad esempio, quello aeronautico (https://www.britishpathe.com/video/VLVA ... tries+fair), quello della moda (https://www.britishpathe.com/video/brit ... tries+fair), quello delle macchine da giardino (https://www.britishpathe.com/video/VLVA ... tries+fair), quello ferroviario (https://www.britishpathe.com/video/VLVA ... tries+fair) e quello dell’industria delle spazzole (https://www.britishpathe.com/video/VLVA ... tries+fair). Fra le imprese che partecipano alla fiera (l’elenco è lunghissimo: https://www.gracesguide.co.uk/1947_Brit ... tries_Fair), figura anche Lang Pen Co. Ltd, che durante la guerra era stata destinata alla fabbricazione di radiatori e che ora persegue il rilancio affidandosi al suo marchio migliore, Summit, che al primo piano della sede di Earl’s Court, nella sezione cancelleria, propone una serie di prodotti completamente nuova, soprattutto in termini estetici.
Viene infatti introdotta la nuova serie “S” di stilografiche (con matite al seguito), che beneficia d’un “restyling” accattivante pur rimanendo sulla nota architettura dell’alimentazione a levetta e del cappuccio a vite. La nuova estetica non concede più di tanto alla moda dettata dalla Parker 51 e mantiene un certo livello d’eleganza, certamente adatto al mercato inglese, in buona parte conservatore.
Viene riproposta la lavorazione a grana d’orzo, accanto alla finitura completamente liscia. Decisamente nuova invece la gamma di colori, che annovera tutte le tonalità in voga in quel periodo: nero, grigio chiaro, sangue di bue, verde scuro e blu notte. La stella del momento, nella comunicazione commerciale, è il modello medio S. 160 ( viewtopic.php?f=72&t=14853#p177488 ), con il quale ci si rivolge alla fetta più consistente del mercato. Le vengono affiancate la S.185, la nuova ammiraglia ( viewtopic.php?f=72&t=15944#p190013 ), e la S. 130, pensata quale strumento di lavoro (viene fornita anche con pennino da ricalco) e leggermente meno costosa della S. 160 (25 scellini in luogo di 27 scellini e 6 pence). Ed è proprio la S. 130 che vi presento oggi.
L’esemplare che ho potuto reperire, un acquisto di ormai qualche anno fa, è in ottime condizioni e reca ancora gli adesivi originali.
D’un bel colore blu notte con finiture color argento, è equipaggiato con il pennino n. 555, in questo caso di misura F.
La cesellatura a chicco d’orzo dona alla stilografica un po’ di “movimento” visivo e di dignità estetica in più, almeno ai miei occhi, assicurandole un certo grado d’originalità. L’estetica complessiva è molto piacevole ed ancora attuale, grazie alla combinazione di linee curve e dritte, sempre ben avviate e raccordate. Si tratta d’una penna di dimensioni medie, che s’impugna bene anche senza calzare il cappuccio. Ecco i dati tecnici principali:
- Lunghezza chiusa: 133 mm
- Lunghezza aperta: 119 mm
- Lunghezza aperta con cappuccio calzato: 162 mm
- Lunghezza del cappuccio: 60 mm
- Lunghezza della sezione: 15 mm
- Diametro del fusto: 11,8 mm
- Diametro del cappuccio: 12,7 mm
- Diametro medio della sezione: 9 mm
- Peso: 16 gr
- Peso del cappuccio: 7 gr
- Materiali: cappuccio e fusto in celluloide, sezione ed alimentatore in ebanite, pennino d’oro a 14 carati, fermaglio e levetta in acciaio. La piacevolissima svasatura della sezione aiuta la precisione del tratto e riduce l’affaticamento, consentendo, unitamente al peso certamente non eccessivo del modello, lunghe sessioni di lavoro. Il flusso d’inchiostro è costante e regolare e la scrittura non presenta difetti di sorta. D’altra parte, una volta, le stilografiche erano fabbricate innanzi tutto per scrivere bene. Interessante, come su tutti i modelli della nuova serie “S”, la clip, dotata di meccanismo interno a molla brevettato (n. 636823) ospitato dalla testa del cappuccio, che consente al fermaglio di mantenere una pressione costante anche quando la penna è inserita nel taschino.
Il cappuccio s’avvita in un giro ed un terzo ed è dotato di due fori d’aereazione simmetrici. In estrema sintesi, siamo di fronte ad una stilografica robusta ed affidabile, molto ben fabbricata ed in grado d’assicurare un ottimo servizio per molti anni.
Una delle tante testimoni d’un passato, non poi così lontano, nel quale la filosofia dello “usa e getta” non aveva ancora preso piede, e nel quale la cura dei propri acquisti era la norma.
Alberto Casirati
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“La penna è un po’ come la cravatta: una sola non basta” (Umberto Legnani)
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Molto interessante e ben fatto, grazie.
Mi permetto di sottolineare quanto abbia ragione Mr. Summers, che dice chiaramente che una penna ha bisogno del rodaggio, come le auto!
Venceremos.
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Grazie per averci presentato quest'esemplare, perfettamente arrivato ai giorni nostri: un'altra perla nella collana "Summit". 
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Che bel pezzo di storia, grazie per averla condivisa!
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Grazie Alberto,
un'altra bellissima recensione per un altrettanto bella penna!
Simone
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Ottima recensione, come sempre, di un oggetto pensato per fare kilometri inchiostrati. Molto bella anche la lavorazione a grain d'orge, e ben conservata. Una curiosità, fra questa e quella a guilloché quale preferisci? Io credo di avere una leggera preferenza per la seconda
- A Casirati
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Grazie a tutti per le parole gentili!
Anch'io tendo a preferire la seconda, soprattutto sulle stilografiche in ebanite. La lavorazione a chicco d'orzo era evidentemente molto popolare nel Regno Unito, perché fu adottata anche da altri marchi, come ad esempio Onoto, che la previde anche per la sua ammiraglia degli anni trenta: la Magna.
Alberto Casirati
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Grazie dell'esaustiva presentazione. Bella penna, complimenti!
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Grazie, molto gentile !
Alberto Casirati
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Bellissima recensione, anzi bellissima riflessione su come è cambiato il concetto di stilografica (e non solo..) nel tempo!
ps
Mio nonno scriveva con una sola penna, una Parker 51 che acquistò a Buenos Aires appena uscì, e ancora oggi mio padre continua ad utilizzarla.
ps
Mio nonno scriveva con una sola penna, una Parker 51 che acquistò a Buenos Aires appena uscì, e ancora oggi mio padre continua ad utilizzarla.