Neapolis Pen Show - Mostra Scambio di Napoli
19-20 ottobre 2024 - Hotel Palazzo Alabardieri, via Alabardieri n. 9
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il dubbio del collezionista (ovvero la ritrosia ad usare una stilografica)
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il dubbio del collezionista (ovvero la ritrosia ad usare una stilografica)
Abbiate pazienza non sarò breve.
Esistono molti modi di essere collezionista, per semplicità li racchiuderò in 3 macro categorie (si lo so non è bello semplificare):
1) collezionisti che amano sfoggiare, solitamente hanno teche con i loro pezzi, per loro non è importante utilizzare l'oggetto o meno, ma mostrarlo e raccontarne la storia o di come ne sono arrivati in possesso, le condizioni dell'oggetto sono importantissime, più l'oggetto è originale ed intonso più ha valore,
2) collezionisti conservatori, non utilizzano l'oggetto non perché non vogliono ma perché non possono, l'uso ne altererebbe lo stato di conservazione e l'obiettivo è invece conservare e preservare il più a lungo possibile (pensate a chi imbusta i fumetti, le banconote o inscatola le monete). Lo stato di conservazione è talmente importante da venire classificato. Senza parlare dell'importanza della rarità.
3) i collezionisti utilizzatori, per essi la soddisfazione del possesso si caratterizza attraverso l'uso, usano e consumano gli oggetti collezionati, li mettono da parte e li riprendono di tanto in tanto, anche se si rompono raramente li abbandonano ma cercano di recuperarli. Le loro collezioni raramente hanno un valore sul mercato, proprio perché lo stato degli oggetti non è buono, e i prodotti generalmente sono economici proprio perché devono essere utilizzati e si fa sempre fatica a farlo con prodotti molto costosi.
naturalmente nessun collezionista ricade in una sola delle categorie, ma può sviluppare comportamenti anche di tutti e tre.
veniamo finalmente al dubbio:
Poniamo che voi vi ritroviate nella terza categoria più che nelle altre, e che per un caso fortuito ritroviate in una scatola completamente dimenticata tra un trasloco ed un altro delle penne che avevate acquistato in lire 25/30 anni fa. Penne da budget non elevati, perché destinate all'uso, ma che dimenticate siano rispuntate così nella loro scatola, nuove, come fossero uscite oggi dal negozio.
Facciamo un esempio a caso ( ):
Una waterman phileas / kultur
Un paio di Pelikan Go M75
Una Parker Frontier primo modello 1996.
Penne belle, di marche note, anche con un loro fascino, ma non penne rare o dai materiali pregiati, o che possano regalare chissà quale esperienza di scrittura.
Ora potreste trovarvi nel dubbio... usarle? continuare a conservarle? cederle ad un collezionista più interessato a dei pezzi nuovi (non "come nuovi" proprio nuovi). Potreste far veramente felice qualcuno che senta un legame verso quella penna. D'altra parte non sono penne pregiate, il loro valore economico o anche storico è molto contenuto, ed anche utilizzarle per divertimento non sarebbe una grande perdita. Però quante di queste penne esistono completamente immacolate? Sembrerebbe quasi di far dispetto a qualcuno che la cerca proprio così.
Ma quanti cercano questi modelli economici dando un valore al fatto che siano intonsi? Forse nessuno, eppure...
voi che fareste?
marco
Esistono molti modi di essere collezionista, per semplicità li racchiuderò in 3 macro categorie (si lo so non è bello semplificare):
1) collezionisti che amano sfoggiare, solitamente hanno teche con i loro pezzi, per loro non è importante utilizzare l'oggetto o meno, ma mostrarlo e raccontarne la storia o di come ne sono arrivati in possesso, le condizioni dell'oggetto sono importantissime, più l'oggetto è originale ed intonso più ha valore,
2) collezionisti conservatori, non utilizzano l'oggetto non perché non vogliono ma perché non possono, l'uso ne altererebbe lo stato di conservazione e l'obiettivo è invece conservare e preservare il più a lungo possibile (pensate a chi imbusta i fumetti, le banconote o inscatola le monete). Lo stato di conservazione è talmente importante da venire classificato. Senza parlare dell'importanza della rarità.
3) i collezionisti utilizzatori, per essi la soddisfazione del possesso si caratterizza attraverso l'uso, usano e consumano gli oggetti collezionati, li mettono da parte e li riprendono di tanto in tanto, anche se si rompono raramente li abbandonano ma cercano di recuperarli. Le loro collezioni raramente hanno un valore sul mercato, proprio perché lo stato degli oggetti non è buono, e i prodotti generalmente sono economici proprio perché devono essere utilizzati e si fa sempre fatica a farlo con prodotti molto costosi.
naturalmente nessun collezionista ricade in una sola delle categorie, ma può sviluppare comportamenti anche di tutti e tre.
veniamo finalmente al dubbio:
Poniamo che voi vi ritroviate nella terza categoria più che nelle altre, e che per un caso fortuito ritroviate in una scatola completamente dimenticata tra un trasloco ed un altro delle penne che avevate acquistato in lire 25/30 anni fa. Penne da budget non elevati, perché destinate all'uso, ma che dimenticate siano rispuntate così nella loro scatola, nuove, come fossero uscite oggi dal negozio.
Facciamo un esempio a caso ( ):
Una waterman phileas / kultur
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Una Parker Frontier primo modello 1996.
Penne belle, di marche note, anche con un loro fascino, ma non penne rare o dai materiali pregiati, o che possano regalare chissà quale esperienza di scrittura.
Ora potreste trovarvi nel dubbio... usarle? continuare a conservarle? cederle ad un collezionista più interessato a dei pezzi nuovi (non "come nuovi" proprio nuovi). Potreste far veramente felice qualcuno che senta un legame verso quella penna. D'altra parte non sono penne pregiate, il loro valore economico o anche storico è molto contenuto, ed anche utilizzarle per divertimento non sarebbe una grande perdita. Però quante di queste penne esistono completamente immacolate? Sembrerebbe quasi di far dispetto a qualcuno che la cerca proprio così.
Ma quanti cercano questi modelli economici dando un valore al fatto che siano intonsi? Forse nessuno, eppure...
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Le penne che ho sono economiche, ma le ho sistemate in un contenitore a vista per conservarle e poterle guardare. Ma le uso anche, tutte, a rotazione. Quindi direi di usarle, godersele, sfruttarle. La vita è troppo breve per avere penne solo da guardare, senza far loro assaggiare un goccio di inchiostro. Il bello di avere tante penne, secondo me, è anche vedere come si comportano con lo stesso inchiostro, e con inchiostri diversi (quindi ci vogliono anche tanti inchiostri). Lo stesso faccio con gli orologi, economici anche loro, ma usati tutti a rotazione. Non sono un collezionista, ma un raccoglitore/utilizzatore. Usandole, sendo le penne più vive, più mie. E sono più felice che se dovessi solo guardarle.
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Indipendentemente dal valore, se mi piacciono e le trovo funzionali alle mie necessità, le userei senza alcun dubbio, altrimenti le venderei.
Quando i missionari giunsero, gli africani avevano la terra ed i missionari la Bibbia.
Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi.
Quando li riaprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.
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Innanzi tutto comincerei col rendermi conto che almeno due di esse, cioé la Phileas e la Frontier, sono in grado - eccome - di regalare esperienze di scrittura davvero appaganti e di alto livello, aspetto che ovviamente ha nulla a che fare con la preziosità dei materiali o la rarità, a meno che non le usi chi trae buona parte della soddisfazione d'uso da questi due aspetti (pregio e rarità) non direttamente connessi con la qualità di scrittura; cosa peraltro assolutamente plausibile.riktik ha scritto: ↑lunedì 15 novembre 2021, 15:00 Facciamo un esempio a caso ( ):
Una waterman phileas / kultur
Un paio di Pelikan Go M75
Una Parker Frontier primo modello 1996.
Penne belle, di marche note, anche con un loro fascino, ma non penne rare o dai materiali pregiati, o che possano regalare chissà quale esperienza di scrittura.
... omissis ...
voi che fareste?
marco
La Pelikan Go non la conosco, quindi taccio.
Tornando alla Phileas e alla Frontier, le conosco entrambe molto bene, la Frontier in particolare.
Le mie Phileas avevano un pennino F, bicolore, di una bontà che raramente mi è capitato di trovare, anche in modelli con apparentemente lo stesso gruppo scrittura o addirittura sezione identica (esempio, Waterman Kultur, Waterman Emblème); le Kultur, in particolare, che pure ho posseduto, erano molto più spartane e a mio avviso inferiori proprio in scrittura. L'idea che mi ero fatto era che i gruppi destinati alla Phileas godessero di una cura e messa a punto maggiore, ma la mia è solo una congettura personale.
La Frontier è uno dei modelli che ho amato di più, al punto che ancora oggi ne posseggo (e uso) diverse. Che dire... impeccabili, sempre pronte, facili nella manutenzione, tutta sostanza. I pennini in gradazione F (intendo quelli veri dell'epoca, non quelli indiani attuali che sono mediocri) erano molto performanti e, come ti dicevo, in grado di restituire un'esperienza di scrittura davvero alta.
In buona sostanza: io le userei.
Quando ho trovato due Frontier NOS le ho prese al volo, e inchiostrata una altrettanto velocemente; una è illibata, ma solo perché ne posseggo varie.
L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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Sono d'accordo, non costano una cifra le mie penne ma le uso tutte a rotazione con i colori che mi piacciono.Spiller84 ha scritto: ↑lunedì 15 novembre 2021, 15:14 Le penne che ho sono economiche, ma le ho sistemate in un contenitore a vista per conservarle e poterle guardare. Ma le uso anche, tutte, a rotazione. Quindi direi di usarle, godersele, sfruttarle. La vita è troppo breve per avere penne solo da guardare, senza far loro assaggiare un goccio di inchiostro.
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+1geko ha scritto: Indipendentemente dal valore, se mi piacciono e le trovo funzionali alle mie necessità, le userei senza alcun dubbio, altrimenti le venderei.
Mi aggiungo a questa posizione aggiungendo un codicillo:
"se già le possiedo (e quindi le sto già usando), e non me ne servono altri esemplari, allora le vendo" così che qualcun altro possa godersele (nel modo che preferisce).
L'unico caso in cui trovo concepibile (pensiero mio, non pretendo venga condiviso) il "non utilizzo" a fini di conservazione è un modello in condizioni visibilmente NOS, fuori produzione e non facilissimo da trovare.
Giorgio
la penna perfetta non esiste, quindi per essere felici bisogna avere tante penne (cit.)
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Mi identifico nel collezionista utilizzatore, cioè nella posizione n° 3. L'uso delle mie penne non dipende dal costo e/o dalla rarità ma solo dal tempo di rotazione. Le uniche penne che non ho ancora usato sono alcune M100N della Pelikan perché sono tutte uguali e provata/usata la prima le altre aspettano il loro momento che prima o dopo verrà. Sono tutte con pennino F quindi presumo che il comportamento sia più o meno lo stesso. Vale solo per me: non riesco a concepire una raccolta/collezione di penne senza usarle, è "contro natura" , sono fatte per scrivere e quale migliore soddisfazione nel farlo. Ma vi immaginate avere una penna e tormentarsi giorno e notte pensando a come scriverà e quale inchiostro sia più adatto a lei. Non fa per me. Sono un collezionista di monete antiche e anche qui se non le tocco, le giro e le rigiro non sono felice, non le chiuderei mai in una capsula di plastica, l'equivalente della scatola per le penne. Come già detto prima questo vale solo per me senza mettere in discussione altri pareri e convinzioni
Riccardo
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie (G.U.)
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Sono un collezionista che usa quello che acquisisce. Per un semplice motivo: non ha senso di privarsi del piacere, se si è veri appassionati, di scrivere con le stilografiche anche rare od antiche. Non potendole portare con se nella tomba ( ricordate Giovanni Verga la frase: roba vientene via con me!) non ha senso lasciarle ad un destino incerto per posteri magari privi di cultura e non in grado di apprezzare certe bellezze. Un po’ come chi usa macchine storiche per le gare di auto d’epoca, non è un delitto ma è la funziona per cui sono state progettate ed usarle è come farle rivivere. Io le guardo ma non voglio privarmi i del piacere del fruscio del pennino sulla carta.
P.S. Ho una scrittura orribile
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Anche io mi identifico nella posizione n.3, per quanto mi riguarda tutto quello che è possibile usare lo uso, sempre con una attenzione maggiore rispetto a qualcosa di nuovo.
Questo vale sia per le penne che anche per altre cose.
Fabio
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Le uso tutte e quanto più sono rare, vecchiotte e ricercate tanto maggiore è il godimento. Perché privarsi di certi piaceri. Come già detto non ci seguiranno nella tomba.
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Idem
Enrica
"Non essere mai codardo o crudele. Cerca di essere sempre gentile, ma non smettere mai di essere buono." Doctor Who
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Il vero collezionista del 3° tipo, quale mi reputo, tale resta, imperterrito
Luca
fifty(five) years after
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Appartengo al tipo 2 ½.
Le penne che ho le uso tutte, perché non usarle non avrebbe senso, e metterle in un cassetto solo per guardarle non mi pare poi questa grande soddisfazione.
Ma mantengo con assoluto rigore una singola eccezione.
Poiché non sono tanto egocentrico da pensare che il mondo dopo di me finisca, ne sufficientemente egoista da pensare solo al mio piacere personale, quelle che sono rare, antiche e nelle condizioni originali, per me costituiscono un lascito dello stato originale dell'oggetto, e ritengo debbano essere conservate come tali per chi verrà dopo.
Non essendo animista non ritengo che questo costituisca un affronto allo "spirito" dell'oggetto (concetto per me completamente senza senso).
Non ne ho molte, dato che le penne le compro per usarle, ma quelle poche che mi sono capitate sono rimaste nelle condizioni in cui le ho ottenute. E prima di andarmene saranno le prime (e forse le sole) che cederò, ma soltanto dopo essermi assicurato che l'acquirente la pensi come me.
Simone
Le penne che ho le uso tutte, perché non usarle non avrebbe senso, e metterle in un cassetto solo per guardarle non mi pare poi questa grande soddisfazione.
Ma mantengo con assoluto rigore una singola eccezione.
Poiché non sono tanto egocentrico da pensare che il mondo dopo di me finisca, ne sufficientemente egoista da pensare solo al mio piacere personale, quelle che sono rare, antiche e nelle condizioni originali, per me costituiscono un lascito dello stato originale dell'oggetto, e ritengo debbano essere conservate come tali per chi verrà dopo.
Non essendo animista non ritengo che questo costituisca un affronto allo "spirito" dell'oggetto (concetto per me completamente senza senso).
Non ne ho molte, dato che le penne le compro per usarle, ma quelle poche che mi sono capitate sono rimaste nelle condizioni in cui le ho ottenute. E prima di andarmene saranno le prime (e forse le sole) che cederò, ma soltanto dopo essermi assicurato che l'acquirente la pensi come me.
Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
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e per aiutare chi non trova un termine:
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Decisione condivisibile, ma premesso che sono molto conservativo con gli oggetti che mi piacciono, la vita è piena di sorprese e, almeno dal mio punto di vista, risulta difficile prevedere il momento di andarsene.piccardi ha scritto: ↑lunedì 15 novembre 2021, 21:39
Non ne ho molte, dato che le penne le compro per usarle, ma quelle poche che mi sono capitate sono rimaste nelle condizioni in cui le ho ottenute. E prima di andarmene saranno le prime (e forse le sole) che cederò, ma soltanto dopo essermi assicurato che l'acquirente la pensi come me.
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Le stilografiche in mio possesso di fascia media le utilizzo creando la rotazione di utilizzo.Sono un appassionato e se potrò a tendere fare acquisti di livello superiore le stesse saranno impiegate normalmente.Se devo guardare una penna sotto vetro , vado al museo , fermo restando che ne esistano per questo settore.
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