La Narwhal è una nuova azienda, nata appena ieri, se facciamo un confronto con altre così antiche di cui i natali si perdono nella memoria degli eoni. Infatti fu fondata nel 2019 da due allora giovanissimi collegiali (Samuel Pheng e Frank Jong) che incontrandosi scoprirono di avere una passione in comunque, appunto quella per le stilografiche. I due, potenziati dall'unione delle loro menti, decisero di punto in bianco che il mercato di fascia medio-bassa stilografico fosse povero di... ehm... colori! Ebbene sì, si accorsero che le altre produttrici destinassero ben poca vivacità cromatica alle loro penne più economiche, per cui decisero di rompere questa ingiustizia sociale e di provvedere personalmente. Fondarono così la Narwhal.
Il primo modello sfornato è quello Original, che inizialmente comprendeva quattro versioni: la “Poseidon Blue”, la “Yellow Tang”, la “Hippocampus Purple” e la “Merman Green”, tutte e quattro ispirate a miti e natura del mare, una “tradizione” che, partendo dal nome dell'azienda (ché il narvalo, sapevatelo, è un cetaceo) continua in parte ancora oggi; e tutte e quattro caratterizzate da resine multicolori (anche se intonati per ogni penna) spettacolari, appariscenti, e capaci, per la loro vivacità, di infondere gioia anche solo a vederle. La presentazione del modello Original avvenne al DC Pen Show di Washington, dove infatti si vide la scorta di penne andare a ruba per il gran successo.
https://www.youtube.com/watch?v=gq-6-shyavo
Qui al minuto 14:14 potete vedere l'angolino Narwhal alla fiera: https://youtu.be/cE-pqP4r2lw
È andata a ruba, e vorrei vedere il contrario, perché oltre la loro estrema bellezza e (apparente) qualità tecnica le penne erano, come da intenzione dei due boss, abbastanza economiche, davvero per tutti; ancora oggi la Original costa sui 45 euro. A quel punto fecero il salto nel mercato internazionale, aprendo un sito ( http://narwhalpens.com/ ) e aumentando la produzione.
Resta comunque un'azienda abbastanza “misteriosa”. Se la sede infatti sembra sia localizzata in California (USA), la produzione avviene in Cina. Ma in rete ho trovato poco e a volte informazioni discordanti, e la Narwhal stessa sembra reticente nel dare informazioni precise: nel sito, in “About” si trova poco e niente, infatti. Si è solo abbastanza sicuri che le penne vengono completamente “prodotte in casa”. Considerato la loro economicità e il fatto che i pennini siano delle misure #6 nella forma standard (adottata da molte altre aziende cinesi), possiamo escludere una manifattura occidentale. D'altro canto sulle scatole, o almeno su quella che ho ricevuto io, non c'è nessun “Made in”. Ovviamente non è un male se tutto arrivasse dalla Cina, perché il succo sta sempre a monte: la serietà con cui si fanno le cose.
Come ho detto, all'inizio di questo modello esistevano quattro versioni. La dichiarazione d'intenti, cioè di portare colori everywhere, era manifesta già dalla scatola, dove logo e nome del marchio erano stampati con una serie di colori che sfumavano, mutando, da un lato all'altro, abbracciando se non tutto lo spettro dell'arcobaleno abbastanza colori da sprizzare simpatia da tutti i pori.
In seguito sono però arrivate due versione barbose adatte ai barbosi: la “Black” e la trasparente “Demostrator”.
Non mi sembra che per le versioni barbose abbiano barbosizzato anche la scatola... Ad ogni modo, nella confezione (di cartonato rigido semplice) troviamo la penna (protetta ulteriormente da una bustina non sigillata), uno striminzito foglietto illustrativo e una chiavetta di metallo.
La chiavetta serve a svitare il pistone quando sarà momento di pulizia. Perché sì, stiamo parlando di penne con caricamento a pistone, con un serbatoio meno generoso rispetto a quello che possiamo trovare nelle “vacum filler” o in quelle “eye drop”, ma molto più capiente di cartucce e convertitori.
Il caricamento avviene in modo facile: svitando il fondello del fusto, questo si solleva, ma nel serbatoio il pistone scende, spingendo fuori l'aria; quando riavvitiamo il fondello, il pistone sale tirando su l'inchiostro. Per caricare del tutto il serbatoio ci basta ripetere ancora la procedura, senza togliere il pennino dal calamaio. Non ho ancora ben capito come sia possibile che svitando una cosa e facendola salire, all'opposto c'è una cosa che scende... Boh, per me è magia!
Ho preso la PB in questi giorni ed è stato amore a prima vista. Già online e su YT si nota quanto sia stupenda questa penna, con un blu intenso variato da striature ondeggianti più chiare, e con zone esaltate da una imbrillantinata interna.
Ho letto che questo tipo di acrilico non è uno stampo unico, per cui i disegni che tracciano le onde interne sono sempre diversi, rendendo ogni penna davvero unica. Ovviamente questo vale anche per ogni altra penna che si offra con acrilici multicolori traslucidi, quindi non sto suggerendo che Narwhal abbia inventato chissà che; ma è comunque una cosa carina, cioè il fatto che ogni penna sia diversa e irripetibile.
La Original ha forme generose: confrontata con penne che credevamo grandine, scopriamo che risulta ancora più grandina lei!
Anche il peso non è trascurabile. Non sto dicendo che sia pesante (tutt'altro), ma nella mano “la sento”. Prendete questa info come qualcosa di personale, perché potrebbe essere una suggestione tutt'altro che oggettiva. Anzi, togliamo il congiuntivo, perché la bilancia non mente, e dice che pesa solo una ventina di grammi (vuota), quasi come una Lamy All Star: per la precisione 24 grammi la prima e 22 la seconda.
Il cappuccio si chiude a vite. La clip è di metallo pieno, con uno spessore notevole, e non ha nessuna incisione.
Personalmente ho trovato la clip mostruosamente rigida, quasi al punto da non essere utilizzabile: bisogna sollevarla manualmente per riuscire a infilarla a una tasca, anche una tasca sottile. Ad alcuni può piacere, a me decisamente no.
All'apice del cappuccio c'è questa placca di metallo lucido che non guasta a livello estetico, oltre ad avere la funzione di fare da base solida e duratura per la vite che ancora la clipp.
Il cappuccio si può calzare in fase di scrittura, ma è sconsigliato farlo per tre motivi:
1) se è stato premuto troppo, c'è il rischio che, nel toglierlo, inavvertitamente svitiamo il fondello, e in quel caso il pistone interno spingerebbe fuori l'inchiostro... e faremmo partire certe madonne che levati!
2) La penna ha forme generose, può essere usata senza cappuccio anche da mani grandi – col cappuccio si allungherebbe davvero troppo...
3) Il cappuccio calzato sbilancia troppo il peso della penna, spingendola all'indietro e rendendo la scrittura difficoltosa...
Il pennino con cui l'ho presa è un F, la gradazione è scritta molto in piccolo sulla spalla sinistra del pennino.
Una volta caricata la penna e pulita dall'inchiostro residuo, passo al test di scrittura, usando un foglio Rhodia, e scoprendo un tratto F rispettabile. Il flusso è continuo, ma alle prime battute ho notato una regolarità non proprio uniforme: a volte è parsa diventare leggermente stitica, mentre le altre prendeva a cacciare inchiostro in quantità maggiori. Al momento devo dire che scrive decisamente meglio, anche se “avverto” ancora un flusso non sempre regolare: metto la parola tra virgolette perché a occhio non è facile notare certe cose... e magari è un'impressione della mano che non ha basi oggettive. Il pennino, in ogni caso, non produce grattamenti in nessun verso, e pure la scrittura rovesciata è praticabile (anche se c'è un feedback accentuato che però, almeno a me, non risulta fastidioso).
L'impugnatura è liscia e va ad assottigliarsi, ma all'estremità è un leggero rialzamento che dovrebbe impedire di scivolare oltre con le dita. Uso il condizionale perché io (vedere immagine di sopra) di solito prendo le penne più in alto possibile, quando non ci sono dislivelli notevoli tra impugnatura e fusto; e nella Classic è così. Vista la generosa lunghezza, anche tenendola per la filettatura, o quasi, mi risulta comoda.
A proposito del fusto, è presente una fascia di metallo con su scritto il nome dell'azienda. Peccato che sia ripetuto due volte, una ridondanza pacchiana e anche un po' fastidiosa, visto che uno spazio potevano destinarlo al nome del modello (Classic), che difatti non è presente su tutta la penna. Una mancanza che comunque dichiara la natura economica della penna... anche se di penne sopra i 40 euro/dollari che mancano di nome se ne trovano poche, a quanto sappia...
Se la fascia sul fusto ridondante o la clip megarigida vi sembrano difetti, ascoltate il resto, perché è venuto il momento di tirare fuori le vere croci di 'sta pennetta. Ho trovato tre difetti, due soli però sono di natura tecnica e prefigurano possibili madonne future...
Parto dal difetto estetico, se vogliamo chiamarlo così: rispetto ai primi modelli, quelli recenti hanno subìto un degrado nella lavorazione del pennino. Al principio il logo era inciso a laser, offrendosi quasi come un colore diverso, diciamo una satinatura che esaltava il disegno sull'acciaio grigio circostante; e sembra che anche le incisioni vere e proprie fossero più profonde e vistose. Nei nuovi modelli il logo è solo inciso. Per di più, sembra tutto fatto in modo superficiale: notare i disegni è assai difficile, anche alla luce del sole... sono quasi invisibili!
La Penbbs, per prendere un'altra marca cinese “seria”, se la magna a colazione!
Perché hanno abbassato la bellezza del pennino? Il sospetto che ho è che abbiano cercato di evitare di far alzare i costi di produzione e quindi il prezzo in seguito all'aver aggiunto nella scatola la chiavetta per smontare la penna. La chiavetta, infatti, non era presente nei primi modelli. Per cui credo che abbiano tolto bellezza di qua per aggiungere praticità di là, lasciando il prezzo inalterato. Magari è così, però non giustifica comunque la superficialità estrema con cui lavorano oggi i pennini, con incisioni che potrebbero anche togliere che tanto già si vedono a fatica... Poi non so, forse sono intervenute altre modifiche, per esempio interne (per migliorare i materiali del gruppo pistone, per esempio), ma non mi basta neanche questa come spiegazione. In ogni caso, pare che si vendano a parte dei pennini di ricambio che hanno incisioni diverse e il logo satinato. Su questo devo ancora informarmi meglio...
Il primo difetto serio è la vite all'interno del cappuccio, quella che tiene salda la clip.
Ora, stiamo parlando di un'azienda seria, tanto più se consideriamo la sua giovinezza, e non vorrei fasciarmi la testa prima del tempo... Però le esperienze che ho avute in passato con penne cinesi o fabbricate colà mi fanno comunque temere che, col tempo, quella vite si arrugginirà. Non ci verserò nessuna goccia d'acqua, starò attento... ma con certe penne è bastata l'evaporazione dell'inchiostro! Bon, con Narwhal non dovrebbe succedere, speriamo... Però fossi in lei aggiungerei un contro cappuccio come fanno parecchi altri, un cosa semplice e morbida inseribile a pressione...
Il secondo difetto è quello veramente serio. Non so se riguarda solo la mia Original, e quindi sarebbe un difetto di fabbrica... Si tratta del cappuccio, che spesso e volentieri quando devo chiudere la penna si inserisce male sulla filettatura del fusto, finendo di sbieco e quindi incastrandosi nell'avvitamento. Capita spesso, troppo spesso, e non è una cosa bella, perché temo che col tempo a forza di sbagliare si rovinerà spanandosi... Questo problema capita all'inizio, appena comincio ad avvitare il cappuccio, costa poca fatica quindi riavvolgere e riprovare. Ma è comunque una rottura di spalle, perché può capitate anche al secondo tentativo. Una rottura di spalle e anche una certa rabbia se penso che col tempo non potrà far altro che portare a un'usura del filo. Se scopro che è un problema solo della mia stilo me la farei sostituire, essendo in garanzia... In rete non ho letto né sentito nulla a tal riguardo...
In conclusione, abbiamo una penna meravigliosa con piccole brutture estetiche e un solo problema che però potrebbe riguardare solo l'esemplare finito nelle mie mani. Con quello che costa, per la sua bellezza e per il piacere che dà nell'uso, non mi pento per nulla di averla presa.
Ve la consiglio? Cerrrto che sì! Poi, fate vobis.