AmIci calami carissimi,
durante uno dei miei ultimi viaggi in Italia, ho acquistato un paio di cannucce e una decina di pennini, ma non un inchiostro adatto allo scopo, così che il piccolo armamentario è rimasto inutilizzato.
Devo però confessarvi che così resterà per qualche tempo ancora...
Il tempo che, per adesso, posso dedicare liberamente alla scrittura è il (relativamente) poco che resta tra il lavoro e quello che dedico alla mia cara moglie. Questo tempo le mie penne lo condividono con la fotografia (non di lavoro) e poche altre passioni mie, di minor conto.
Però il tempo delle penne è, diciamolo così,
delle mie penne. Le apro e le gingillo e le richiudo e ne pulisco ogni tanto l’una o l’altra, lavo, asciugo, ricarico, provo un nuovo inchiostro, le rimiro e mi compiaccio. Scarabocchio qualcosa sui miei tanti quaderni, per lo più frasi prive di senso compiuto, ogni tanto una lettera per la moglie o le figlie, più raramente ancora un “pensierino” meglio organizzato. Quando la mano ha voglia di correre, acchiappo un foglio di quelli buoni e “ripasso” il pensiero. Prima, gingillo nuovamente tra le mani qualche penna per scegliere la “eletta” per il lavoro. Le guardo e ne sono felice. Allora calligrafo un po’...
Quando potrò un giorno ridurre il “tempo del lavoro”, e ampliare di conseguenza quello del gioco, resterà tempo dopo le penne anche per un gioco fatto solo di carta e pennini. Così spero, almeno.
Grazie a tutti e due per lo sprone, che credo non sarà invano.