Bologna Pen Show - Mostra Scambio di Bologna
30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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un caro saluto a tutti
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I banchi inclinati col buco per un calamaio già sparito, la scolorina prima in boccetta bicomponente e poi in pennarello, la pelikano per l'inchiostro blu e l'auretta per quello rosso, le cartucce aperte coi denti per collezionare le palline entrocontenute, l'inchiostro nero come conquista da "grande" alle medie, i primi orologi prima led e poi lcd, le prime calcolatrici su cui si scriveva 77345 che letto al contrario era SHELL
Poi progresso, e col progresso tante cose che vanno ma anche tante che non vanno. Forse dopo una certa età oltre che avanti si comincia a guardare indietro.. ad apprezzare alcune cose dimenticate, a capire che ultraprecisione e obervelocità non sono necessariamente valori, che il computer non sempre risolve problemi e comunque non necessariamente i tuoi, che scrivere lentamente facendo attenzione a non sbavare legando tra di loro le lettere una a una permetteva anche di legare tra di loro i pensieri e crearne di nuovi e con loro un nuovo te stesso.
Presi a correre in avanti in direzione obbligata non abbiamo più spazio per fermarci a vedere cosa ci sia dietro l'angolo, fisico o della mente.
Ed allora tante umili matite, anspitzer (temperini tedeschi) in bronzo, carte assorbenti, inchiostri seppia e lavanda e neri (anche se brillanti come il vecchio Pelikan non ne trovo più) e pure blu ma rigorosamente royal col tono violaceo, la pelikano e la safari ma anche la 2000 e tante tante altre... e quando scrivi ti concentri sul rumore dell'iridio sulla carta, sull'attrito, sulle sfumature del colore e sull'effetto che il tutto fa insieme al tuo corsivo ed all'idea materializzata, e per un attimo quell'ansia che un poco tutti abbiamo è come dimenticata, ottenebrata.
Sul computer una tastiera meccanica, come usava, che dia segni di vita ad ogni tocco.
Ora scusate, devo andare a scrivere.
Poi progresso, e col progresso tante cose che vanno ma anche tante che non vanno. Forse dopo una certa età oltre che avanti si comincia a guardare indietro.. ad apprezzare alcune cose dimenticate, a capire che ultraprecisione e obervelocità non sono necessariamente valori, che il computer non sempre risolve problemi e comunque non necessariamente i tuoi, che scrivere lentamente facendo attenzione a non sbavare legando tra di loro le lettere una a una permetteva anche di legare tra di loro i pensieri e crearne di nuovi e con loro un nuovo te stesso.
Presi a correre in avanti in direzione obbligata non abbiamo più spazio per fermarci a vedere cosa ci sia dietro l'angolo, fisico o della mente.
Ed allora tante umili matite, anspitzer (temperini tedeschi) in bronzo, carte assorbenti, inchiostri seppia e lavanda e neri (anche se brillanti come il vecchio Pelikan non ne trovo più) e pure blu ma rigorosamente royal col tono violaceo, la pelikano e la safari ma anche la 2000 e tante tante altre... e quando scrivi ti concentri sul rumore dell'iridio sulla carta, sull'attrito, sulle sfumature del colore e sull'effetto che il tutto fa insieme al tuo corsivo ed all'idea materializzata, e per un attimo quell'ansia che un poco tutti abbiamo è come dimenticata, ottenebrata.
Sul computer una tastiera meccanica, come usava, che dia segni di vita ad ogni tocco.
Ora scusate, devo andare a scrivere.
- Stylosa
- Snorkel
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un caro saluto a tutti
Complimenti per le presentazione in... punta di penna...
Benvenuto
_______N_a_d_i_a_______________
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- NicolaGue
- Snorkel
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Ricordi senza nostalgia ......
Complimenti e benvenuto
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- Colombre
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un caro saluto a tutti
Presentazione molto poetica.
Benvenuto tra noi.
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I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die.
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- ricart
- Stantuffo
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Come questa?
Benvenuto AusTria...Poeta!
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Riccardo
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie (G.U.)
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- Koten90
- Siringa Rovesciata
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un caro saluto a tutti
Una generazione diversa: a metà degli anni ‘90 non c’erano nemmeno più i banchi col buco.
Abbiamo imparato a scrivere con le odiatissime Papermate cancellabili, forzati a scrivere in blu e rosso (colori che 20-25 anni dopo odio ancora).
Una generazione in cui si erano ormai sdoganati certi tabù, infatti sulla calcolatrice scrivevamo 0,5535.
Iniziava anche il periodo in cui molti diventavano schiavi e malati di apparire (e infatti scrivevamo anche 0,5380 per prendere in giro qualcuno).
È stata l’epoca in cui le direttive per la scuola imponevano a maestri e professori ormai quasi sessantenni* di insegnare l’inglese e l’uso del computer, parlando male il primo e bollando come macchina infernale il secondo.
La nostra maestra di matematica, piuttosto che portarci nell’attrezzatissima aula computer, ci faceva scrivere con la papermate sul quaderno a quadretti 4mm le 6 righe di codice Pascal che conosceva (probabilmente la più primitiva e obsoleta delle lingue di programmazione).
La maestra di italiano, invece, pretendeva il corsivo scolastico e non accettava variazioni di forma alle lettere (la p si fa con l’onda, non con l’anello!).
Alle medie disimparai completamente il corsivo scrivendo per tre anni solo in stampatello, con la Bic nera per il testo e verde per i titoli, colori della mia libertà ritrovata. Alle superiori dovetti ricostruire una
Del periodo scolastico rimpiango solo la spensieratezza e la libertà dai social e dalla televisione che, ora li ringrazio, i miei genitori limitavano a massimo 2 ore al giorno, solo di cartoni animati.
Il progresso ci ha portato una moltitudine di contenuti che, col passare del tempo, sono diventati sempre più sterili e che hanno come fondamento la creazione di tensioni tra esseri umani.
La soluzione è scrivere
* ma voi ce l’avete mai avuta una professoressa carina di 25 anni? Sono creature mitologiche!
Abbiamo imparato a scrivere con le odiatissime Papermate cancellabili, forzati a scrivere in blu e rosso (colori che 20-25 anni dopo odio ancora).
Una generazione in cui si erano ormai sdoganati certi tabù, infatti sulla calcolatrice scrivevamo 0,5535.
Iniziava anche il periodo in cui molti diventavano schiavi e malati di apparire (e infatti scrivevamo anche 0,5380 per prendere in giro qualcuno).
È stata l’epoca in cui le direttive per la scuola imponevano a maestri e professori ormai quasi sessantenni* di insegnare l’inglese e l’uso del computer, parlando male il primo e bollando come macchina infernale il secondo.
La nostra maestra di matematica, piuttosto che portarci nell’attrezzatissima aula computer, ci faceva scrivere con la papermate sul quaderno a quadretti 4mm le 6 righe di codice Pascal che conosceva (probabilmente la più primitiva e obsoleta delle lingue di programmazione).
La maestra di italiano, invece, pretendeva il corsivo scolastico e non accettava variazioni di forma alle lettere (la p si fa con l’onda, non con l’anello!).
Alle medie disimparai completamente il corsivo scrivendo per tre anni solo in stampatello, con la Bic nera per il testo e verde per i titoli, colori della mia libertà ritrovata. Alle superiori dovetti ricostruire una
Del periodo scolastico rimpiango solo la spensieratezza e la libertà dai social e dalla televisione che, ora li ringrazio, i miei genitori limitavano a massimo 2 ore al giorno, solo di cartoni animati.
Il progresso ci ha portato una moltitudine di contenuti che, col passare del tempo, sono diventati sempre più sterili e che hanno come fondamento la creazione di tensioni tra esseri umani.
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* ma voi ce l’avete mai avuta una professoressa carina di 25 anni? Sono creature mitologiche!
- piccardi
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Ciao AusTriA,
un caloroso benvenuto anche da parte mia, e complimenti per la bella presentazione!
Simone
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Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
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e per aiutare chi non trova un termine:
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- maxpop 55
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Benvenuta !!!!!!!!!!!!!!!!
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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- Vacumatic
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- La mia penna preferita: penna Astoria (tour Eiffel)
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un caro saluto a tutti
devo spezzare una lancia in favore del Pascal: non è il linguaggio più usato al giorno d'oggi (lol), ma per insegnare i concetti della programmazione non è una scelta così cattiva, è anche meglio di svariati linguaggi più usati nel mondo reale che impestano i corsi universitari (chi ha detto java?).Koten90 ha scritto: ↑lunedì 10 maggio 2021, 10:01 La nostra maestra di matematica, piuttosto che portarci nell’attrezzatissima aula computer, ci faceva scrivere con la papermate sul quaderno a quadretti 4mm le 6 righe di codice Pascal che conosceva (probabilmente la più primitiva e obsoleta delle lingue di programmazione).
Certo, non è il massimo dal punto di vista dello stimolare l'entusiasmo in una classe, e ci vorrebbe qualcosa di più di sei righe in croce per fare un corso serio.