Scrivere con penne leggendarie: ma la carta?

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fufluns
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Scrivere con penne leggendarie: ma la carta?

Messaggio da fufluns »

Torno a parlare della Montblanc 149 Calligraphy e di un’altra penna leggendaria, la Montblanc Edizione degli Scrittori 1992 “Ernest Hemingway”, ma lo faccio per discutere di un tema a volte un po’ trascurato, parlando di penne: la carta.

Lo farò usando queste due penne per scrivere, ”calligraficamente”, la stessa cosa. È una cosa che penso davvero: per ragioni un po’ diverse, entrambe le penne sono “leggende” nel mondo della stilografica. Quello che presento non è, comunque, un test, perché le due penne usano inchiostri diversi: Diamine Golden Brown nella Montblanc Calligraphy e Rohrer & Klingner Sepia nella Hemingway. Sono entrambi inchiostri ben lubrificati ma, forse, non comparabili tra loro.

Nessuno, credo, può dubitare dello status leggendario della Meisterstück 149. Questa penna esiste dal 1952 e, con qualche modifica qua e là, è sopravvissuta sino ai giorni nostri come una penna iconica e in qualche modo simbolo della penna stilografica. Nella sua versione con lo speciale pennino Calligraphy questa penna è se possibile ancora più leggendaria, come dimostra il suo successo di vendita, nonostante il prezzo certamente non alla portata di tutti.

Dal canto suo la Hemingway è, tra le Montblanc moderne, forse la penna più comunemente ambita nel mondo degli appassionati della scrittura. Dal 1992, anno in cui fu presentata al pubblico, la sua fama ha continuato a crescere e oggi le ventimila penne lanciate come primo modello delle Edizioni degli Scrittori, sembrano non essere sufficienti per rispondere alle richieste del mercato.

Quelle che metterò a confronto in questo argomento non sono in realtà le due penne, ma i loro pennini e il loro comportamento su differenti tipi di carte. Le ragioni del confronto sono soprattutto due: mostrare come un pennino possa dare risultati molto diversi su carte diverse, e come alcuni risultati siano possibili solamente con pennini speciali.

I pennini delle mie Montblanc sono un extra-fine, quello della Hemingway, e un extra-fine flessibile sulla 149 Calligraphy.

Cominciamo dal confronto diretto tra i due pennini su una carta che uso con frequenza perché me ne piacciono la resistenza al tratto, la relativa durezza e secchezza, e il fatto che vi si può scrivere sulle due facce senza trapassamento con quasi tutti i tipi di inchiostri: la Ingrés di Fabriano da 80 grammi.

Montblanc Calligraphy on Fabriano Ingres ©FP.jpg

Il pennino Calligraphy riesce non solo a rilasciare un tratto effettivamente finissimo, ma anche ad eseguire la sua variazione di spessore del tratto rilasciando l’inchiostro in modo controllato, senza quasi spiumatura.
Non sempre il pennino si comporta in modo così esemplare sulla Fabriano Ingrés. Allego qui anche una foto “di esercizio”, scritto sempre con la Calligraphy sulla stessa carta, dove è possibile vedere come in alcuni punti il pennino si sia “puntato” sulle fibre della carta e l’inchiostro la abbia trapassata.

Montblanc Calligraphy exercise on Fabriano Ingres ©FP.jpg

Sulla medesima carta Ingrés il pennino della Hemingway si comporta invece quasi come un medio, con una spiumatura notevole nella maggior parte dei tratti.

Montblanc Hemingway on Fabriano Ingres ©FP.jpg

La situazione cambia radicalmente quando la Hemingway scrive su un’altra carta vergata Ingrés, quella prodotta dalla tedesca Hanemühle. Qui il tratto del pennino si mantiene sottile, con una linea che definirei tra un fine sottile e un extra-fine abbondante.

Montblanc Hemingway on Hahnemuhle Ingres ©FP.jpg

Ciononostante, il pennino non può ovviamente flettere in modo significativo, perché le sue caratteristiche fisiche e strutturali non lo consentono. La Hemingway è una straordinaria penna “da tutti i giorni”, ma il suo pennino non è stato disegnato per la calligrafia appuntita.

E torniamo così a un tema che abbiamo abbordato in varie occasioni, quello dei pennini “speciali”. Nessun pennino è, di per sé, così speciale da scrivere calligraficamente da solo. Ha bisogno di una mano esercitata. Ma, allo stesso tempo, nessuna mano, per quanto esercitata, potrà far eseguire un buon Copperplate o una grafia Spenceriana a un pennino che non sia sufficientemente flessibile e di punta sottile, nè a buona cancelleresca a un pennino che non abbia la punta tronca.

Con il pennino giusto e una mano allenata, entrano ancora in gioco altri fattori, come l’inchiostro e la carta. Qui vi allego un paio di immagini di scritte eseguite con la Calligraphy su carte che non uso quasi mai - sono troppo lisce e “burrose”per i mie gusti - ma che, evidentemente, si prestano molto bene per il lavoro calligrafico ed esaltano le caratteristiche sfumature dell’inchiostro. La prima è un cartoncino Bristol di Canson e la seconda la carta color crema di un blocco che possiedo da molti anni e che solo reca sulla copertina la scritta “Stilografica”, senza indicazioni del produttore.

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Feliz cumpleaños Pilar ©FP.jpg
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stanzarichi
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Messaggio da stanzarichi »

Fufluns santo subito :lol:
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Messaggio da Silemar »

stanzarichi ha scritto: martedì 9 marzo 2021, 6:58 Fufluns santo subito :lol:
Concordo! :lol:
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Messaggio da platax »

Ciao,
beh, io non sono la persona adatta per parlare di calligrafia (per me si può parlare di cacografia, purtroppo...), ma le differenze di comportamento da te descritte sono ben evidenti.
Bellissime penne, quelle che usi, purtroppo fuori dalla portata dei più, ma sempre interessanti ed affascinanti da osservare.
Ora, indipendentemente dai modelli specifici da te descritti, questo tuo post conferma ancora una volta che l'importante non è un solo componente del sistema, ma la giusta armonizzazione tra le componenti in gioco (penna/pennino, inchiostro, carta, mano dello scrittore...) quindi ciascuno di noi potrà divertirsi (si, visto che frequentiamo questo forum la cosa ci "intriga") a trovare le proprie migliori ed appaganti combinazioni personali!
Ciao e grazie di aver condiviso,
Pino
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Messaggio da Monet63 »

Essendo un appassionato di carta, trovo il tutto molto interessante, e ti ringrazio; mi vengono, però, in mente alcuni aspetti, non sempre immediatamente evidenti, tutti legati alla qualità della carta in sé.
Fabriano ha sempre prodotto la Ingres in due grammature (90 e 160) e in vari colori (resistenti alla luce). Ultimamente (diciamo un anno? due anni?) nella carta bianca Ingres di Fabriano (sicuramente quella in grammatura maggiore, forse anche nell'altra) è cambiato qualcosa. La superficie appare meno "dura e secca" (copio i tuoi termini perché esprimono alla perfezione una caratteristica tipica), con il disegno delle vergelle più impastato e livellato, ma soprattutto la collatura è meno efficace. Ora, fermo restando che qualche micro problema di collatura può sempre verificarsi (in fondo, resta una carta progettata per disegno e pastello, nell'ambito dei quali tali piccolissimi problemi passerebbero del tutto inosservati), guardando il tuo lavoro ho subito pensato che la carta su cui hai scritto in nero con la Hemingway fosse del nuovo tipo. Posso ovviamente sbagliarmi, ma la cosa mi ha colpito e interessato, perché coinvolto direttamente da questo cambio di qualità, che mi ha costretto a cercare altrove; trovando, proprio come è successo a te, un eccellente sostituto nella versione di Hahnemühle, che personalmente ritengo superiore e che stranamente non avevo mai considerato prima: colori resistenti alla luce anch'essi, ma struttura superficiale di un fascino unico e consistenza di livello a mio avviso più alto.

Poi una considerazione.
Io normalmente taccio quando si tratta di calligrafia e discipline analoghe, perché preferisco godermi in silenzio la bellezza di lavori che già dicono tutto da soli, sia a livello visivo che letterario. Però, quando hai cominciato a usare la Hahnemühle, cosa di cui mi sono immediatamente accorto perché è vero che taccio, ma ti seguo con piacere e costanza, ne sono stato particolarmente soddisfato, perché ritengo che i tuoi lavori meritino il supporto migliore possibile.
:wave:
L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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Messaggio da fufluns »

platax ha scritto: martedì 9 marzo 2021, 8:56 [...] Ora, indipendentemente dai modelli specifici da te descritti, questo tuo post conferma ancora una volta che l'importante non è un solo componente del sistema, ma la giusta armonizzazione tra le componenti in gioco (penna/pennino, inchiostro, carta, mano dello scrittore...) quindi ciascuno di noi potrà divertirsi (si, visto che frequentiamo questo forum la cosa ci "intriga") a trovare le proprie migliori ed appaganti combinazioni personali!
Ciao e grazie di aver condiviso,
Pino
Gentilissimo Pino, ha colto appieno il senso del mio messaggio. Ovviamente, per noi che amiamo le penne, sono proprio le penne il “cuore” di questo sistema, e la loro bellezza ci fa spesso dimenticare le altre componenti essenziali. Quando leggo di qualcuno (e succede spesso) che ha lasciato alle spalle l’hobby delle penne stilografiche, o quando qualcuno dei nostri soci più appassionati scompare senza commenti, mi chiedo se quello che “non ha funzionato” non sia stato proprio il sistema.

Nessuna penna, per quanto bella, può compensare una mediocre esperienza di scrittura, ma quest’ultima in molti casi non dipende dalla penna...

Come lei ha giustamente notato, il sistema non è una combinazione unica, ma è fatto di tutte le possibil combinazioni delle varianti essenziali, ognuna diversa, personalizzabile e personalissima. È il bello della stilografite...
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Messaggio da Spiller84 »

E poi, la piacevolezza dell'esperienza di scrittura è del tutto personale. Ed è anche questo il bellovdi questo hobby, stessa carta, stessa penna e stesso inchiostro danno sensazioni diverse. Un esempio, con carta molto più comune di questa (e anche le penne, e soprattutto la mano), ovvero quella di vecchi quaderni Pignacolor. Io e la mia ragazza abbiamo scritto su questa carta con le stesse penne e gli stessi inchiostri, a turno. A me scrivere su quella carta piace molto, a lei per niente. Le componenti sono le stesse, ma il gusto che c'è dietro è diverso.
Questo per dire, che molto fa la componente personale in questo mondo, la stessa componente che fa preferire ad alcuni i tratti fini e ad alcuni quelli più corposi. E credo che questo sia parte del fascino della stilografite, poter parlare in termini diversi di una stessa esperienza.
Detto questo, i miei omaggi a Fufluns per queste belle immagini,meravigliose come sempre, e quelle penne...
Concludo con una domanda. Come ti sembra il Golden Brown su quella penna? A me è sempre sembrato un inchiostro "strano" è protettivo verso il pennino, ma meno scorrevole di altri. Lubrificato, ma sembra di scrivere con un inchiostro più secco, un ibrido. Colore e sfumature fantastiche però
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

Monet63 ha scritto: martedì 9 marzo 2021, 14:38 Essendo un appassionato di carta, trovo il tutto molto interessante, e ti ringrazio; mi vengono, però, in mente alcuni aspetti, non sempre immediatamente evidenti, tutti legati alla qualità della carta in sé.
Fabriano ha sempre prodotto la Ingres in due grammature (90 e 160) e in vari colori (resistenti alla luce). Ultimamente (diciamo un anno? due anni?) nella carta bianca Ingres di Fabriano (sicuramente quella in grammatura maggiore, forse anche nell'altra) è cambiato qualcosa. La superficie appare meno "dura e secca" (copio i tuoi termini perché esprimono alla perfezione una caratteristica tipica), con il disegno delle vergelle più impastato e livellato, ma soprattutto la collatura è meno efficace. Ora, fermo restando che qualche micro problema di collatura può sempre verificarsi (in fondo, resta una carta progettata per disegno e pastello, nell'ambito dei quali tali piccolissimi problemi passerebbero del tutto inosservati), guardando il tuo lavoro ho subito pensato che la carta su cui hai scritto in nero con la Hemingway fosse del nuovo tipo. Posso ovviamente sbagliarmi, ma la cosa mi ha colpito e interessato, perché coinvolto direttamente da questo cambio di qualità, che mi ha costretto a cercare altrove; trovando, proprio come è successo a te, un eccellente sostituto nella versione di Hahnemühle, che personalmente ritengo superiore e che stranamente non avevo mai considerato prima: colori resistenti alla luce anch'essi, ma struttura superficiale di un fascino unico e consistenza di livello a mio avviso più alto.

Poi una considerazione.
Io normalmente taccio quando si tratta di calligrafia e discipline analoghe, perché preferisco godermi in silenzio la bellezza di lavori che già dicono tutto da soli, sia a livello visivo che letterario. Però, quando hai cominciato a usare la Hahnemühle, cosa di cui mi sono immediatamente accorto perché è vero che taccio, ma ti seguo con piacere e costanza, ne sono stato particolarmente soddisfato, perché ritengo che i tuoi lavori meritino il supporto migliore possibile.
:wave:
Caro amico di penna:

la mia Ingrés di Fabriano (e hai ragione tu, é di 90 gr, non 80 come ho scritto) deve essere più vecchia della data che tu identifichi come quella di un possibile "cambio". Peró sono molto d'accordo con te che questa carta é decisamente meno "prevedibile" di quanto uno vorrebbe.

Nella casa avita in Italia sono rimaste un centinaio d fogli in formato 70 x 100 di Ingrés color "avorio", 90 gr. L'avevo acquistata dieci o quindici anni fa sperando che fosse color avorio, ma nel gergo fabrianesco "avorio" vuol dire "camoscio", un crema decisamente rosato. Il colore non é il mio preferito e lo uso di rado, ma la carta e la collatura sono stupende. Qui da me ho ancora una dozzina di fogli A4 di Ingres 90gr color verdino (che non fanno piú da almeno un decennio) che é, forse, la carta piú bella che conosca: la centellino, ma non durerá.

Il blocco di Ingrés che ho 'spande". Da qualche mese attendo che l'unico negozio di qui che vende Fabriano si rifornisca di blocchi Ingrés e, siccome quelli che arriveranno dall'Italia saranno del tipo recente, ti sapró dire qualcosa al rispetto. Sperém...

La Hahnemühle Ingrés é straordinaria, una stoffa, morbida e secca. Aspira l'inchiostro, per cui le mie flessibili fanno spesso binari sui tratti larghi. Con pazienza, siccome i bordi dei tratti restano segnati con una linea d'inchiostro sottile, dopo li riempio.

Se non l'hai provata ancora, dai una chance alla Unica: é pesante e per questo non va bene per scrivere, ma per quachle operetta davvero non é male.
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