Sabato, insieme a mia moglie, ci siamo avventurati ad una passeggiata nel "mondo esteriore" e siamo passati davanti a un negozio che vende prodotti per le belle arti, carta, e anche qualche buona penna (e costosa) del Conte di Faber Castell. Chi potrebbe resistere a ficcare il naso in un negozio cosí per l'ennesima volta? Tra i blocchi ne ho visto uno di Fabriano che non conoscevo: Fabriano Unica. Una carta spessa, da 250 grammi, proposta per stampe d'arte e disegno, incisione, grafite, carboncino e pastello, e offerta in un bel formato A3 da 29,7 × 42 cm. Ovviamente, la copertina del blocco non fa menzione alcuna dell'uso di questa carta per penna, ma il contenuto del 50% di cotone fa ben sperare. E poi, venti fogli a poco più di 20 Euro (qui in Costa Rica!), con una textura appena ruvida e una mezza promessa di funzionare per i miei giochi calligrafici, beh, si trattava di un giocattolo francamente irresistibile per il fine settimana… E ora a casa, a provarla, quasi di corsa…
A volte uno ha un bel foglio che lo aspetta, ma non ha una buona idea su che cosa fare… A volte saprebbe che fare, ma gli pare di non avere la carta adatta. Quanto alla penna, a quelli del nostro gruppo di pazzerelloni, una o dieci buone penne adatte allo scopo, quelle non mancano mai!
Ma in questo caso, avevo tutti gli ingredienti, oltre a una voglia matta di fare la prova. Da tempo avevo lavorato su un aforisma dedicato alla "mano leggera e ferma" che si richiede in calligrafia, e si trattava solo di perfezionarlo un poco per metterlo sul foglio in buone lettere. Avevo già deciso di scriverne una versione bilingue, approfittando per mettere a confronto i pennini flessibili di una penna moderna e di una vintage straordinaria, ed ora avevo a disposizione 20 fogli di grandi dimensioni dove realizzare la mia operetta, a patto che la carta unica funzionasse bene con la penna.
Bene? Meglio! Meglio? Di più!
A detta del produttore, Unica è nata dalla collaborazione con un gruppo di artisti che la hanno testata "in condizioni estreme" con varie tecniche e vari media. Sia quale sia stata la ragione per creare questa carta, il risultato è davvero notevole: con una ruvidità appena accennata, e direi di poco maggiore sul recto che sul verso, un bellissimo colore bianco neutro e quel peso che, in un foglio A3, lo fa assomigliare quasi a un cartoncino, la Unica è, da vedere e al tatto, una carta superiore.
La prova con l’inchiostro (anzi, con due inchiostri) ha finito di convincermi appieno. Nessuno spiumaggio, una tenuta eccezionale, una capacità superlativa di rendere i tratti finissimi, e quel leggero feedback sul pennino che, almeno per me, è essenziale per una scrittura controllata. Magnifica!
La ho testata con il Permanent Blue di Montblanc, un inchiostro pigmentato e denso, e il comportamento del pennino della 149 Calligraphy è stato ineccepibile: nessuna falsa partenza, nessuna riduzione nel flusso, nessun railroading, e una risposta immediata alla pressione e al rilascio della pressione sul pennino
Il Perle Noire di Herbin che ho usato nella OMAS Gentlemen è una tinta più lubrificata, ma anche in questo caso non ho osservato alcuno spiumaggio e la carta ha restituito perfettamente il bel tono nero scuro e neutro dell’inchiostro. Solamente in tre-quattro punti la punta estremamente “affilata” del pennino OMAS Extra, al chiudere una curva, si è puntato sulle fibre della carta, sollevandole appena. Carta per calligrafia promossa a pieni voti!
Prima di lasciar parlare l’immagine, voglio però spendere ancora due parole sulle due penne straordinarie che ho utilizzato per la prova, la Montblanc Meisterstück 149 Calligraphy e la OMAS Gentlemen con pennino Extra, di misura extra-fine.
Quest’ultima può essere considerata, nel mio parco penne, quella dal pennino appuntito più nettamente calligrafico, per le sue caratteristiche fantastiche di flessibilità. È la mia pietra di paragone per valutare le capacità di qualsiasi pennino per scrittura appuntita, sia dei pennini stilografici sia di quelli da intinzione. Competere con questo pennino è difficile perché, a mio avviso, è praticamente perfetto.
La contendente, la 149 Calligraphy, è una penna che ho ormai da quasi un anno e della quale sono innamorato. Ha fatto sì che le mie altre 149 non abbiano quasi visto uso alcuno in un anno intero, se non per “coccolarle” un po’ di tanto in tanto. E in questa prova la Calligraphy si dimostra un esempio unico nel panorama dei pennini flessibili contemporanei, sostenendo testa a testa il duello con il mio pennino calligrafico prediletto. C’è una differenza tra i due, ancora a favore dell’OMAS, ma la mia Calligraphy è (e lo sarà ancora per tempo) la penna che uso di più per la facilità e la adattabilità del suo pennino.
Per questa operetta ho messo la 149 Calligraphy a scrivere il testo in inglese con uno Spenceriano molto inclinato (45 gradi) per differenziarlo ancora più chiaramente dal Copperplate di quasi 60 gradi del testo italiano scritto con la OMAS. È una inclinazione difficile, per la quale il pennino della Calligraphy è stato memorabile. Il suo pennino extra fine ma rotondo davvero slitta piacevolmente sulla carta e, anche se dopo la pressione ha un “ritorno” allo stato di quiete meno immediato del pennino OMAS, lo supera per scorrevolezza e facilità nell’eseguire le curve.
Per la cronaca, mi sono cimentato, con entrambe le penne, in qualche “svolazzo” o embellishment, che non avevo mai tentato prima. Ho cercato qualche esempio in rete (ce ne sono di veramente mozzafiato, ma richiedono una perizia che non ho...), e ho disegnato tutti gli svolazzi di sinistra. Poi, su una “cassa di luce” li ho ricalcati su un altro foglio, l’ho rovesciato e, sulla stessa sorgente luminosa, ho nuovamente calcato a penna gli svolazzi speculari sulla carta Unica. Immagino che non sia il modo più ortodosso, ma più o meno ha funzionato.
Le due penne si sono comportate egregiamente, e il pennino più arrotondato della Calligraphy è, direi, più facile da far “girare” sulle curve strette.
Buona settimana a tutti.