inchiostro vetusto
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inchiostro vetusto
Buona serata
nel riordinare la libreria ho ritrovato tutto solo soletto, in un cassetto, una boccetta boccetta di Pelikan 4001 blue piena a metà. Sorpreso per il tempo in cui ivi è rimasto, si parla di decenni e dei miei trascorsi scolastici, aperto ci ho intino un "G pen". Con sorpresa l'inchiostro appare liquido e comunque lascia il tratto.
Domanda : posso fidarmi ad adoperarlo in una penna stilografica ?
O mi conviene adoperarlo per intinzione con i pennini e relativa cannuccia ?
Ringrazio in anticipo chi può suggerire consigli od esperienze personali.
Saluti
g.l.21.
nel riordinare la libreria ho ritrovato tutto solo soletto, in un cassetto, una boccetta boccetta di Pelikan 4001 blue piena a metà. Sorpreso per il tempo in cui ivi è rimasto, si parla di decenni e dei miei trascorsi scolastici, aperto ci ho intino un "G pen". Con sorpresa l'inchiostro appare liquido e comunque lascia il tratto.
Domanda : posso fidarmi ad adoperarlo in una penna stilografica ?
O mi conviene adoperarlo per intinzione con i pennini e relativa cannuccia ?
Ringrazio in anticipo chi può suggerire consigli od esperienze personali.
Saluti
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inchiostro vetusto
Controlla se ci siano “fondi” o muffe e usalo inuzialmente con una penna di poco conto che si smonti con facilità. Eventualmente allungalo con qualche goccia di acqua.
Io “senza sapere ne’ leggere e scrivere” uso i molto datati per una Pilot Varsity non ricaricabile (che ricarico) e per una Grinta (pennarello); un mio amico ricarica i refill roller Mont Blanc. Io proverò con i roller della Tombow (ma devo trovare il sistema di sigillarli sul fondo dopo averli perforati con due siringhe, una per far fuoriuscire l’aria e la seconda per iniettare l’inchiostro; pensavo a un po’ di Attak)
Inchiostri usati alla bisogna (dette le “fecce”) Quink Parker Nero con 40 anni di età e MB nero “appena” trentenne.
Io “senza sapere ne’ leggere e scrivere” uso i molto datati per una Pilot Varsity non ricaricabile (che ricarico) e per una Grinta (pennarello); un mio amico ricarica i refill roller Mont Blanc. Io proverò con i roller della Tombow (ma devo trovare il sistema di sigillarli sul fondo dopo averli perforati con due siringhe, una per far fuoriuscire l’aria e la seconda per iniettare l’inchiostro; pensavo a un po’ di Attak)
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vai tranquillo, il Pelikan 4001 è un inchiostro come li facevono una volta, con una formula semplice e stabile.
Ho diverse boccette di 4001 blu parecchio vecchie che decenni ne hanno minimo 3 forse più
al massimo avrà un colore un po' meno blu e un po' più polvere, ma a me non dispiace.
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Il vecchio 4001 aveva un conservante molto efficace. Praticamente eterno.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Bel calamaio.sansenri ha scritto: ↑domenica 1 novembre 2020, 22:31 vai tranquillo, il Pelikan 4001 è un inchiostro come li facevono una volta, con una formula semplice e stabile.
Ho diverse boccette di 4001 blu parecchio vecchie che decenni ne hanno minimo 3 forse più
al massimo avrà un colore un po' meno blu e un po' più polvere, ma a me non dispiace.
IMG_1459-3 Pelikan Royal blue vintage.jpg
Dovremmo farci tutti un appunto "permanente" che dice: "conserva sempre i calamai in vetro".

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È molto molto simile al calamaio Herbin
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Sì, anche se credo che Herbin lo abbia copiato da Pelikan, Pelikan faceva questi calamai molti decenni fa.
Il calamaio Pelikan è anche un po' più grande, contiene 50 ml , mentre Herbin 30 ml.
L'incavo reggipenna è inoltre più pronunciato sul Pelikan, la penna la puoi davvero poggiare sopra.
Condivido il pensiero di tenere i calamai di vetro, mi pento di non averne uno della Visconti, quelli attuali in plastica sono comodi ma dicono poco, quelli con la stessa forma in vetro erano davvero belli.
Qualche produttore ha capito che un bel calamaio piace, basta vedere GvFC, Pilot Hiroshizuku, De Atramentis, e alcuni altri.
Certo poi costano di più...ma per fortuna c'è ampia scelta.
A me ad esempio è spiaciuto quando Diamne ha cambiato il cappuccio, il precedente era molto più classico...
Scusate se sono andato OT...
Il calamaio Pelikan è anche un po' più grande, contiene 50 ml , mentre Herbin 30 ml.
L'incavo reggipenna è inoltre più pronunciato sul Pelikan, la penna la puoi davvero poggiare sopra.
Condivido il pensiero di tenere i calamai di vetro, mi pento di non averne uno della Visconti, quelli attuali in plastica sono comodi ma dicono poco, quelli con la stessa forma in vetro erano davvero belli.
Qualche produttore ha capito che un bel calamaio piace, basta vedere GvFC, Pilot Hiroshizuku, De Atramentis, e alcuni altri.
Certo poi costano di più...ma per fortuna c'è ampia scelta.
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In realtà nessuno ha copiato niente a nessuno.sansenri ha scritto: ↑domenica 8 novembre 2020, 17:01 Sì, anche se credo che Herbin lo abbia copiato da Pelikan, Pelikan faceva questi calamai molti decenni fa.
Il calamaio Pelikan è anche un po' più grande, contiene 50 ml , mentre Herbin 30 ml.
L'incavo reggipenna è inoltre più pronunciato sul Pelikan, la penna la puoi davvero poggiare sopra.
Condivido il pensiero di tenere i calamai di vetro, mi pento di non averne uno della Visconti, quelli attuali in plastica sono comodi ma dicono poco, quelli con la stessa forma in vetro erano davvero belli.
Qualche produttore ha capito che un bel calamaio piace, basta vedere GvFC, Pilot Hiroshizuku, De Atramentis, e alcuni altri.
Certo poi costano di più...ma per fortuna c'è ampia scelta.
A me ad esempio è spiaciuto quando Diamne ha cambiato il cappuccio, il precedente era molto più classico...
Scusate se sono andato OT...
Tranne rari casi, i calamai vengono ideati e prodotti da alcune vetrerie; poi, una volta messi a catalogo i vari modelli, i produttori di inchiostro scelgono.
Un esempio delle vetrerie Foresta (quella da cui si fornisce Diamine per i suoi calamai da 80 ml. e per quelli in edizione limitata, come gli Anniversary 150):
https://www.foresta.net/show.asp?categoria=60
L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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In realtà nessuno ha copiato niente a nessuno.
Tranne rari casi, i calamai vengono ideati e prodotti da alcune vetrerie; poi, una volta messi a catalogo i vari modelli, i produttori di inchiostro scelgono.
Un esempio delle vetrerie Foresta (quella da cui si fornisce Diamine per i suoi calamai da 80 ml. e per quelli in edizione limitata, come gli Anniversary 150):
https://www.foresta.net/show.asp?categoria=60
[/quote]
I calamai Diamine per il 150.mo sono gli stessi che usa l'Artisan Pastellier (giusto per conferma

- Phormula
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Infatti, nel mondo degli inchiostri "economici" le aziende scelgono calamai economici, che sono quelli prodotti in grande serie da aziende specializzate. Infatti nel catalogo delle Vetrerie Foresta si riconoscono i calamai Diamine e di altre marche.
Diverso è il discorso degli inchiostri Premium, qualche tempo fa su questo forum qualcuno aveva fatto notare il costo industriale del calamaio Pilot per gli Hiroshizuku. Recentemente la casa ha rivisto il processo produttivo per abbatterne il costo e rendere i propri inchiostri più competitivi. Anche perchè ricaricare certe penne con un Iroshizuku significava metterci dentro un Euro di inchiostro e quando le ricaricavi, ogni goccia sprecata erano centesimi che andavano...
Per quanto mi riguarda, distinguo gli inchiostri in due categorie, quelli di cui faccio uso industriale e quelli che uso di rado. I primi devono costare poco, perchè vanno a finire su penne che riempiono pagine su pagine di appunti. Quindi largo alle confezioni industriali, come quella Pelikan da litro o quella Octopus da 250 e tutti gli inchiostri che costano meno di 10 Euro nel calamaio da 50 ml. Il calamaio non mi interessa, tanto finiscono travasati in un calamaio TWSBI, che ha l'inserto per facilitare la ricarica o in un calamaio da viaggio. Sugli altri un bel calamaio può aggiungere alla soddisfazione della ricarica, ma su penne che uso ogni tanto.
Detto questo e tornando in topic, l'inchiostro più antico che ho usato era un inchiostro in polvere risalente alla prima guerra mondiale. Pensato per essere diluito con acqua nel calamaio. Me ne hanno dato un cucchiaino in una provetta con cui ho fatto una decina di millilitri di ottimo blu-nero ferrogallico. Usato in una penna scolastica con grande soddisfazione, anche se sono stato attento a non inchiostrarmi le dita perchè non oso pensare alla formulazione. Per quella che è la mia esperienza e considerando l'evoluzione della normativa sui prodotti chimici, secondo me è più difficile avere problemi con un calamaio di inchiostro di 50 anni fa purchè lo abbiano conservato al riparo dalla luce e dal calore che con uno di dieci anni fa semplicemente perchè allora negli inchiostri si potevano mettere conservanti e formulare pigmenti che oggi non sono così facilmente utilizzabili su prodotti di grande diffusione.
Diverso è il discorso degli inchiostri Premium, qualche tempo fa su questo forum qualcuno aveva fatto notare il costo industriale del calamaio Pilot per gli Hiroshizuku. Recentemente la casa ha rivisto il processo produttivo per abbatterne il costo e rendere i propri inchiostri più competitivi. Anche perchè ricaricare certe penne con un Iroshizuku significava metterci dentro un Euro di inchiostro e quando le ricaricavi, ogni goccia sprecata erano centesimi che andavano...
Per quanto mi riguarda, distinguo gli inchiostri in due categorie, quelli di cui faccio uso industriale e quelli che uso di rado. I primi devono costare poco, perchè vanno a finire su penne che riempiono pagine su pagine di appunti. Quindi largo alle confezioni industriali, come quella Pelikan da litro o quella Octopus da 250 e tutti gli inchiostri che costano meno di 10 Euro nel calamaio da 50 ml. Il calamaio non mi interessa, tanto finiscono travasati in un calamaio TWSBI, che ha l'inserto per facilitare la ricarica o in un calamaio da viaggio. Sugli altri un bel calamaio può aggiungere alla soddisfazione della ricarica, ma su penne che uso ogni tanto.
Detto questo e tornando in topic, l'inchiostro più antico che ho usato era un inchiostro in polvere risalente alla prima guerra mondiale. Pensato per essere diluito con acqua nel calamaio. Me ne hanno dato un cucchiaino in una provetta con cui ho fatto una decina di millilitri di ottimo blu-nero ferrogallico. Usato in una penna scolastica con grande soddisfazione, anche se sono stato attento a non inchiostrarmi le dita perchè non oso pensare alla formulazione. Per quella che è la mia esperienza e considerando l'evoluzione della normativa sui prodotti chimici, secondo me è più difficile avere problemi con un calamaio di inchiostro di 50 anni fa purchè lo abbiano conservato al riparo dalla luce e dal calore che con uno di dieci anni fa semplicemente perchè allora negli inchiostri si potevano mettere conservanti e formulare pigmenti che oggi non sono così facilmente utilizzabili su prodotti di grande diffusione.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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- Snorkel
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Buona serata inchiostristri
ringrazio per le risposte ricevute : aggiorno dicendo che ho caricato una vecchia Pelikan M200 con il citato inchiostro di 40/45 anni, un punto di colore celestino quasi febbricitante . . . però leggibile !
buon proseguimento
g.l.21
ringrazio per le risposte ricevute : aggiorno dicendo che ho caricato una vecchia Pelikan M200 con il citato inchiostro di 40/45 anni, un punto di colore celestino quasi febbricitante . . . però leggibile !
buon proseguimento
g.l.21
gianluca21 ha scritto: ↑sabato 31 ottobre 2020, 18:47 Buona serata
nel riordinare la libreria ho ritrovato tutto solo soletto, in un cassetto, una boccetta boccetta di Pelikan 4001 blue piena a metà. Sorpreso per il tempo in cui ivi è rimasto, si parla di decenni e dei miei trascorsi scolastici, aperto ci ho intino un "G pen". Con sorpresa l'inchiostro appare liquido e comunque lascia il tratto.
Domanda : posso fidarmi ad adoperarlo in una penna stilografica ?
O mi conviene adoperarlo per intinzione con i pennini e relativa cannuccia ?
Ringrazio in anticipo chi può suggerire consigli od esperienze personali.
Saluti
g.l.21.