I titoli dei miei quaderni non hanno, per lo più, nessuna relazione con quello che c'é scritto dentro. "Pagine a vergelle", "Quaderno dell'anno che verrà", "Di varie cose, senz'ordine", "Il valore delle cose", "Quaderno d'andare e di ritorni", "Segni in completo Disordine", "Quaderno di deboli intenzioni", "Di penne e carta e carne", "Quaderno della vita in pace", "Quaderno di parole marezzate in tre lingue", "Quaderno di continuazioni" , "Quadernetto dei misfatti", "Di tutti i giorni senza data", sono alcuni esempi di questi titoli bislacchi e senza precise intenzioni.
A volte i titoli sí, servono per capire di che cosa si tratta nel quaderno, ma sono animali rari. "Quaderno di tinte diverse" riunisce le mie note sui cambi d'inchiostro nelle mie stilografiche. "Lettere alle figlie", o "Lettere a Elvira in Germania", o anche "Una storia degli alfabeti", si spiegano da soli. "Quaderno delle penne" é la vergognosa rassegna di tutte le penne che (inutilmente) ho, e include addirittura qualche pagina ancor più vergognosa di quelle che ancora vorrei avere (come se non bastassero...).
Qui volevo farvi vedere la genesi dell'ultimo titolo, "La parola dipinta". Sulla sinistra della fotografia si può vedere come nasce addirittura a matita, e poi come con l'inchiostro va prendendo forma e si perfeziona, finché mi pare pronto e allora lo scrivo, di getto, sulla prima pagina "utile" del quaderno (di solito lascio sempre una bianca").
Il quaderno, in questo caso, é un Moleskine a righe, di quelli più "economici", con la coperta in cartoncino nero e semplicemente cuciti sul dorso. Le scritte sono fatte con la Montblanc 149 Calligraphy e l'inchiostro, pure di Montblanc, é il Blue Permanent.
Grazie per aver letto fin qui.
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