Bologna Pen Show - Mostra Scambio di Bologna
30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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La migliore penna
- netosaf
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La migliore penna
Spesso mi sforzo di decidere quale sia per me la migliore fra le penne che ho.
E spesso la individuo, o credo, usando questa o quella per poi confutare la faticosamente raggiunta convinzione a causa dell’uso soddisfatto di un’altra penna.
In assoluto quindi dirò che non c’è una “migliore penna” ma ci sono le “migliori penne” che per me sono le Omas vintage.
Con queste affermazioni si può pensare che per me tutto si sia fermato prima degli anni 60 o giù di lì.
Ma non è così perché mi entusiasmo ancora per la precisione di un pennino Aurora attuale o per la scorrevolezza di un Pelikan.
Sarà Eterno entusiasmo per la stilo o irrimediabile indecisione senile?
È aperta e gradita la discussione
Stefano
E spesso la individuo, o credo, usando questa o quella per poi confutare la faticosamente raggiunta convinzione a causa dell’uso soddisfatto di un’altra penna.
In assoluto quindi dirò che non c’è una “migliore penna” ma ci sono le “migliori penne” che per me sono le Omas vintage.
Con queste affermazioni si può pensare che per me tutto si sia fermato prima degli anni 60 o giù di lì.
Ma non è così perché mi entusiasmo ancora per la precisione di un pennino Aurora attuale o per la scorrevolezza di un Pelikan.
Sarà Eterno entusiasmo per la stilo o irrimediabile indecisione senile?
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Stefano
Si chiama penna. È come una stampante, collegata direttamente al mio cervello.
(Dale Dauten)
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- LucaC
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La migliore penna
Ciao, sono giunto alla conclusione che non possiedo la penna migliore tra tutte quelle che possiedo. Ognuna ha le sue caratteristiche, ogni volta che ne uso una mi dico che quella è la migliore, poi vengo smentito dalla successiva. Tutte le penne che ho raccolto mi trasmettono la sensazione di essere la migliore così non sbaglio mai.
- sussak
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Sono abbastanza stanco dei soliti correnti pennini germanici Bock e Jowo, piuttosto deludenti nelle loro versioni normali in acciaio.
Mi sono appena comprato, visto che in pratica non ho fatto alcuna vacanza e qualche risparmio l'ho messo da parte, una Aurora Talentum con un pennino EF. La penna non è certo a buon mercato ma il rapporto qualità prezzo è favorevolissimo, tale da far accantonare i residui scrupoli per l'importo pagato. Che diamine, scrive sempre e scrive bene !
Mi sono appena comprato, visto che in pratica non ho fatto alcuna vacanza e qualche risparmio l'ho messo da parte, una Aurora Talentum con un pennino EF. La penna non è certo a buon mercato ma il rapporto qualità prezzo è favorevolissimo, tale da far accantonare i residui scrupoli per l'importo pagato. Che diamine, scrive sempre e scrive bene !
Umberto
Se la democrazia declina è perché la lasciamo declinare. Benedetto Croce
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La migliore penna
E' una "corsa" senza fine, ogni volta che acquisto una penna mi dico che è l'ultima perché è la migliore, non è vero, pura illusione. Proprio ieri ho acquistato una Sheaffer Legacy Sterling Silver, la "botta" mi terrà calmo per un po' ma so che fra non molto riprenderò la corsa.
mandi
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Riccardo
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie (G.U.)
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Molto spesso, la penna migliore è quella che (ancora) non hai. E che provi ad acquistare
La migliore penna
Come in qualsiasi altra passione, la migliore è quella che stai studiando per un futuro prossimo acquisto.
- Gargaros
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La migliore penna
Che belle pagine, Sussak.
Le penne migliori che ho al momento sono le Im modello vecchio. L'unico motivo di perplessità il foro nel cappuccio, la cui utilità al momento mi sembra solo quella di fare seccare la punta dopo giorni di inutilizzo, addirittura ore con alcuni inchiostri...
Ma credo, coma altri, che la Penna Ideale Cosmica sia una chimera... E forse un barbatrucco psicologico per giustificare l'accumulo...
Le penne migliori che ho al momento sono le Im modello vecchio. L'unico motivo di perplessità il foro nel cappuccio, la cui utilità al momento mi sembra solo quella di fare seccare la punta dopo giorni di inutilizzo, addirittura ore con alcuni inchiostri...
Ma credo, coma altri, che la Penna Ideale Cosmica sia una chimera... E forse un barbatrucco psicologico per giustificare l'accumulo...
- stanzarichi
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Scrittura chiara e piacevole da leggere. Posso chiedere misura del pennino (EDIT: VISTO, È UN EF) e inchiostro usato?sussak ha scritto: ↑sabato 29 agosto 2020, 10:17 Sono abbastanza stanco dei soliti correnti pennini germanici Bock e Jowo, piuttosto deludenti nelle loro versioni normali in acciaio.
Mi sono appena comprato, visto che in pratica non ho fatto alcuna vacanza e qualche risparmio l'ho messo da parte, una Aurora Talentum con un pennino EF. La penna non è certo a buon mercato ma il rapporto qualità prezzo è favorevolissimo, tale da far accantonare i residui scrupoli per l'importo pagato. Che diamine, scrive sempre e scrive bene !
Riccardo
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Uso preferibilmente il Lamy azurite, anche se ne ho acquistati molti altri, sempre sulle varie gradazioni di blu.
Non mi dispiace neppure l'Aurora.
Non mi dispiace neppure l'Aurora.
Umberto
Se la democrazia declina è perché la lasciamo declinare. Benedetto Croce
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È l’equivalente della “Idea platonica”: quindi non esiste nella realtà per definizione. Provate a disegnare un triangolo equilatero: sarà sempre, anche se impercettibilmente, scaleno. Il vero triangolo equilatero è quello che avete in testa.
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a me invece pare che il quesito sia piuttosto semplice e chiaro:
"decidere quale sia per me la migliore fra le penne che ho"
il mio problema era che ne ho raccolto molte.
poi ho cominciato a considerare che man mano che le acquistavo facevo delle scelte qualitative.
- quale mi stava meglio in mano
- quale scriveva meglio
- quale mi dava minori problemi
- quale mi piaceva di più esteticamente
man mano procedevo ad una selezione per eliminazione, per cercare quella che rispondeva a tutti i requisiti.
il mio personale guaio è che ne ho trovata più di una, ed era necessario fare una valutazione pari merito.
Eccellono l'Aurora Talentum EF, la mia FP 5000 color corno F, una Stipula Etruria castello di Anghiari, una Namisu in ebanite nera, e buon'ultima la prima fra tutte Pelikan M800 EF (ultima per il pennino EF a mio avviso un tantino generoso nel tratto).
Fuori gara tutte le cilindriche e quelle metalliche, strumenti da tasca, ma senza feeling e difficoltose all'uso per le mie mani, che prediligono disegni corposi. Di platonico in questa ricerca ho trovato pochi nessi, con rispetto parlando.
"decidere quale sia per me la migliore fra le penne che ho"
il mio problema era che ne ho raccolto molte.
poi ho cominciato a considerare che man mano che le acquistavo facevo delle scelte qualitative.
- quale mi stava meglio in mano
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- quale mi piaceva di più esteticamente
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il mio personale guaio è che ne ho trovata più di una, ed era necessario fare una valutazione pari merito.
Eccellono l'Aurora Talentum EF, la mia FP 5000 color corno F, una Stipula Etruria castello di Anghiari, una Namisu in ebanite nera, e buon'ultima la prima fra tutte Pelikan M800 EF (ultima per il pennino EF a mio avviso un tantino generoso nel tratto).
Fuori gara tutte le cilindriche e quelle metalliche, strumenti da tasca, ma senza feeling e difficoltose all'uso per le mie mani, che prediligono disegni corposi. Di platonico in questa ricerca ho trovato pochi nessi, con rispetto parlando.
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La migliore penna
La miglior penna per me è quella che, alla fine, ho sempre carica: e, a ben vedere, pare proprio un compendio di tutte le caratteristiche che mi sono piaciute nelle altre stilografiche: in quelle che "mi hanno trovato" (nei mercatini), in quelle che ho studiato e in quelle che poi "ho cercato"...
Il tratto è fine, certamente non il più fine che ho, ma è utilizzabile con soddisfazione anche dal "lato secco" (reverse) e così colma, almeno in buona parte, il divario. Ma è anche sicuramente Obliquo (è più fine il tratto che rilascia sulla carta da un lato), gli americani lo definirebbero anche stubbish, e questo mi permette di divertirmi variando l'orientamento dell'impugnatura (ruotando la penna di 90°sul suo asse); ma il pennino flette anche parecchio, pur non essendo certamente il più flessibile della mia collezione...
L'alimentatore sta dietro al pennino e non lo lascia mai a secco, anche nelle richieste più severe; posso lasciare la penna aperta per mezz'ora-sissignore e, con un Waterman nel serbatoio, riparte all'istante; ma allo stesso tempo non perde una goccia se trasportato "in giro" nella vita reale.
La dimensione è medio-piccola, ed è lì che io valuto le capacità progettuali e costruttive di una Casa, ma con cappuccio calzato di più non mi servirebbe.
La livrea è rara e preziosa, animalier come piaceva al Déco.
Il caricamento è decisamente quanto convintamente rétro: una variante del lever filler, per uno slow-ink che diventa l'oasi d'un piccolo rito quotidiano...
La fattura è ottima, ma non eccellente per tutta la metalleria (clip un po' ottonata, e così la lascio), e denuncia una nobiltà decaduta che mi commuove.
Il periodo di produzione è la metà degli anni Trenta: la Marca è molto quotata tra gli intenditori, pressoché sconosciuta presso gli altri. Il modello, beh, il nome del modello nemmeno la maggior parte dei collezionisti americani lo conosce, perché tutti leggono gli stessi articoli ma pochissimi consultano i cataloghi e le pubblicità: quindi il nome io lo so, e loro no
Giorgio
Il tratto è fine, certamente non il più fine che ho, ma è utilizzabile con soddisfazione anche dal "lato secco" (reverse) e così colma, almeno in buona parte, il divario. Ma è anche sicuramente Obliquo (è più fine il tratto che rilascia sulla carta da un lato), gli americani lo definirebbero anche stubbish, e questo mi permette di divertirmi variando l'orientamento dell'impugnatura (ruotando la penna di 90°sul suo asse); ma il pennino flette anche parecchio, pur non essendo certamente il più flessibile della mia collezione...
L'alimentatore sta dietro al pennino e non lo lascia mai a secco, anche nelle richieste più severe; posso lasciare la penna aperta per mezz'ora-sissignore e, con un Waterman nel serbatoio, riparte all'istante; ma allo stesso tempo non perde una goccia se trasportato "in giro" nella vita reale.
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La livrea è rara e preziosa, animalier come piaceva al Déco.
Il caricamento è decisamente quanto convintamente rétro: una variante del lever filler, per uno slow-ink che diventa l'oasi d'un piccolo rito quotidiano...
La fattura è ottima, ma non eccellente per tutta la metalleria (clip un po' ottonata, e così la lascio), e denuncia una nobiltà decaduta che mi commuove.
Il periodo di produzione è la metà degli anni Trenta: la Marca è molto quotata tra gli intenditori, pressoché sconosciuta presso gli altri. Il modello, beh, il nome del modello nemmeno la maggior parte dei collezionisti americani lo conosce, perché tutti leggono gli stessi articoli ma pochissimi consultano i cataloghi e le pubblicità: quindi il nome io lo so, e loro no
Giorgio
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Musicus ha scritto: ↑sabato 29 agosto 2020, 22:45 La miglior penna per me è quella che, alla fine, ho sempre carica: e, a ben vedere, pare proprio un compendio di tutte le caratteristiche che mi sono piaciute nelle altre stilografiche: in quelle che "mi hanno trovato" (nei mercatini), in quelle che ho studiato e in quelle che poi "ho cercato"...
Il tratto è fine, certamente non il più fine che ho, ma è utilizzabile con soddisfazione anche dal "lato secco" (reverse) e così colma, almeno in buona parte, il divario. Ma è anche sicuramente Obliquo (è più fine il tratto che rilascia sulla carta da un lato), gli americani lo definirebbero anche stubbish, e questo mi permette di divertirmi variando l'orientamento dell'impugnatura (ruotando la penna di 90°sul suo asse); ma il pennino flette anche parecchio, pur non essendo certamente il più flessibile della mia collezione...
L'alimentatore sta dietro al pennino e non lo lascia mai a secco, anche nelle richieste più severe; posso lasciare la penna aperta per mezz'ora-sissignore e, con un Waterman nel serbatoio, riparte all'istante; ma allo stesso tempo non perde una goccia se trasportato "in giro" nella vita reale.
La dimensione è medio-piccola, ed è lì che io valuto le capacità progettuali e costruttive di una Casa, ma con cappuccio calzato di più non mi servirebbe.
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Il caricamento è decisamente quanto convintamente rétro: una variante del lever filler, per uno slow-ink che diventa l'oasi d'un piccolo rito quotidiano...
La fattura è ottima, ma non eccellente per tutta la metalleria (clip un po' ottonata, e così la lascio), e denuncia una nobiltà decaduta che mi commuove.
Il periodo di produzione è la metà degli anni Trenta: la Marca è molto quotata tra gli intenditori, pressoché sconosciuta presso gli altri. Il modello, beh, il nome del modello nemmeno la maggior parte dei collezionisti americani lo conosce, perché tutti leggono gli stessi articoli ma pochissimi consultano i cataloghi e le pubblicità: quindi il nome io lo so, e loro no
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Mi piace molto leggere quello che scrivi e sbirciare le pagine del tuo diario, magari volessi venire a un raduno del carbonari milanesi probabilmente sarebbe ancora più bello.sussak ha scritto: ↑sabato 29 agosto 2020, 21:14 a me invece pare che il quesito sia piuttosto semplice e chiaro:
"decidere quale sia per me la migliore fra le penne che ho"
il mio problema era che ne ho raccolto molte.
poi ho cominciato a considerare che man mano che le acquistavo facevo delle scelte qualitative.
- quale mi stava meglio in mano
- quale scriveva meglio
- quale mi dava minori problemi
- quale mi piaceva di più esteticamente
man mano procedevo ad una selezione per eliminazione, per cercare quella che rispondeva a tutti i requisiti.
il mio personale guaio è che ne ho trovata più di una, ed era necessario fare una valutazione pari merito.
Eccellono l'Aurora Talentum EF, la mia FP 5000 color corno F, una Stipula Etruria castello di Anghiari, una Namisu in ebanite nera, e buon'ultima la prima fra tutte Pelikan M800 EF (ultima per il pennino EF a mio avviso un tantino generoso nel tratto).
Fuori gara tutte le cilindriche e quelle metalliche, strumenti da tasca, ma senza feeling e difficoltose all'uso per le mie mani, che prediligono disegni corposi. Di platonico in questa ricerca ho trovato pochi nessi, con rispetto parlando.
Fuori dall'off topic, ho troppe penne e non ne trovo neppure una che rimanga a lungo in rotazione, anzi, quelle che rimangono cariche a lungo è perché non vengono utilizzate...probabilmente la migliore per me è la Omas extra lucens medium, splendida eppur discreta e con un pennino vintage che poco ha da spartire con quelli moderni. Però quando viaggio -intendo vacanze all'estero- mi porto un paio di Sailor con le loro cartucce piene di inchiostro indelebile (ma andrebbe bene anche una Platinum con il carbon, per intenderci). Nell'uso quotidiano fatto di cartacce stracce invece mi sono convertito a una Pilot Heritage92 F con Noodler's Black.
Sono tipo da innamoramenti diffusi e da volubilità fugace, ora come ora se scrivo per piacere uso una Pelikan 140 con pennino obliquo semiflessibile e inchiostro Sailor rosa...
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E no, Luca, la penna del profilo sarebbe troppo facile!merloplano ha scritto: ↑domenica 30 agosto 2020, 16:54musicus.pngMusicus ha scritto: ↑sabato 29 agosto 2020, 22:45 La miglior penna per me è quella che, alla fine, ho sempre carica: e, a ben vedere, pare proprio un compendio di tutte le caratteristiche che mi sono piaciute nelle altre stilografiche: in quelle che "mi hanno trovato" (nei mercatini), in quelle che ho studiato e in quelle che poi "ho cercato"...
Il tratto è fine, certamente non il più fine che ho, ma è utilizzabile con soddisfazione anche dal "lato secco" (reverse) e così colma, almeno in buona parte, il divario. Ma è anche sicuramente Obliquo (è più fine il tratto che rilascia sulla carta da un lato), gli americani lo definirebbero anche stubbish, e questo mi permette di divertirmi variando l'orientamento dell'impugnatura (ruotando la penna di 90°sul suo asse); ma il pennino flette anche parecchio, pur non essendo certamente il più flessibile della mia collezione...
L'alimentatore sta dietro al pennino e non lo lascia mai a secco, anche nelle richieste più severe; posso lasciare la penna aperta per mezz'ora-sissignore e, con un Waterman nel serbatoio, riparte all'istante; ma allo stesso tempo non perde una goccia se trasportato "in giro" nella vita reale.
La dimensione è medio-piccola, ed è lì che io valuto le capacità progettuali e costruttive di una Casa, ma con cappuccio calzato di più non mi servirebbe.
La livrea è rara e preziosa, animalier come piaceva al Déco
Il caricamento è decisamente quanto convintamente rétro: una variante del lever filler, per uno slow-ink che diventa l'oasi d'un piccolo rito quotidiano...
La fattura è ottima, ma non eccellente per tutta la metalleria (clip un po' ottonata, e così la lascio), e denuncia una nobiltà decaduta che mi commuove.
Il periodo di produzione è la metà degli anni Trenta: la Marca è molto quotata tra gli intenditori, pressoché sconosciuta presso gli altri. Il modello, beh, il nome del modello nemmeno la maggior parte dei collezionisti americani lo conosce, perché tutti leggono gli stessi articoli ma pochissimi consultano i cataloghi e le pubblicità: quindi il nome io lo so, e loro no...
Giorgio
E poi sarebbe comunque la penna "preferita", mentre Stefano ci chiedeva della penna "migliore"...
Qui troverai la mia Commando, sempre pronta all'uso anch'essa, come pretende il suo nome:
https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?f=25&t=14731
Ma "la migliore" è per me un piccolo "ircocervo" personale, con tutte le caratteristiche che io apprezzo, ma proprio per questo senza averne nessuna in sommo grado (e la Waterman Commando con il music nib è insuperabile, nella sua categoria!).
La recensirò degnamente appena mi sarà possibile, insieme agli altri sei/sette pezzi della Marca che le ho affiancato nel tempo.
Intanto un dettaglio della livrea, un'inquadratura del pennino "stubbish" e una prova di scrittura.
Giorgio