Per la serie “Benefits of a Classical education”, io ho sempre preferito dar retta agli antichi. Meglio girare con una mascherina in faccia che trovarsi con ventitré pugnali nella schiena (o passare ventitré giorni con la testa in un casco).
Poi, per il resto, se siete negazionisti del Covid, fate vobis.
Dominus vobiscum.
Amen.
Come al solito, daje regà.
Ad onta delle convinzioni superstiziose di molti, chi mi conosce sa che ho una leggera fissa per gli inchiostri viola. Mi piacciono tantissimo, ne distinguo con piacere e assaporo le mille sfumature - purpuree, mauve, lavanda, erica... - a seconda della più o meno accentuata presenza di rosso o di blu al loro interno. Ho sempre almeno una penna carica con un viola, e - non scherzo - a ogni singolo ordine di inchiostri non manca mai una boccetta o un sample di questa tinta.
Perché questa passione proprio per questo colore anziché per un verde, ad esempio?
Non lo so, ma trovo che in genere sia una scelta ricca di personalità e che richiama l'attenzione, pur con una certa sobrietà che contraddistingue, ad esempio, quei viola talmente scuri da sembrare neri che rivelano la loro reale essenza solo in controluce.
Con il passare dei mesi ne ho accumulati talmente tanti dal decidermi ad iniziare una vera e propria quest, ossia: quale sarà, per caratteristiche tecniche ed organiche sue proprie, nonché per ricchezza di sfumature, corrispondenza al viola naturale, equidistanza tanto dal magenta quanto dal blu, l'inchiostro che merita la palma di Viola Più Viola del Viola, il Viola Definitivo?
Per questo, alternandole con recensioni di altre tinte, nei prossimi mesi vi intratterrò con le molteplici puntate di questa avvincente saga scrittoria, fino a rivelarvi quello che - almeno a mio giudizio - per il momento occupa lo spazio riservato al Sacro Graal dei Viola.
Hey ho, let's go.
Riassunto delle Puntate Precedenti:
Diamine Grape
Premetto che debbo mille ringraziamenti al nostro amico Merloplano, con il quale – mesi fa e prima del Second Impact – avevo avuto il piacere di organizzare uno scambio inchiostri. Un campione del presente viola è arrivato, fresco et felice, dalle allegre lande elvetiche, dove le caprette ti fanno “Ciao!” e dove gli speleologi si calano non in profonde grotte, ma in austeri (e ben più misteriosi) caveau.
Con il Diamine Grape ci spostiamo nuovamente su quei viola che gli anglofoni definirebbero purple, ossia in cui la componente magenta/rossa è nettamente preponderante sulla base ciano/blu; a differenza dell’inchiostro recensito nella Parte III, che era piuttosto un violet (cioè con opposta composizione).
Tengo a precisare che le scansioni allegate a questa recensione sono piuttosto attendibili quanto a resa del colore, forse tra le migliori che io abbia mai prodotto – in particolare quella su carta Pigna Architetto 100 gr. L’unico neo che ho potuto trovarci è che il colore è risultato un po’ appiattito, dal vivo risulta più brillante: in questo senso, la fotografia a luce naturale fornisce un’idea migliore, come anche quella su carta a quadretti Cartorama Store.
Quanto alla qualità, non c’è nulla da dire di negativo: è un classico prodotto Diamine, che non crea problemi alle penne, facile da lavare ed estremamente fluido (il flusso risulta anzi troppo abbondante con penne vintage o eccessivamente efficienti nell’alimentazione). Non macchia nonostante il colore, non crea interruzioni di tratto né false partenze; è facile da procurare, e distribuito a livello nazionale. Credo addirittura sia disponibile non solo in boccette – da 30 e 90 ml – ma anche in cartucce.
Dal punto di vista della tinta, si tratta di un color prugna/vinaccia profondissimo, quasi il colore di un’escoriazione o di un livido: è molto saturo, quindi non ha un eccessivo shading (i riflessi vanno da un prugna profondo a un violanero, quasi). Non presenta sheen, nemmeno su carta Tomoe (e, come tutti sanno, se non salta fuori sulla Tomoe, lo sheen non esiste).
È una tinta sobria, elegante, adatta a lettere, appunti personali e note; anche sul lavoro, se vi muovete in uno spazio in cui un po’ di originalità è consentita. Non la trovo, invece, utile per sottolineature e note a margine: è troppo cupa per attirare l’attenzione.
Fin qui, i lati positivi: a un primo utilizzo, su una penna cinese fine, sembrava quasi un nero con più profondità e mi aveva dimolto sfagiolato. I problemi sono emersi quando ho pensato di caricarlo su una penna occidentale con un pennino di misure più normali e un alimentatore non stitico: da cui il mio voto “Scarso”.
Questo inchiostro trapassa su qualsiasi cosa. Ha messo a dura prova persino la Tomoe, la quale credo che resisterebbe persino a uno spruzzo di acrilico proveniente da un aerografo. Sembra di usare un pennarello indelebile; l’unica cosa che può domarlo (e anche in questo caso, sulla cartaccia trapassa comunque) è, come dicevo sopra, la combinazione di pennino finissimo e alimentatore avaro.
Il problema è che, personalmente, gli inchiostri colorati io li uso anche per apprezzarne le sfumature e il carattere, e un assetto di questo tipo diminuisce grandemente il mio piacere nell’impiego.
Insomma, un caloroso ringraziamento a Merlopiano per il suo gentile campione, ma questo inchiostro non si classifica in alta posizione nella hit parade dei Viola.
Tuttavia, per chi è in cerca di un prodotto con le sue caratteristiche, non è male.
Un abbraccio & Good Inkdreams a tutti!