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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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L'esame di maturità!
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L'esame di maturità!
Io ero un maturando nel 2003, ragioneria corso IGEA. Me lo ricordo con piacere quel periodo, facemmo una cena in campagna, casa di un compagno di classe, la "notte prima degli esami". Col mio compagno di banco ci ho vissuto, insieme ad altri amici conosciuti all'università, per tutto il periodo della triennale. L'esame in sé, fra alti e bassi, colpa anche degli attriti con due professoresse, purtroppo quelle delle materie principali del corso di studi... Bel periodo, superato da quello dell'università però, funestato solo da una nottata, 6 aprile 2009. Per fortuna, posso raccontarlo
L'esame di maturità!
La fissa delle penne mi è venuta nel Febbraio 2018, pochi mesi prima della maturità. Ho iniziato con una Faber Castell School presa a 6€ in un negozio vicino alla scuola. A marzo mi fu regalata una Lamy Safari Petrol per il compleanno e poco prima (o dopo?) acquistai una Lamy Al Star Ocean Blue. In tutta onestà ero molto contento di quelle penne e usai proprio queste due Lamy alla maturità, entrambi caricate con Lamy nero. Non ebbi problemi particolari durante gli scritti e nessuno si lamentò del fatto che stessi usando delle stilografiche. Purtroppo ho venduto entrambe e non le ho più come ricordo. In compenso ho da pochi giorni una nuova Lamy Safari Petrol, presa perché mi mancava l'altra.
Nella seconda prova si chiedeva di realizzare un circuito che azionasse delle luci e dei motori industriali in base a determinate condizioni. Vi era molta libertà sulla scelta dei componenti, ma la via regina - quella da 15/15 - era quella di impiegare TRIAC e accoppiatori ottici vari e ciò non mi andava molto a genio perché temevo di scrivere boiate. Si potevano fare delle ipotesi sulle proprietà dei componenti perciò non indugiai e scelsi di giocare sporco. Decisi di realizzare il circuito con un PLC (che è un dispositivo costoso rispetto ad un paio di TRIAC!) e ipotizzai che tale PLC avesse tutte le funzioni richieste dall'esercizio e mi limitai a disegnare i collegamenti, un paio di circuiti di condizionamento del segnale ed un timer realizzato con contatori e clock opportuno. Nessuno poté contestare l'esercizio e presi 13/15, ma mi fu fatto presente di essere stato troppo "furbo". Per fortuna il professore di TPS era interno e non andò oltre, così la scampai e presentai la mia sciatta tesina su Pirandello che mi valse un 97/100 arrubato
Nella seconda prova si chiedeva di realizzare un circuito che azionasse delle luci e dei motori industriali in base a determinate condizioni. Vi era molta libertà sulla scelta dei componenti, ma la via regina - quella da 15/15 - era quella di impiegare TRIAC e accoppiatori ottici vari e ciò non mi andava molto a genio perché temevo di scrivere boiate. Si potevano fare delle ipotesi sulle proprietà dei componenti perciò non indugiai e scelsi di giocare sporco. Decisi di realizzare il circuito con un PLC (che è un dispositivo costoso rispetto ad un paio di TRIAC!) e ipotizzai che tale PLC avesse tutte le funzioni richieste dall'esercizio e mi limitai a disegnare i collegamenti, un paio di circuiti di condizionamento del segnale ed un timer realizzato con contatori e clock opportuno. Nessuno poté contestare l'esercizio e presi 13/15, ma mi fu fatto presente di essere stato troppo "furbo". Per fortuna il professore di TPS era interno e non andò oltre, così la scampai e presentai la mia sciatta tesina su Pirandello che mi valse un 97/100 arrubato
L'esame di maturità!
Se devo dire la mia oggi la laurea serve ma solo in alcuni campi. In altri sono il viatico della disoccupazione e dell'emigrazione o della lunghissima gavetta in ambito accademico. Il nostro paese fa poca ricerca e investe poco in cultura e in istruzione.
L'esame di maturità!
Della mia maturità ho un ricordo tutto sommato positivo, ma non del tutto. Nonostante fosse un diploma di liceo scientifico la tesina della prova orale era su un argomento di tipo umanistico che ebbi molta soddisfazione a redarre. Tuttavia avevo due o tre insegnanti che non mi vedevano di buon occhio e il mio voto finale fu poco al di sopra dei 70 mentre altri ben più furbi di me, ma di certo non con un rendimento più alto del mio ebbero il voto finale più che ritoccato, una cosa che non ho mai preso molto bene.
All'epoca la commissione d'esame era tutta interna con un solo presidente esterno per tutta la scuola. La terza prova e quella di italiano furono abbastanza serie, ma non mi ricordo le tracce, quella di matematica fu piuttosto un affare collettivo con la complicità dell'insegnante stesso, non eravamo in grado di risolvere quei problemi da soli altrimenti.
Personalmente è una cosa che trovo inutile e l'abolirei ed è quasi sempre una buffonata se non forse ai tempi pre 68 di sussak.
All'epoca la commissione d'esame era tutta interna con un solo presidente esterno per tutta la scuola. La terza prova e quella di italiano furono abbastanza serie, ma non mi ricordo le tracce, quella di matematica fu piuttosto un affare collettivo con la complicità dell'insegnante stesso, non eravamo in grado di risolvere quei problemi da soli altrimenti.
Personalmente è una cosa che trovo inutile e l'abolirei ed è quasi sempre una buffonata se non forse ai tempi pre 68 di sussak.
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L'esame di maturità!
Maturità liceo scientifico PNI anno 1996: commissione di 4 membri esterni +presidente + 1 interno (con funzioni di uditore, credo servisse per "raccontare" alla commissione la storia dei vari alunni); due prove scritte e due materie (delle 4 presenti) all'orale.
Io portavo Fisica e Inglese (quell'anno mancavano all'appello sia Storia che Filosofia, quindi la scelta "umanistica" ricadde su inglese).
Vissuta con la giusta dose di apprensione, all'orale mi sono anche "divertita" in Inglese perché la commissaria era un'insegnante molto preparata che sapeva condurre i colloqui in modo magistrale, trasformando quella che di fatto era un'interrogazione in una piacevole conversazione. Fisica lasciamo stare, c'era una sostituta neolaureata che non capiva una cippa di Relatività e riciclava continuamente le solite domande di Elettromagnetismo (ha chiesto le stesse 4/5 cose a tutti i candidati), avrebbe potuto teoricamente spaziare su tutta la fisica moderna e pure un po' di meccanica quantistica... una pena assurda.
La cosa sorprendente è stata il mio prof di mate -membro interno- il giorno della seconda prova: eravamo in un'aula, invece del canonico corridoio, all'arrivo i più impediti corrono ad accaparrarsi i posti dietro, i 4 bravi in mate finiscono in prima fila... entra il prof ( un uomo tutto d'un pezzo, serio fino all'impossibile) guarda la classe e scuote la testa, dopo di che se ne esce con :"mi spiegate cosa ci fanno Tizio, Caio, Sempronio e Pincopalla in prima fila? Non potranno mai aiutarvi collocati qui! " panico negli occhi dei più imbranati delle ultime file, solo che a quel punto arrivò la commissaria esterna di inglese e quindi si rimase bloccati a quel modo
Io portavo Fisica e Inglese (quell'anno mancavano all'appello sia Storia che Filosofia, quindi la scelta "umanistica" ricadde su inglese).
Vissuta con la giusta dose di apprensione, all'orale mi sono anche "divertita" in Inglese perché la commissaria era un'insegnante molto preparata che sapeva condurre i colloqui in modo magistrale, trasformando quella che di fatto era un'interrogazione in una piacevole conversazione. Fisica lasciamo stare, c'era una sostituta neolaureata che non capiva una cippa di Relatività e riciclava continuamente le solite domande di Elettromagnetismo (ha chiesto le stesse 4/5 cose a tutti i candidati), avrebbe potuto teoricamente spaziare su tutta la fisica moderna e pure un po' di meccanica quantistica... una pena assurda.
La cosa sorprendente è stata il mio prof di mate -membro interno- il giorno della seconda prova: eravamo in un'aula, invece del canonico corridoio, all'arrivo i più impediti corrono ad accaparrarsi i posti dietro, i 4 bravi in mate finiscono in prima fila... entra il prof ( un uomo tutto d'un pezzo, serio fino all'impossibile) guarda la classe e scuote la testa, dopo di che se ne esce con :"mi spiegate cosa ci fanno Tizio, Caio, Sempronio e Pincopalla in prima fila? Non potranno mai aiutarvi collocati qui! " panico negli occhi dei più imbranati delle ultime file, solo che a quel punto arrivò la commissaria esterna di inglese e quindi si rimase bloccati a quel modo
Chiara
"Una grande scoperta risolve un grande problema, ma nella soluzione di qualsiasi problema c'è un pizzico di scoperta."
G. Polya
"Una grande scoperta risolve un grande problema, ma nella soluzione di qualsiasi problema c'è un pizzico di scoperta."
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L'esame di maturità!
Ricordo quando durante la terza prova siamo stati informati che comunicare era vietato e che alla seconda volta che fossimo stati beccati saremmo stati espulsi. Ovviamente tutti noi l'abbiamo inteso come “potete comunicare fino a che non vi beccano una volta”
Son riuscita a passare aiuti sulla parte di matematica (era un liceo classico) al compagno davanti a me e a quello dietro a me, solo spingermi a dietro, dall'altro lato del corridoio è stato troppo e ho dovuto fermarmi.
Son riuscita a passare aiuti sulla parte di matematica (era un liceo classico) al compagno davanti a me e a quello dietro a me, solo spingermi a dietro, dall'altro lato del corridoio è stato troppo e ho dovuto fermarmi.
- sussak
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L'esame di maturità!
Il liceo scientifico l'ho frequentato a Milano in un allora nuovissimo Leonardo da Vinci, davanti al palazzo di giustizia, a porta Vittoria.
I primi due anni le classi erano rigorosamente separate, come nell'america confederata, alcune sezioni rigorosamente maschili, altre femminili.
Poi fecero timidi tentativi di fraternizzazione, metà e metà, ma guai a mettere fianco a fianco sessi diversi, file separate please.
Il codice, pena il mancato ingresso, era per i maschi giacca e cravatta, per le femmine grembiule nero, abbottonato e lungo fino al polpaccio.
A pensarci oggi vien da ridere, ma i tempi erano quelli. Ci si doveva "ingegnare" fuori, ma era faticoso. Ed il 68 era ancora lontano anni luce.
I professori erano validi, preparazioni solide con decenni di esperienza. Quello di italiano e latino era un vecchio piacentino, magro, canuto e baffuto, con una camicia che lavava trimestralmente, memore di quando era con gli Arditi sul Piave nel 1918, ma sapeva tutta la Commedia dantesca a memoria. Chi copiava veniva colpito con una riga di plastica sul coppino. Quello di filosofia un altro vecchio di grande statura, miope come una talpa, privo di ogni comunicativa, che si era autoscritto il testo di filosofia della scienza in versione marxista. Quindi andar bene in italiano e filosofia contemporaneamente era una opzione impossibile. Fisica e matematica erano gestite da un insegnante baffuto romano di mezz'età, che pure lui si era scritto i testi, invero criptici come le sue lezioni, che teneva con sufficienza ad un simile asilo di imberbi, ma valutati indegni di un voto superiore al 5; il 4 in fisica era ritenuto un buono standard. Interrogava estraendo i numeri della tombola da un sacchettino di tela, ed il mio usciva con una strana frequenza.
Quello che non usciva mai era di una compagna bionda, figlia di un noto pasticcere, che faceva ottimi supplì di riso, e maritozzi alla crema.
La maturità si svolse in un clima simile, con tutti commissari esterni, tranne uno. La presidentessa veniva da Lecco, insegnava matematica, ed era dura come le sue montagne; me la rifilò a settembre, complici gli studi di funzione, unitamente ad italiano, materia in cui ero invero ferratissimo, ma nello scritto ebbi la sciagurata idea di uscire dai canoni suggeriti, e metterci del mio, e con il commissario non ci fu feeling.
Con quello di storia e filosofia sì, riuscii a classificarlo a naso, e feci deragliare l'esame da Cournot, alla guerra franco/prussiana del 1870, alla comune di Parigi, ed alla teoria della violenza di George Sorel ed al mito del sindacalismo rivoluzionario, e fu subito un 8 tondo tondo (di Immanuel Kant non ricordavo una mazza).
I primi due anni le classi erano rigorosamente separate, come nell'america confederata, alcune sezioni rigorosamente maschili, altre femminili.
Poi fecero timidi tentativi di fraternizzazione, metà e metà, ma guai a mettere fianco a fianco sessi diversi, file separate please.
Il codice, pena il mancato ingresso, era per i maschi giacca e cravatta, per le femmine grembiule nero, abbottonato e lungo fino al polpaccio.
A pensarci oggi vien da ridere, ma i tempi erano quelli. Ci si doveva "ingegnare" fuori, ma era faticoso. Ed il 68 era ancora lontano anni luce.
I professori erano validi, preparazioni solide con decenni di esperienza. Quello di italiano e latino era un vecchio piacentino, magro, canuto e baffuto, con una camicia che lavava trimestralmente, memore di quando era con gli Arditi sul Piave nel 1918, ma sapeva tutta la Commedia dantesca a memoria. Chi copiava veniva colpito con una riga di plastica sul coppino. Quello di filosofia un altro vecchio di grande statura, miope come una talpa, privo di ogni comunicativa, che si era autoscritto il testo di filosofia della scienza in versione marxista. Quindi andar bene in italiano e filosofia contemporaneamente era una opzione impossibile. Fisica e matematica erano gestite da un insegnante baffuto romano di mezz'età, che pure lui si era scritto i testi, invero criptici come le sue lezioni, che teneva con sufficienza ad un simile asilo di imberbi, ma valutati indegni di un voto superiore al 5; il 4 in fisica era ritenuto un buono standard. Interrogava estraendo i numeri della tombola da un sacchettino di tela, ed il mio usciva con una strana frequenza.
Quello che non usciva mai era di una compagna bionda, figlia di un noto pasticcere, che faceva ottimi supplì di riso, e maritozzi alla crema.
La maturità si svolse in un clima simile, con tutti commissari esterni, tranne uno. La presidentessa veniva da Lecco, insegnava matematica, ed era dura come le sue montagne; me la rifilò a settembre, complici gli studi di funzione, unitamente ad italiano, materia in cui ero invero ferratissimo, ma nello scritto ebbi la sciagurata idea di uscire dai canoni suggeriti, e metterci del mio, e con il commissario non ci fu feeling.
Con quello di storia e filosofia sì, riuscii a classificarlo a naso, e feci deragliare l'esame da Cournot, alla guerra franco/prussiana del 1870, alla comune di Parigi, ed alla teoria della violenza di George Sorel ed al mito del sindacalismo rivoluzionario, e fu subito un 8 tondo tondo (di Immanuel Kant non ricordavo una mazza).
Umberto
Se la democrazia declina è perché la lasciamo declinare. Benedetto Croce
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L'esame di maturità!
Invidio fortemente chi ha lucidi e vivi ricordi della maturità e del periodo scolastico, Umberto poi è fenomenale considerato il tempo trascorso. Personalmente, pur avendo fatto la maturità due volte, ho vaghi ricordi non omogenei di quel periodo ormai lontano.
All'epoca (1981-1982) vivevo a Lamezia Terme causa lavoro di mio padre e frequentavo il Liceo Scientifico, Lui era preoccupato del fatto che non fosse un diploma abilitante per alcun lavoro e che se non fossi riuscito a laurearmi avrei avuto grosse difficoltà.
Quindi mi convinse nel 1981 a fare gli esami da privatista per il Diploma Magistrale che almeno mi avrebbe potuto consentire l'insegnamento.
Ecco questo lo ricordo chiaramente: a fine anno promosso dalla quarta alle quinta classe del Liceo, mentre i miei amici andavano al mare, io dovetti sobbarcarmi due mesi di studio supplementare per preparare l'esame Magistrale.
Per alcune materie era abbastanza semplice perché al Liceo le cose venivano studiate in maniera più approfondita (penso ad Italiano, Storia etc) ma altre materie erano per me totalmente nuove ed impararle in modo decente in due mesi non fu per niente facile. Soprattutto la matematica era completamente diversa molto più rivolta verso la Geometria di quanto non fosse al Liceo, dove studiavamo cose più difficili ma che non mi servivano assolutamente al Magistrale. Pedagogia al Liceo non esisteva neanche, per non parlare del disegno e quelle che si chiamavano Applicazioni tecniche improntate sulla pratica al Magistrale e sulla teoria al Liceo, tanto che si chiamava Storia dell'Arte quindi materia totalmente diversa.
A questo si aggiunga che mi trovavo a fare un esame in mezzo a compagni che non conoscevo e mi consideravano un rivale, professori interni che per me erano estranei e mi guardavano con sospetto temendo che "il liceale" potesse far fare brutta figura ai loro alunni interni. In realtà andò proprio così soprattutto negli orali, il Presidente di commissione membro esterno era professore di Italiano, mi interrogò Lui perché non avevo un membro interno di riferimento e la differente preparazione tra me e gli altri soprattutto in campo letterario, storico e filosofico fu evidente.
L'unica cosa che mi è rimasta in mente di quell'esame è il commento del Presidente quando alla fine, rivolgendosi agli altri professori, disse: "Finalmente uno che parla in Italiano". Non che ci fosse grande merito da parte mia, semplicemente gli altri avevano tutti un forte accento Calabrese, il Presidente era Toscano e la mia famiglia di Pistoia quindi la differenza linguistica era evidente..
A Dio piacendo e nonostante i miei timori le cose andarono decisamente bene ed uscii con un soddisfacente 46/60 che era molto più di quanto avrei sperato visto il breve tempo a disposizione. Probabilmente le cose andarono bene anche perché la presi con leggerezza, in fondo si trattava di qualcosa in più e nessuno mi avrebbe potuto dir nulla se non fossi riuscito nell'intento.
Questa esperienza mi spianò la strada per il successivo anno quando presi la Maturità Scientifica, ormai ero (mi sentivo) un veterano erano cose già vissute e quindi non mi spaventavano più di tanto. L'unica ansia era per il voto finale che tutti si aspettavano brillante, non certo per la promozione.
Andò bene ma non benissimo, un bel 54/60 che sommato al voto dell'anno precedente mi fa essere uno dei primi, se non il primo, studente che può vantarsi di aver preso 100 alla maturità anche se a rate
All'epoca (1981-1982) vivevo a Lamezia Terme causa lavoro di mio padre e frequentavo il Liceo Scientifico, Lui era preoccupato del fatto che non fosse un diploma abilitante per alcun lavoro e che se non fossi riuscito a laurearmi avrei avuto grosse difficoltà.
Quindi mi convinse nel 1981 a fare gli esami da privatista per il Diploma Magistrale che almeno mi avrebbe potuto consentire l'insegnamento.
Ecco questo lo ricordo chiaramente: a fine anno promosso dalla quarta alle quinta classe del Liceo, mentre i miei amici andavano al mare, io dovetti sobbarcarmi due mesi di studio supplementare per preparare l'esame Magistrale.
Per alcune materie era abbastanza semplice perché al Liceo le cose venivano studiate in maniera più approfondita (penso ad Italiano, Storia etc) ma altre materie erano per me totalmente nuove ed impararle in modo decente in due mesi non fu per niente facile. Soprattutto la matematica era completamente diversa molto più rivolta verso la Geometria di quanto non fosse al Liceo, dove studiavamo cose più difficili ma che non mi servivano assolutamente al Magistrale. Pedagogia al Liceo non esisteva neanche, per non parlare del disegno e quelle che si chiamavano Applicazioni tecniche improntate sulla pratica al Magistrale e sulla teoria al Liceo, tanto che si chiamava Storia dell'Arte quindi materia totalmente diversa.
A questo si aggiunga che mi trovavo a fare un esame in mezzo a compagni che non conoscevo e mi consideravano un rivale, professori interni che per me erano estranei e mi guardavano con sospetto temendo che "il liceale" potesse far fare brutta figura ai loro alunni interni. In realtà andò proprio così soprattutto negli orali, il Presidente di commissione membro esterno era professore di Italiano, mi interrogò Lui perché non avevo un membro interno di riferimento e la differente preparazione tra me e gli altri soprattutto in campo letterario, storico e filosofico fu evidente.
L'unica cosa che mi è rimasta in mente di quell'esame è il commento del Presidente quando alla fine, rivolgendosi agli altri professori, disse: "Finalmente uno che parla in Italiano". Non che ci fosse grande merito da parte mia, semplicemente gli altri avevano tutti un forte accento Calabrese, il Presidente era Toscano e la mia famiglia di Pistoia quindi la differenza linguistica era evidente..
A Dio piacendo e nonostante i miei timori le cose andarono decisamente bene ed uscii con un soddisfacente 46/60 che era molto più di quanto avrei sperato visto il breve tempo a disposizione. Probabilmente le cose andarono bene anche perché la presi con leggerezza, in fondo si trattava di qualcosa in più e nessuno mi avrebbe potuto dir nulla se non fossi riuscito nell'intento.
Questa esperienza mi spianò la strada per il successivo anno quando presi la Maturità Scientifica, ormai ero (mi sentivo) un veterano erano cose già vissute e quindi non mi spaventavano più di tanto. L'unica ansia era per il voto finale che tutti si aspettavano brillante, non certo per la promozione.
Andò bene ma non benissimo, un bel 54/60 che sommato al voto dell'anno precedente mi fa essere uno dei primi, se non il primo, studente che può vantarsi di aver preso 100 alla maturità anche se a rate
Ultima modifica di Automedonte il giovedì 18 giugno 2020, 16:43, modificato 1 volta in totale.
Cesare Augusto
L'esame di maturità!
Le mie “notti” prima degli esami
Il corso di studi del liceo classico dei miei tempi (1972/1977) era particolare e non so se anche adesso sia così.
I primi due anni (l’allora ginnasio) erano contrassegnati da uno studio disperato del greco e del latino, con interi pomeriggi (sabati e domeniche inclusi) a mandare a memoria declinazioni, coniugazioni e regole grammaticali.
Ricordo una attenzione smodata della Professoressa nei confronti delle eccezioni e le interrogazioni che assomigliavano a degli interrogatori: arrivava pure a chiedere il numero della tal nota su quel determinato argomento e quello della pagina della grammatica dove compariva. Si capiva benissimo che il suo scopo principale (forse inconsapevole) non era la cultura ma il potenziamento accanito della memoria.
Il tutto contrassegnato da una selezione senza pietà (soprattutto alla fine del quarto ginnasio) consistente sì in bocciature, ma prevalentemente in coatti abbandoni verso altri istituti.
Insomma partimmo dal ginnasio in più di trenta e al liceo (l’attuale terzo anno del corso) arrivammo in una ventina.
Ma alla fine del ginnasio traducevo dal latino senza usare il vocabolario (pressoché necessario, invece, per le versioni di greco).
Al liceo le cose cambiavano e di molto, per le versioni si campava di rendita e lo studio delle letterature e della filosofia era poco più che un piacevole passatempo. Non dico che fossero delle passeggiate ma, a fronte del rigore quasi matematico di una versione di greco e di latino, le carte vincenti erano la tecnica argomentativa, la padronanza del lessico e le buone letture alle quali mi dedicavo con costanza.
Quanto affrontammo la maturità, forti delle percentuali favorevoli, il problema (per chi voleva che lo fosse) era soltanto la votazione finale.
Gestii la prova forse con qualche preoccupazione, ma senza stress di sorta.
Non ci fu una “notte prima degli esami”.
Gli studi disperati sarebbero ricominciati all’università, quattro anni di “sospensione temporale” dove alle date e ai periodi si sostituivano le materia d’esame: quella volta che preparavo diritto privato …; quell’altra che studiavo procedura civile … .
Ma anche per l’esame di laurea non ci furono stress di sorta (probabilmente sì per la redazione della tesi in procedura civile scritta in quaranta giorni) né patemi per il voto finale: avevo la media del trenta (mi ero permesso di rifiutare due 28 per ridare gli esami e mantenere immacolato il libretto).
La vera “notte” fu quella degli orali del concorso al quale mi era preparato da una vita.
La selezione era stata durissima: c’erano 260 posti a bando, a superare gli scritti soltanto 220 candidati e si sapeva che un altro 10% sarebbe saltato agli orali.
Ricordo di aver sistemato geometricamente sul tavolo accanto al letto tutto il necessario con gesti attenti: gli abiti, i documenti di riconoscimento, la penna.
Mi dissi con un sorriso sulle labbra che, come un giovane ufficiale degli ussari, stavo affilando la sciabola e strigliando il cavallo; era la notte prima della carica finale.
Il corso di studi del liceo classico dei miei tempi (1972/1977) era particolare e non so se anche adesso sia così.
I primi due anni (l’allora ginnasio) erano contrassegnati da uno studio disperato del greco e del latino, con interi pomeriggi (sabati e domeniche inclusi) a mandare a memoria declinazioni, coniugazioni e regole grammaticali.
Ricordo una attenzione smodata della Professoressa nei confronti delle eccezioni e le interrogazioni che assomigliavano a degli interrogatori: arrivava pure a chiedere il numero della tal nota su quel determinato argomento e quello della pagina della grammatica dove compariva. Si capiva benissimo che il suo scopo principale (forse inconsapevole) non era la cultura ma il potenziamento accanito della memoria.
Il tutto contrassegnato da una selezione senza pietà (soprattutto alla fine del quarto ginnasio) consistente sì in bocciature, ma prevalentemente in coatti abbandoni verso altri istituti.
Insomma partimmo dal ginnasio in più di trenta e al liceo (l’attuale terzo anno del corso) arrivammo in una ventina.
Ma alla fine del ginnasio traducevo dal latino senza usare il vocabolario (pressoché necessario, invece, per le versioni di greco).
Al liceo le cose cambiavano e di molto, per le versioni si campava di rendita e lo studio delle letterature e della filosofia era poco più che un piacevole passatempo. Non dico che fossero delle passeggiate ma, a fronte del rigore quasi matematico di una versione di greco e di latino, le carte vincenti erano la tecnica argomentativa, la padronanza del lessico e le buone letture alle quali mi dedicavo con costanza.
Quanto affrontammo la maturità, forti delle percentuali favorevoli, il problema (per chi voleva che lo fosse) era soltanto la votazione finale.
Gestii la prova forse con qualche preoccupazione, ma senza stress di sorta.
Non ci fu una “notte prima degli esami”.
Gli studi disperati sarebbero ricominciati all’università, quattro anni di “sospensione temporale” dove alle date e ai periodi si sostituivano le materia d’esame: quella volta che preparavo diritto privato …; quell’altra che studiavo procedura civile … .
Ma anche per l’esame di laurea non ci furono stress di sorta (probabilmente sì per la redazione della tesi in procedura civile scritta in quaranta giorni) né patemi per il voto finale: avevo la media del trenta (mi ero permesso di rifiutare due 28 per ridare gli esami e mantenere immacolato il libretto).
La vera “notte” fu quella degli orali del concorso al quale mi era preparato da una vita.
La selezione era stata durissima: c’erano 260 posti a bando, a superare gli scritti soltanto 220 candidati e si sapeva che un altro 10% sarebbe saltato agli orali.
Ricordo di aver sistemato geometricamente sul tavolo accanto al letto tutto il necessario con gesti attenti: gli abiti, i documenti di riconoscimento, la penna.
Mi dissi con un sorriso sulle labbra che, come un giovane ufficiale degli ussari, stavo affilando la sciabola e strigliando il cavallo; era la notte prima della carica finale.
- stanzarichi
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L'esame di maturità!
Perito tecnico industriale in chimica. Non ricordo bene il tema di italiano, ma direi di averlo fatto sulla Costituzione. Ricordo bene, invece, che per il tema mi misi a sedere nella prima fila (era una prova poco temuta nel mio ITIP, un posto valeva l'altro). Durante la prova feci amicizia con il presidente di commissione, esterno, che durante la prova giocava con il nintendo DS al videogame brain training. Grosso errore: prima dell'inizio della seconda prova vengo chiamato da lui in prima fila, tra le imprecazioni dei miei compagni di classe che contavano sul mio aiuto soprattutto per il disegno dell'impianto chimico previsto
Terza prova veloce, con la racchetta da beach tennis nello zaino: esiti degli scritti comunicati telefonicamente mentre sorseggiavo una birra al mare tra una partita e l'altra
Alla prova orale scopro, invece, che la mia Prof d'italiana aveva invitato i miei genitori ad assistere
Terza prova veloce, con la racchetta da beach tennis nello zaino: esiti degli scritti comunicati telefonicamente mentre sorseggiavo una birra al mare tra una partita e l'altra
Alla prova orale scopro, invece, che la mia Prof d'italiana aveva invitato i miei genitori ad assistere
Riccardo
- Mequbbal
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L'esame di maturità!
L'esame di maturità è un ricordo bello... e allo stesso tempo un po' vago. Riguardo agli scritti andò tutto bene, eccetto il compito di matematica sul quale ci scervellammo pero poi gettare la spugna sull'ultima traccia, la numero 4. Due giorni dopo l'esame i telegiornali dichiararono che la traccia non era corretta e con i dati forniti non sarebbe mai stato possibile confermare il dato che richiedevano... non finii nemmeno di ascoltare la notizia che già squillò il telefono ed era un mio compagno, alzai la cornetta e, senza nemmeno verificare chi fosse, il mio amico mi investì con un "io lo dicevo cazzo, ci hanno fatto sputare sangue!". Eheheheh. Gli orali andarono bene... portai inglese e italiano. Fu un finale bello, e con alcuni amici ancora ci sentiamo e vediamo per ricordare aneddoti e situazioni simpatiche. Domani mio nipote affronterà l'esame... speriamo bene!
Non ti è imposto di completare l'opera ma non sei libero di sottrartene.
(Rabbi Tarfón)
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- domenico98
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L'esame di maturità!
Tutto sommato pochi anni fa, maturità dell'anno 2017: Milano, liceo scientifico della scienze applicate (niente latino e pii informatica), primo giorno il famigerato tema di italiano (una frana ero nei temi), scelsi l'enorme digressione dei vari significati di Natura interpretati dai vari poeti moderni e contemporanei. Una fatica assurda, ma ero piuttosto soddisfatto; purtroppo la professoressa esterna di italiano lo giudica altamente insufficiente per via della mia atipica concezione di Natura (sinceramente non me la ricordo neanche più), facendomi al contempo senza ironia i complimenti per l'ottima forma e il lessico utilizzo, bah...
Il giorno dopo, la seconda prova di matematica: era l'anno della strana bicicletta dalle ruote quadrate e dal pavimento ricurvo, mi sono buttato a capofitto nel calcolo delle derivate e della dimostrazione trigonometrica del perché il centro della ruota rimaneva sempre alla stessa altezza. Il mio sfrenato amore per la matematica è stato questa volta riconosciuto dal professore.
Arriva il giorno della terza prova, ad ogni passo verso la classe dimenticavo piano piano tutto ciò che avevo tentato di inserire forzatamente nel mio cervello nei giorni precedenti. Fortunatamente passai anche quella prova discretamente.
Ecco il giorno dell'orale, ero il secondo dell'elenco, mi ero portato due pacchetti di caramelle alla menta presi da Tiger quel mattino, per l'ansia ne finii uno intero nell'attesa che mi chiamassero.
Alla fine dell'orale, la professoressa esterna di fisica mi chiamò al suo banco e mi chiede di farle vedere la penna che avevo nel taschino (la mia Pelikan m150 con pennino di una 140, la primissima penna che ho acquistato e che usai per tutte le prove), e lei mi mostrò la sua m800 tortoise, un momento fantastico che ricorderò sempre con molto piacere.
È stata una bella maturità, faticosa ma bella. Giunto all'università mi accorsi che ogni esame era come una maturità a sé stante, e ora sono ancora qui, a preparare gli ultimi esami del terzo anno per arrivare alla laurea triennale. Tuttavia il ricordo della maturità è qualcosa di unico e irripetibile, simbolo di un percorso concluso, del consolidamento delle amicizie createsi durante le superiori, e l'inizio di una nuova avventura la cui fine mi sembra ancora tanto lontana
Lorenzo
Il giorno dopo, la seconda prova di matematica: era l'anno della strana bicicletta dalle ruote quadrate e dal pavimento ricurvo, mi sono buttato a capofitto nel calcolo delle derivate e della dimostrazione trigonometrica del perché il centro della ruota rimaneva sempre alla stessa altezza. Il mio sfrenato amore per la matematica è stato questa volta riconosciuto dal professore.
Arriva il giorno della terza prova, ad ogni passo verso la classe dimenticavo piano piano tutto ciò che avevo tentato di inserire forzatamente nel mio cervello nei giorni precedenti. Fortunatamente passai anche quella prova discretamente.
Ecco il giorno dell'orale, ero il secondo dell'elenco, mi ero portato due pacchetti di caramelle alla menta presi da Tiger quel mattino, per l'ansia ne finii uno intero nell'attesa che mi chiamassero.
Alla fine dell'orale, la professoressa esterna di fisica mi chiamò al suo banco e mi chiede di farle vedere la penna che avevo nel taschino (la mia Pelikan m150 con pennino di una 140, la primissima penna che ho acquistato e che usai per tutte le prove), e lei mi mostrò la sua m800 tortoise, un momento fantastico che ricorderò sempre con molto piacere.
È stata una bella maturità, faticosa ma bella. Giunto all'università mi accorsi che ogni esame era come una maturità a sé stante, e ora sono ancora qui, a preparare gli ultimi esami del terzo anno per arrivare alla laurea triennale. Tuttavia il ricordo della maturità è qualcosa di unico e irripetibile, simbolo di un percorso concluso, del consolidamento delle amicizie createsi durante le superiori, e l'inizio di una nuova avventura la cui fine mi sembra ancora tanto lontana
Lorenzo
"Il primo dovere di un gentiluomo è quello di sognare"
(O. Wilde)
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Le stilografiche sono la nuova setta segreta...domenico98 ha scritto: ↑domenica 21 giugno 2020, 11:52
Alla fine dell'orale, la professoressa esterna di fisica mi chiamò al suo banco e mi chiede di farle vedere la penna che avevo nel taschino (la mia Pelikan m150 con pennino di una 140, la primissima penna che ho acquistato e che usai per tutte le prove), e lei mi mostrò la sua m800 tortoise, un momento fantastico che ricorderò sempre con molto piacere.
Lorenzo
Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
Lao Tsu
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Durante gli esami cerco sempre di mettere in mostra la stilo che uso, sperando sempre che uno dei professori sia un confratello fanatico delle stilografiche, così magari mi alza il voto
Lorenzo
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