calli1958 ha scritto: ↑martedì 9 giugno 2020, 23:14
Non dico affatto che non sia arte...molto più semplicemente è un'arte che non mi piace. Non è che tutto ciò che è definito arte debba per forza piacere, non credi?
Una premessa: non prendere il mio intervento come un tentativo di farti dire "ok, forse mi potrebbero piacere anche i manga" perché non è questa la mia intenzione, anzi!
Mi premeva però specificare a chi non li conosce, una distinzione tra i vari fumetti giapponesi, al solo scopo di informativo (distinzione che mi pare di capire tu conosca già)
Il termine manga (immagini divertenti), identifica i fumetti giapponesi da cui derivano anche molti dei cartoni animati (anime). Non ci addentriamo nei vari sottogeneri perché sono fin troppi.
Ma esistono anche i gekika (immagini drammatiche) che sono fumetti per adulti, e con questa definizione si intende fumetti le cui tematiche abbracciano problemi sociali, o storie violente e drammatiche, e che negli anni '60 erano quasi uno strumento di protesta politica.
Allego tre tavole per rendere l'idea di quanto possano essere differenti i vari fumetti giapponesi.
Esasperando il paragone, dico che anche Cocco Bill è italiano ma non somiglia ad un Dylan Dog.

- Dragon Ball - Akira Toriyama
Qui la resa della dinamicità ha un ruolo chiave (non che la compessità della trama sia da meno).

- L'uomo che cammina - Jiro Taniguchi
Notare la cura dei dettagli degli sfondi e delle ambientazioni. In questa opera in particolare, sono quasi assenti i dialoghi.

- L'uomo senza talento - Yoshiharu Tsuge
Gekika. Per essere questo tipo di magaka* non serviva nemmeno particolare bravura o tecnica, era il contenuto quello che contava.
° mangaka (ovvero disegnatore di fumetti), ma ormai l'errore di battitura è stato "quotato"; chiedo scusa