Vedo che questo argomento ha preso una piega molto fotografica e… me ne rallegro. Ben sapendo che questo forum ospita una sezione espressamente dedicate ai temi della fotografia (alla quale ho visto molti degli amici di penna sono fortemente appassionati), mi avventuro però a seguire questo argomento qui seguendone la corrente fotofila, per vedere dove ci porterà. Se gli amministratori saranno di parere diverso, non ho alcuna obiezione a che spostino questo argomento in usa sede che considero più idonea.
Dunque e
in primis, io uso
sempre l’esposimetro, tanto nella fotografia analogica (come farei, altrimenti?) quanto in quella digitale. In questo senso sembrerebbe un po’ meno evidente l’utilità dell’esposimetro, perché il risultato dell’esposizione si può valutare sul visore della fotocamera, ma…
si può davvero?
Il visore più grande che io abbia su una fotocamera misura 3 pollici (scarsi 8 cm) in diagonale, e dal punto di vista della resa tonale e del colore è, diciamo, ai limiti della sufficienza. Quando fotografo con la fotocamera attaccata con un cavo al computer (cosa che faccio di solito), posso valutare l’esposizione sullo schermo da 27”; altrimenti,
posso fidarmi di quello che appena intravedo nel visore? Il risultato è, che per abitudine, eseguo le mie esposizioni sempre guidato da un esposimetro, per lo più a luce incidente, più raramente a luce riflessa con misurazione spot. Siccome a me piacciono le fotografie a toni “bassi”, espongo 1/3 e a volte 2/3 di stop meno di quello che suggerisce il mio esposimetro super-preciso.
Quanto a Hasselblad, ho usato e uso sia fotocamere digitali (sistema H o sistema V con sensore CFV) sia analogiche (le mie fidate Hassy del sistema V). I sensori di Hasselblad che ho provato mi piacciono moltissimo per la loro fedeltà cromatica e per la dolcezza dei passaggi tonali. Ho usato con felicità infantile un sensore da 16 Mpixels commercializzato da Hasselbald, con i suoi famosi “pixel grassi” (il CFV-16), su 503CW, 500C/M, 553ELX e Flexbody. Per quello che devo fare io con una fotocamera, questo avrebbe potuto essere il mio apparecchio definitivo. 16 Megapixels sono sufficienti per una pagina di libro in quarto grande e, con una minima interpolazione, addirittura per un formato in-folio. Ho fatto fare stampe da 110 x 110 cm, semplicemente mozzafiato e non solo per la nitidezza, ma per la qualità delle ombre e delle alte luci. Detto tra quelli tra noi che ci capiscono di fotografia, con un sensore da 16 Mp
di quella qualità, nessuno ha bisogno di niente di piú nel 99 per cento delle applicazioni fotografiche.
Vi allego un paio di esempi fortemente ridotti e salvati come JPEG di media qualità, la qualcosa penalizza moltissimo l’immagine originale, ma cliccandoli si possono ingrandire un poco e avere un’idea di che cosa può fare un CFV-16.
Dicevo che
avrebbe potuto essere il mio unico e ultimo dorso digitale per le mie, Hasselblad, se non fosse per il fatto che qui in Costa Rica
si ammala. Il filtro di riduzione degli UV, montato davanti al sensore, contiene qualche tipo di gelatina di origine animale, e in questo paese tropicale è immediatamente attaccato dai funghi. Nel giro di un paio di mesi, questi cominciano a mangiare il filtro e purtroppo l’effetto di puntini e linee sotilissime è registrato dal sensore. Ho fatto sostituire il filtro UV tre volte (a 400 Euro piú DHL vari) e gli stessi tecnici mi hanno detto che la cosa non ha rimedio. Arrivato qui da me, rimane in buone condizioni un altro paio di mesi, poi inizia il degrado. L’ultima volta ho fatto cambiare il filtro, l’ho fatto chiudere in un una busta ermeticamente sigillata dal servizio di assistenza e l’ho lasciato in Italia. Dovrei venderlo, ma le sue prestazioni fotografiche mi piacciono troppo, per cui vedró.
Avrei acquistato un altro CFV di Hasselblad, magari da 39Mp o 50Mp (che non hanno componenti in gelatina), ma il prezzo di questi sensori usati è quasi uguale a quello di una fotocamera del sistema H con il suo sensore. Dunque, sono passato al sistema H. La mia grande incertezza era data dal fatto che i sensori CCD non sono più implementati, a favore del sistema CMOS. Peró il risultato fotografico di un sensore CCD è, a mio parere, nettamente superiore a quello di un CMOS. Ha il suo prezzo da pagare: al di sopra dei 200 ISO è inutilizzabile per fotografie di alta qualità, e ha un tempo massimo di esposizione di poco superiore ai 2 minuti (che io uso spesso). I colori e i pixels di formato maggiore compensano tuttavia abbondantemente, secondo me, questi difetti.
Guardate da voi che cosa un sensore CCD da 50Mp. Fissatevi nei toni scuri, nella dolcezza dei passaggi tonali, nella sensazione pittorica che trasmette l’immagine, anche in condizioni di luce difficili: