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Con l’introduzione della Parker 51 a pennino coperto, e dalle forme affusolate ed avvenieristiche, nacque un movimento di portata planetaria di produzione di stilografiche molto simili al prodotto statunitense, almeno nelle sembianze generali. Molte stilografiche apparentemente simili lo erano in realtà solo in superficie, come, per esempio, l’Aurora 88, ben più pregevole tecnicamente.
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Il mercato di quegli anni era caratterizzato anche dalla presenza massiccia di penne economiche, fra le quali si annoverano anche le due Aster che vi presento oggi.
Il nostro splendido Wiki (https://www.fountainpen.it/Stilma) individua il marchio, registrato nel 1947, come quello più conosciuto della Ditta Stilma di Battista Gattero, fondata prima della seconda guerra mondiale. Ipotizzo, forse senza molta fantasia, che il significato del termine latino, specialmente con riferimento alla Aster alpinus, possa essere alla radice d'una scelta che può essere considerata naturale per una ditta torinese.
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Le due stilografiche che vedete sono realizzate in resina plastica ad iniezione, mentre i cappucci sono metallici. L’alimentazione è a stantuffo a slitta e la struttura generale è molto simile a quella della Vis Pen fabbricata dalla milanese Italstilo grosso modo nello stesso periodo.
Giudicando dalla foggia del cappuccio della stilografica nera, così simile a quello della Parker 51, penso che si tratti d’una variante anteriore a quella della penna bordeaux, che è dotata d’un cappuccio molto più simile a quello dell’Aurora 88P.
Il cappuccio della prima serie porta un foro d’aereazione, nascosto sotto la clip, assente invece nella variante successiva, che riporta una piccola stella a 5 punte incisa alla sommità della clip.
In linea generale, la manifattura è molto buona, anche negli assemblaggi. Comoda la sezione trasparente del fusto, che consente d'evitare l’esaurimento dell’inchiostro.
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Ma ecco le caratteristiche dimensionali principali:
- Lunghezza chiusa: 135 mm
- Lunghezza aperta senza cappuccio: 127 mm
- Lunghezza aperta a cappuccio calzato: 145 mm
- Lunghezza del cappuccio: 63 mm
- Diametro massimo del fusto: 11,7 mm
- Diametro massimo del cappuccio: 12,2 mm
- Diametro medio della sezione: 9,5 mm
- Peso: 18 gr (prima versione); 14 gr (seconda versione)
- Peso del cappuccio: 6 gr (prima versione); 4 gr (seconda versione)
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Nonostante la loro economicità, si tratta di penne molto confortevoli da impugnare, anche se molto leggere. Il cappuccio s’inserisce fermamente sul corpo e non rischia d’essere inavvertitamente proiettato in giro per la stanza.
La possibilità di smontare completamente la penna è molto apprezzabile, perché consente una pulizia completa, in grado di garantire un funzionamento ottimale. Una caratteristica che la Parker 51 non poteva vantare.
Il pennino, molto piccolo, in acciaio dorato e marcato "Monvial", è senza punta in iridio, bensì con le estremità dei rebbi schiacciate in verticale ed arrotondate. La scorrevolezza è sorprendentemente buona e la scrittura si rivela molto precisa, agevolata dal cappuccio calzato, a meno che non amiate particolarmente le stilografiche molto leggere.
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In sintesi, il giudizio è molto positivo: si tratta di penne semplici ed economiche, ma che testimoniano della buona qualità e dell’eccellente ingenierizzazione italiana in un periodo nel quale l’iniziativa privata, gravata da pesi minori di quelli attuali, poteva ancora guardare con ottimismo al futuro.