jebstuart ha scritto: ↑martedì 24 marzo 2020, 14:26
Ma "Andrà tutto bene" mi sembra una frase minimalista ed infantile, degna dell'Italietta di Facebook e WhatsApp.
Io da madre snaturata ho rifiutato l'idea che le mie figlie sfogassero la propria creatività in arcobaleni colorati e scritte idiote.
Non andrà tutto bene, chi ha almeno due neuroni di scorta nel cervello lo capisce, solo che adesso come adesso c'è una sorta di rifiuto infantile della situazione, la gente si tiene in piedi con la speranza di svegliarsi domani da un brutto sogno e scoprire che può uscire di casa a fare jogging o palestra e/o andare a fare shopping nella boutique più vicina per comprarsi qualcosa di inutilmente costoso da postare su Instagram.
Io preferisco non pensare, ogni tanto l'idea del futuro tende un agguato al mio cervello e mi paralizzo spaventata guardando le mie figlie. Quando ci penso, penso anche alle mie nonne, che sono nate e cresciute attraverso una guerra mondiale (la Prima) e un'epidemia (Spagnola) e sono sopravvissute da mogli e madri ad un'altra guerra mondiale (la Seconda). Prego che mi abbiano passato qualche buon gene di resilienza che mi aiuterà nei prossimi mesi/anni e prego anche che queste idee siano solo pensieri di una Cassandra spaventata e troppo pessimista.
A proposito di "andrà tutto bene" di questi tempi ogni tanto mi torna in mente questa poesia (forse il mantra di Whatsapp ha preso il posto dei santini di una volta, con la superficialità però che caratterizza i nostri tempi)
Peso
Quel contadino
si affida alla medaglia
di Sant’Antonio
e va leggero
Ma ben sola e ben nuda
senza miraggio
porto la mia anima
zoniale ha scritto: ↑martedì 24 marzo 2020, 16:22
Ecco:
tutto andra bene.jpg
Quella e' un fake a Photoshop e pure mal fatto
“Ankh-Morpork had dallied with many forms of government and had ended up with that form of democracy known as One Man, One Vote. The Patrician was the Man; he had the Vote.”
contribuisco con un brano che ho trovato molto bello (erroneamente attribuito a Jung ma pare sia di Alessandro Frezza)
“Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?”
“Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?”
“Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari”.
“E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?”
“Non me lo perdonerei mai, anche se per me l’hanno inventata questa peste!”
“Può darsi, ma se così non fosse?”
“Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa”.
“E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo”.
“Mi prendete in giro?”
“Affatto... Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso”.
“Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?”
“Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa”.
“E di cosa vi privaste?”
“Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po’ di primavera a terra. Ci fu un’epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un’abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l’uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all’alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l’ora delle preghiere, l’ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita.
Sempre l’indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l’abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave.
Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l’attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L’ attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell’equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando”.
“Come andò a finire, Capitano?”
“Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto”.
“Vi privarono anche della primavera, ordunque?”
“Sì, quell’anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela piu”.
coro ha scritto: ↑mercoledì 25 marzo 2020, 14:09
contribuisco con un brano che ho trovato molto bello (erroneamente attribuito a Jung ma pare sia di Alessandro Frezza)
“Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?”
“Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?”
...
“Come andò a finire, Capitano?”
“Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto”.
“Vi privarono anche della primavera, ordunque?”
“Sì, quell’anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela piu”.
Stiamo un pò travisando ma anche io esprimo perplessità sul fatto che Montegrappa consenta di realizzare un design senza ritenerlo accettabile e quindi concordo che parte del dissenso sia da imputare alla casa produttrice per la scelta poco rispettosa. Certo è una mia opinione, molti direbbero il contrario e sbandiererebbero lo slogan "Andrà tutto bene".
Nel lock down le scuole hanno invitato a fare i famosi manifesti con lo slogan e postare le foto nelle chat di classe... noi eravamo rimasti i pochi a non farlo ed i figli scoperto che i loro amichetti avevano postato le foto alla fine ci hanno convinti. Giunti alla fine dell'opera mio figlio ha scritto la frase... è un bimbo maschio di 7anni un tantino istintivo e gli è uscito "Speriamo vada bene". Tra il ridere ho pensato che nella semplicità avesse più chiaro di tanti la situazione, l'ho abbracciato e gli ho spiegato che il manifesto non lo avremo corretto ed avremo pregato perchè nascesse del buono per tutti noi da questa brutta situazione.
Un abbraccio a tutti coloro che hanno sofferto in questo periodo difficile. E non sarà semplice neppure quello che ci aspetta.
Luca
Luca Cecchi
"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità" - Alexis Carrel
Solo per la cronaca.
Lo slogan (ma non è il nome giusto, forse occorrerebbe chiamarlo "augurio") iniziò a diffondersi a Milano durante le fasi più cruente della pandemia. Inizialmente si trattava di semplici post-it che una mano - credo tuttora anonima - aveva vergato e sparso qua e là per la metropoli (nei soliti posti: treni, stazioni, ospedali, fermate dei mezzi pubblici). In seguito il fatto è stato emulato entrando nel maremagnum di internet ripreso poi a mezzo stampa, ottenendo infine la diffusione nota a noi tutti (esempio di messaggio virale mi si passi il termine, non l'ho coniato io).
Da marito di una infermiera in reparto COVID confermo che no, non è per niente andato tutto bene, tuttavia mi è stato detto dagli addetti ai lavori che questo ripetersi di una frase di fiducia, in alcuni momenti particolarmente gravi ha aiutato.
Riporto quanto so, senza entrare nel merito del giudizio e chiudo, visto che sono OT.
Ciao.