Magonza è una città piccola e graziosa, posta su un lato del fiume Reno, con molte cose interessanti da fare e da vedere. È la città dove Gutenberg, all’inizio del XV secolo, ha inventato la stampa a caratteri mobili, un’invenzione che senza dubbio ha cambiato la storia della cultura e del mondo. Il bellissimo museo Gutenberg ospita una straordinaria esposizione relativa alla storia della stampa, ma anche, per gli appassionati come noi, della storia della carta e degli altri supporti per la scrittura, della lunga epoca medievale dedita ai manoscritti illuminati, e delle prime fasi della stampa con una bellissima raccolta di libri noti come incunaboli. Tra gli altri, una copia originale della Hypnerotomachia Poliphili, stampata a Venezia per i tipi di Aldo Manuzio nel 1499 e da molti considerato il più bell’incunabolo mai dato alle stampe, della quale possiedo una bellissima (e rara) edizione anastatica stampata, cosí come l’originale, su carta vergata.
Accanto al museo vi è un negozio, gestito dalla Fondazione Gutenberg, che è un vero e proprio paradiso, con stampe tratte dalla famosa Bibbia a 42 righe di Gutenberg, carte di ogni genere, pennini da intinzione, timbri in ottone, quaderni rilegati in cuoio (fatti in Italia), e persino dei pacchettini con fogli e buste di charta bambagina fabbricata a mano ad Amalfi, un prodotto impossibile da trovare dove io vivo, ma davvero raro da incontrare anche in Italia.
Nel centro della città, proprio di fronte alla fermata dell’autobus che prendevo tutti i giorni per andare e tornare da casa, c’è uno stupendo e tradizionale negozio di belle arti e cartoleria, fornitissimo, che risponde al nome di Listmann. Vi ho trascorso tante di quelle ore, che mancava solo avessi una brandina al primo piano, nel reparto carte, quaderni, matite colorate e altri strumenti per scrivere e disegnare, per potervi passare tranquillamente anche la notte... Tra le altre cose, una fornitissima serie di quaderni in cuoio italiani, della marca “Manufactus”, alcuni dei quali prodotti nella bellissima carta amalfitana, la charta bambagina, che si iniziò a produrre nel territorio amalfitano durante il secolo XIII, dopo che gli abitanti della Repubblica marinara ne avevano appreso la preparazione e l’arte dagli arabi.
Tanta è stata la mia insistenza nel maneggiare, toccare, rigirare tra le mani e accarezzare un giorno dopo l’altro un quaderno Manufactus in carta bambagina dal nome di “Medievale”, che la mia cara moglie, a metà tra stufa e commossa, ha deciso di comprarmelo come regalo di Natale.
Il quaderno è coperto da una pelle color marrone scuro morbidissima, e all’interno è formato da otto quinterni di cinque fogli (10 pagine), ognuno dei quali cucito direttamente alla pelle secondo l’uso medievale, per un totale di 80 pagine. La carta bambagina, che reca la filigrana di L. Amatruda di Amalfi, è spessa, morbidissima, docile al tatto, di un colore bianco appena avoriato: una vera gioia dei sensi. Ogni foglio del quinterno è prodotto individualmente a mano, cosicché ha tutti e quattro i lati intonsi. È un prodotto costoso, ma dalla qualità altissima.
La carta regge l’inchiostro, anzi gli inchiostri (ne ho provati quattro), benissimo e ovviamente, per le sue caratteristiche di grammatura pesante, non presenta alcuna infiltrazione sull’altra faccia del foglio. L’asciugatura è sempre rapida, meno che con l’inchiostro Smoky Quartz di Edelstein. Ho provato a fare un leggero schizzo a matita, ma ho scoperto che la carta bambagina non si può cancellare perché la superficie si sfalda sotto la gomma, anche se morbida.
Il regalo mi è stato consegnato in Italia, dove con mia moglie abbiamo trascorso il Natale con la famiglia italiana: genitori, fratelli, figlie e nipoti.
Ed eccolo qui, il quadernone: