Passo dall’Italia, in giro per lavoro, e ne approfitto per passare qualche giorno con papà e mamma, entrambi a pochi giorni dal loro novantesimo compleanno. Che fantastici! E passo qualche giorno nella casa dove sono cresciuto, tra le cose che non ho mai portato via con me (nè lo farò questa volta, ahimè...): cerco tra i miei libri e sfoglio la raccolta che il grande Giorgio Colli aveva curato per Adelphi, frammenti della sapienza greca che cercano di ricomporre il mondo del pensiero presocratico. Che buon odore le pagine un po’ ingiallite, che belli i caratteri greci accanto a quelli latini...
Trovo fogli di una carta vergata di Hahnemühle, “carta di guardia” dice il pacchetto, la taglio e ci copio sopra qualcosa.
Che meraviglia di pennino la Omas “Grand” Paragon! Ho con me una penna nera con finiture “
high tech” (non ho mai capito perché le chiamino così), con pennino fine. Ne avevo maldestramente scollegato il fondello dal pistone e, malgrado i miei tentativi, non ero più riuscito a ricomporre la faccenda. Ho pensato di portarla con me, forse in Italia avrei potuto trovare qualcuno capace di ripararla, già, ma chi? non conosco nessuno nè so se esista ancora qualcun capace di mettere mano a una stilografica...
Siccome la ciliegina sulla torta del mio breve viaggio italiano è stata una visita alla Montegrappa in quel di Bassano (tornerò su questo argomento con un lungo e tedioso resoconto...), una volta lì ho chiesto svergognatamente al tecnico riparatore Michele se potesse darci un’occhiata. Finita la mia visita, Michele aveva rimesso a nuovo la mia Omas, una penna che non aveva mai visto prima!
Come ho già scritto (
repetita juvant), non ho mai capito come questa penna abbia potuto non essere amata. È perfetta. Le dimensioni, il pennino, la forma! Nessun’altra penna che io conosca assomiglia davvero tanto alla gentile curvatura di una colonna dorica...