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Pergamene del '200 e del '300
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Pergamene del '200 e del '300
Questi sono alcuni particolari dei documenti dell'Archivio di Stato di Mantova che ho analizzato in un lavoro, che allego, presentato dalla Società di Studi Storici di Correggio presentato presso il Palazzo dei Principi nel 2009, atti (coi documenti di cui sopra e altri) pubblicati nel 2010 a cura di detta Società di Studi Storici: in che stile sono? Cosa dite della scrittura, del supporto? Bella la pergamena con le cuciture!
Luca
fifty(six) years after
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Ciao Luca, scrittura molto interessante. 
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Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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Pergamene del '200 e del '300
Caro Luca,
rispondere alla tua domanda richiede delle competenze che travalicano le mie conoscenze: anch'io sono un dilettante che per mestiere fa tutt'altra cosa.
Potrei avanzare l'ipotesi che si tratti di scritture corsive in cui si notano degli elementi ereditati dalla Minuscola Carolina, ma potrebbe essere una grossa castroneria. Certo è che nella redazione di atti legali presso notai del luogo non veniva usata una scrittura formale e che spesso si catalogano queste forme calligrafiche come "scritture bastarde"che si evolvono nel tempo assorbendo elementi dal tipo di scrittura formale in auge al momento: in effetti alcuni elementi presenti nella prima pergamena non si ritrovano nella seconda, redatta circa ottant'anni dopo.
Per quanto riguarda il tuo elaborato devo dire di averlo letto attentamente e di essere rimasto colpito: ad un certo punto hanno cominciato ad emergere dalla parola scritta immagini di personaggi, di famiglie e dei loro affari, di vite vissute centinaia di anni fa ma tramandateci nella loro quotidianità da atti notarili. Lo stesso effetto che mi fa il trovare qualche nota di margine in cui un oscuro monaco si lamenta del crampo dello scrittore o del freddo che fa nello scriptorium. Mi emoziona. E non è poco.
rispondere alla tua domanda richiede delle competenze che travalicano le mie conoscenze: anch'io sono un dilettante che per mestiere fa tutt'altra cosa.
Potrei avanzare l'ipotesi che si tratti di scritture corsive in cui si notano degli elementi ereditati dalla Minuscola Carolina, ma potrebbe essere una grossa castroneria. Certo è che nella redazione di atti legali presso notai del luogo non veniva usata una scrittura formale e che spesso si catalogano queste forme calligrafiche come "scritture bastarde"che si evolvono nel tempo assorbendo elementi dal tipo di scrittura formale in auge al momento: in effetti alcuni elementi presenti nella prima pergamena non si ritrovano nella seconda, redatta circa ottant'anni dopo.
Per quanto riguarda il tuo elaborato devo dire di averlo letto attentamente e di essere rimasto colpito: ad un certo punto hanno cominciato ad emergere dalla parola scritta immagini di personaggi, di famiglie e dei loro affari, di vite vissute centinaia di anni fa ma tramandateci nella loro quotidianità da atti notarili. Lo stesso effetto che mi fa il trovare qualche nota di margine in cui un oscuro monaco si lamenta del crampo dello scrittore o del freddo che fa nello scriptorium. Mi emoziona. E non è poco.
Bene qui latuit bene vixit
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Grazie anche da parte mia per avere condiviso le interessanti immagini, molto suggestive.
Ho provveduto a spostare l'argomento nella Sezione più idonea.
Ho provveduto a spostare l'argomento nella Sezione più idonea.
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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mi accodo ai ringraziamenti di chi mi ha preceduto rivolti a Luca.
La scrittura, la storia e le storie, si intrecciano e noi posteri percepiamo, quasi vivendoli, i fatti.
Leggerò con piacere il tuo scritto e quanto mi emozionano M. Bloch in bibliografia e Dag Norberg in nota
La scrittura, la storia e le storie, si intrecciano e noi posteri percepiamo, quasi vivendoli, i fatti.
Leggerò con piacere il tuo scritto e quanto mi emozionano M. Bloch in bibliografia e Dag Norberg in nota
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- lucaparte
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Grazie a tutti voi (anche per il riposizionamento nel giusto settore). Come scrive Alessandro, è davvero un'emozione saper leggere cosa c'è dietro le carte, specie quelle che per secoli sono state scritte a mano, da notai ciascuno con le sua scrittura, da preti con annotazioni su monotoni libri parrocchiali: le carte cantano davvero. Quanto alle pergamene in questione, effettivamente non sono cancelleresche, quindi lo stile è diverso per ciascun autore, e sono scritte per un piccolo signore tardofeudale e i suoi vassalli. Sullo stile bastardo, nella mia esperienza, il peggiore e spesso quasi illeggibile (parlo di notai nel contesto medio padano, sopratutto, e di parroci, ma anche di documenti veneziani, gonzagheschi ed estensi), è proprio del '500: forse si erano persi riferimenti stilistici? Quello del '200 è semplicissimo, in confronto. Ancora grazie e scusate se vi ho sottoposto (quasi 'costretto' però!) letture un po' particolari
Luca
Luca
Luca
fifty(six) years after
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