Acquisto di una penna stilografica ITALIANA
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Semplicemente trovo che le penne italiane costino troppo e/o che non siano sempre ineccepibili nella scrittura.
Forse un giorno in cui capirò perchè "un'ammiraglia" italiana debba costare il doppio o il quadruplo di una pari livello tedesca (Montblanc esclusa) o giapponese o perchè un'italiana con pennino in acciaio e realizzata con la stessa identica resina di altre "penne dei poveri" debba costare quattro o dieci volte in più. Ma forse non lo capirò mai...
A meno che il made in Italy non sia ormai considerato solo ed esclusivamente un marchio del lusso e come tale venduto.
Pelikan produce penne, dalle scolastiche alle alto di gamma.
Pilot produce penne, dalle scolastiche alle alto di gamma.
E via così.
Le italiane producono penneborseorologi... Oggetti di lusso. A un prezzo di lusso. Oggetti da esibire più che da usare e che siano funzionali spesso è solo un optional.
Parlo, chiaramente, di penne che ho avuto la possibilità di toccare, soppesare, provare e lasciare dov'erano.
Forse un giorno in cui capirò perchè "un'ammiraglia" italiana debba costare il doppio o il quadruplo di una pari livello tedesca (Montblanc esclusa) o giapponese o perchè un'italiana con pennino in acciaio e realizzata con la stessa identica resina di altre "penne dei poveri" debba costare quattro o dieci volte in più. Ma forse non lo capirò mai...
A meno che il made in Italy non sia ormai considerato solo ed esclusivamente un marchio del lusso e come tale venduto.
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Parlo, chiaramente, di penne che ho avuto la possibilità di toccare, soppesare, provare e lasciare dov'erano.
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Che belle!
stretta la foglia, larga la via, dite la vostra, ho detto la mia
per non dimenticare https://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_del_ricordo
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quali?
bravo due ottimi esempi. Queste due marche producono tutta la penna in casa dai pennini alle clip. Cosa inimmaginabile per aziende come le nostre.Solo mettersi a produrre pennini in acciaio per penne scolastische per aziende come la Visconti, l'Aurora e yadda yadda è l'equivalente di spararsi nei piedi. Non oso immaginare le altre implicazioni.
ritornando in-topic: mi unisco al coro che ha suggerito una Aurora se la vuoi italiana fino alla punta del pennino. In alternativa il vintage
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Grazie!
E allora? Ritengo che un produttore che non produce in proprio i pennini rinunci al dare una personalità esclusiva alle proprie penne. E se rinuncia lo fa per propria scelta e tornaconto.Normie ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 14:57 Queste due marche producono tutta la penna in casa dai pennini alle clip. Cosa inimmaginabile per aziende come le nostre.Solo mettersi a produrre pennini in acciaio per penne scolastische per aziende come la Visconti, l'Aurora e yadda yadda è l'equivalente di spararsi nei piedi. Non oso immaginare le altre implicazioni.
Quando scrivo con una penne realizzate interamente dal produttore so che preverò sensazioni diverse e peculiari per ognuna. Quando scrivo con penne con pennini JoWo o Block so che, a parte marchio e estetica, scriveranno tutte alla stessa maniera.
Non capisco, poi, perchè si debba reagire manco si fosse il titolare o il progettista di una determinata ditta. O è semplicemente tifo?
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Un pò di sano campanilismo non fà male, al contrario del solito esterofilismo. Non credo che sia sbagliato guardare ai prodotti nostrani con un occhio critico, ma credo che il consenso generale attribuito all produzione Italiana sia un dato oggettivo. Ora capisco che qualche sofisticato strumento nostrano possa fallire, tuttavia non credo che altri produttori siano esenti da problemi. Tra l'altro molte aziende nostrane hanno un supporto cliente decente, in linea con quelli di altri marchi esteri. Insomma non vedo questa tragedia sul prodotto nostrano, si sa che costicchiano ma si sa anche che sono prodotti di nicchia: sarà mica una pecca se in Italia abbiamo solo produttori di fascia medio/alta mentre nel resto del mondo hanno solo Montblanc? 
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bravo x2
noi nel forum ragioniamo spesso da appassionati e sottovalutiamo le scelte prettamente economiche delle varie marche.
la mia formazione mi porta ad essere aziendalista.
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In parte sono d'accordo con te.Bons ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 12:42 Semplicemente trovo che le penne italiane costino troppo e/o che non siano sempre ineccepibili nella scrittura.
Forse un giorno in cui capirò perchè "un'ammiraglia" italiana debba costare il doppio o il quadruplo di una pari livello tedesca (Montblanc esclusa) o giapponese o perchè un'italiana con pennino in acciaio e realizzata con la stessa identica resina di altre "penne dei poveri" debba costare quattro o dieci volte in più. Ma forse non lo capirò mai...
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Parlo, chiaramente, di penne che ho avuto la possibilità di toccare, soppesare, provare e lasciare dov'erano.
La differenza ad esempio tra una 1911 ed una Momento Zero è nell'uso di materiali piacevoli per la Momento e l'uso di pennini fantastici per la 1911.
La Momento è piu' bella da tenere in mano, le prestazioni di un pennino Sailor sono imparagonabili con I Bock che monta la Momento.
Design e cura dei materiali versus pennini extraperformanti.
E' una scelta.
STEFANO
Ogni penna corre con inchiostri diversi su altrettante innumerevoli carte. Alcune scivolano rapide, altre con piena lentezza, altre grattano ritmi piacevoli. Ognuna esprime un suo carattere che lo scrittore dolcemente doma.
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A quanto pare anche Santini produce in proprio tutto (più facile che per Aurora, tutti i suoi pennini sono in oroBons ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 16:02 E allora? Ritengo che un produttore che non produce in proprio i pennini rinunci al dare una personalità esclusiva alle proprie penne. E se rinuncia lo fa per propria scelta e tornaconto.
Quando scrivo con una penne realizzate interamente dal produttore so che preverò sensazioni diverse e peculiari per ognuna. Quando scrivo con penne con pennini JoWo o Block so che, a parte marchio e estetica, scriveranno tutte alla stessa maniera.
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Solo se la cosa non mi tocca il portafogli.francoiacc ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 16:25 Un pò di sano campanilismo non fà male, al contrario del solito esterofilismo.
Il consenso generale non è necessariamente un dato oggettivo su cui basare la bontà di qualcosa. Ne abbiamo avuto numerosi esempi, nell'arte, nella storia e nella politica.francoiacc ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 16:25 credo che il consenso generale attribuito all produzione Italiana sia un dato oggettivo.
A me non dà fastidio il prodotto di nicchia; a me dà fastidio (estremizzo) il ciarpame proposto come prodotto di nicchia. Una penna che non scrive, o scrive molto male, non vale neanche il materiale usato per produrla; altro che nicchia. Un produttore - in generale - che si autoproclama di fascia medio alta, ma poi le sue penne scrivono 'na monnezza, o i suoi orologi segnano l'ora sbagliata, o le sue auto sono continuamente dal meccanico (spacciando magari la cosa come peculiarità della casa - complimentoni!), può giusto fare autocelebrazione e sperare di essere creduto. Nessun problema: personalmente lo ignoro, ma preferisco essere oggettivo e non campanilista, perché la mia stima devi guadagnartela. Tra l'altro io sono uno che non ne fa una questione di convenienza economica: se un oggetto è di qualità indubbia (ma deve essere impeccabile), e funziona bene, ed è pure italiano, io sono anche disposto a spendere di più. Spendere di più per avere qualcosa di difettoso, invece, di solito, mi fa sentire un idiota.francoiacc ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 16:25 si sa che costicchiano ma si sa anche che sono prodotti di nicchia: sarà mica una pecca se in Italia abbiamo solo produttori di fascia medio/alta mentre nel resto del mondo hanno solo Montblanc?
Sono sulla stessa, identica lunghezza d'onda; di solito dico "provata una n°6 (con riferimento al pennino montato) provate tutte.
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Ovvio, se decido di comprare una penna i miei soldi cerco di investirli al meglio a prescindere da dove viene la penna. Credo tuttavia, con un pò di sano campanilismo, che per cercare un buon prodotto possiamo tranquillamente guardare in casa nostra.
Consentimi ma non parliamo di arte, politica o storia, ma di penne, se la maggior parte della gente che le compra le trovano funzionali e ben fatte allora credo che possiamo considerarle un buon prodotto. Ovviamente lungi da me dire che la nostra produzione è perfetta, ci sono penne che non valgono una cicca, ma non credo che una percentuale bassa di penne mal riuscite possa essere indice generale di scarsa qualità della produzione italiana. Ne possiedo diverse, la maggior parte funzionano bene, alcune egregiamente, qualcuna è ciarpame e, tra queste, un paio hanno preso la via di casa.
Un prodotto di nicchia è un prodotto che è un'eccellenza, nel caso di una penna parliamo di un oggetto che oltre ad essere ricercato e ben fatto funziona. I nostri marchi puntano a questi risultati ma non sempre ci riescono. Mi sembra banalmente vero che una penna che non scrive è una chiavica, a maggior ragione se te la vendono per prodotto di nicchia, penso che sarebbe stupido affermare il contrario. Campanilismo, nel contesto di questa discussione, non significa farsi abbindolare, ma semplicemente non essere prevenuti nei confronti dei nostri prodotti. Delle mie Aurora non ne ho una che funziona male e non scrivono peggio delle osannate Sailor, Platinum o Pilot. Montegrappa avrà pure un pennino Bock, ma la Extra in celluloide è di una bellezza unica, per non parlare di una OMAS Arco Brown.Monet63 ha scritto: ↑martedì 14 maggio 2019, 19:02 A me non dà fastidio il prodotto di nicchia; a me dà fastidio (estremizzo) il ciarpame proposto come prodotto di nicchia. Una penna che non scrive, o scrive molto male, non vale neanche il materiale usato per produrla; altro che nicchia. Un produttore - in generale - che si autoproclama di fascia medio alta, ma poi le sue penne scrivono 'na monnezza, o i suoi orologi segnano l'ora sbagliata, o le sue auto sono continuamente dal meccanico (spacciando magari la cosa come peculiarità della casa - complimentoni!), può giusto fare autocelebrazione e sperare di essere creduto. Nessun problema: personalmente lo ignoro, ma preferisco essere oggettivo e non campanilista, perché la mia stima devi guadagnartela. Tra l'altro io sono uno che non ne fa una questione di convenienza economica: se un oggetto è di qualità indubbia (ma deve essere impeccabile), e funziona bene, ed è pure italiano, io sono anche disposto a spendere di più. Spendere di più per avere qualcosa di difettoso, invece, di solito, mi fa sentire un idiota.
Ricordiamoci di una cosa, per scrivere basta una bic, nel nostro hobby siamo alla ricerca non solo di formidabili strumenti di scrittura ma di un equilibrio di emozioni e di qualità di scrittura e qui credo che non siamo secondi a nessuno.
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Ok, su questo sono con te: io non sono affatto prevenuto, né verso le italiane né verso le straniere, e valuto solo le reali qualità; o meglio, quelle che io ritengo, per le mie esigenze, gusti, etc, siano le qualità sulle quali non transigo. Per dire, a me le celluloidi non fanno né caldo né freddo.francoiacc ha scritto: ↑mercoledì 15 maggio 2019, 0:11 Campanilismo, nel contesto di questa discussione, non significa farsi abbindolare, ma semplicemente non essere prevenuti nei confronti dei nostri prodotti. Delle mie Aurora non ne ho una che funziona male e non scrivono peggio delle osannate Sailor, Platinum o Pilot. Montegrappa avrà pure un pennino Bock, ma la Extra in celluloide è di una bellezza unica, per non parlare di una OMAS Arco Brown.
In quanto alle giapponesi, mai trovata una, di qualsiasi casa, che scrivesse meno che benissimo, per cui capisco benissimo che siano (giustamente) osannate, senza contare che ognuna ha un suo preciso carattere, perché molti hanno pennini proprietari. Trovo questa cosa dei pennini proprietari fondamentale, ma mi rendo conto che, per molti, invece, il tipo di "vestito" . per così dire - sia altrettanto importante. Chiaro che ho anche ottime penne dotate di pennini Bock, ma a livello di scrittura le trovo analoghe, tranne - inspiegabilmente - la Mezzanotte, che ha una grinta che mi ha sempre stupito.
Non è il mio caso, nel senso che non considero la stilografica un hobby (gli inchiostri invece sifrancoiacc ha scritto: ↑mercoledì 15 maggio 2019, 0:11 Ricordiamoci di una cosa, per scrivere basta una bic, nel nostro hobby siamo alla ricerca non solo di formidabili strumenti di scrittura ma di un equilibrio di emozioni e di qualità di scrittura e qui credo che non siamo secondi a nessuno.
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Ed è proprio questo il punto, non scelgo una penna per la sua nazionalità, ma trovo un po' un luogo comune dire che siamo solo capaci di realizzare costosissimi e inutili oggetti di lusso spacciati per penne e che solo giapponesi e tedeschi sanno fare penne che scrivono. C'è tanto nella produzione nostrana attuale e passata che merita, al pari se non di più di tanti marchi stranieri. Scolastiche in Italia non ne facciamo più, quelle le facciamo fare agli altri, bisogna farsene una ragione.
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Ed è principalmente a questa che mi riferivo
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Sono stato costretto a lasciare l'Italia per motivi di (non) lavoro. Qualcuno mi definisce "cervello in fuga", qualcun altro mi dice che ho avuto coraggio, in realtà si è trattato semplicemente di disperazione e fame.
Però questa lontananza mi fa amare ancor di più tutto quello che è italiano, a partire dalla mia lingua madre. E vorrei essere sempre fiero di tutto quel che è italiano, ma non sempre è possibile.
Esterofilia e campanilismo mi sono estranei, parlo quattro lingue e vivo in paesi diversi, imparo a conoscere altre culture.
Il "Made in Italy", per me, parte con le stesse identiche possibilità di tutti gli altri "Made in...", purtroppo non raggiunge sempre gli stessi traguardi.
Se poi in un forum di appassionati italiani di stilografiche per parlare di eccellenze italiane si finisce sempre su OMAS e Aurora d'epoca qualche domanda bisognerà pur porsela.
Però questa lontananza mi fa amare ancor di più tutto quello che è italiano, a partire dalla mia lingua madre. E vorrei essere sempre fiero di tutto quel che è italiano, ma non sempre è possibile.
Esterofilia e campanilismo mi sono estranei, parlo quattro lingue e vivo in paesi diversi, imparo a conoscere altre culture.
Il "Made in Italy", per me, parte con le stesse identiche possibilità di tutti gli altri "Made in...", purtroppo non raggiunge sempre gli stessi traguardi.
Se poi in un forum di appassionati italiani di stilografiche per parlare di eccellenze italiane si finisce sempre su OMAS e Aurora d'epoca qualche domanda bisognerà pur porsela.