Mostra Scambio - Pen Show - di Firenze
17 maggio 2025 - Hotel AC Marriot, via Luciano Bausi, 5
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casi della vita e del commercio
- sussak
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- Iscritto il: martedì 26 febbraio 2019, 12:02
- La mia penna preferita: Parker Duofold Orange Senior,
- Il mio inchiostro preferito: Diamine, Lamy Azurite
- Misura preferita del pennino: Fine
- Località: Milano
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casi della vita e del commercio
Apro il mio primo intervento sul Forum con una lamentela, purtroppo.
Milano, confrontata con altre città europee, è piccola, ma si trova (o meglio si trovava) di tutto, dalla vitina per gli occhiali alla torretta del carro armato (in via Armellini); però i miei fornitori di macchina fotografiche e pellicole hanno chiuso; Brunori, il mio punto di riferimento per le stilografiche ha cessato l’attività. Era più di un punto di riferimento, aveva tutto, sapeva tutto del suo settore, ed aveva una dote rarissima in questa città: la cortesia.
Di venditori di penne ne sono rimasti sostanzialmente tre. Ieri avevo bisogno delle cartucce Pelikan lunghe, per rendere l’idea del tipo Edelstein nella scatolina di latta, ed un converter Kaweco di tipo standard, non quello micro per la Sport, ma per la Kaweco Dia II. Penso niente di eccezionale.
Prendo la metro 2 e scendo a Cadorna, confidando che nel negozio più vecchio, trovi quanto mi occorre, trattandosi di materiale abbastanza comune. Le tre vetrine sono strapiene di tutti i modelli di stilo immaginabili con prezzi da 20 euro fino a 1200, comprese tutte le Kaweco in catalogo.
Entro, alle 16 non c’è nessuno tranne tre commesse in età, dallo sguardo spento ed annoiato; saluto e nessuno mi risponde. Chiedo le cartucce, la dipendente mi guarda (finalmente) e mi dice “non le abbiamo”, “non avete cartucce Pelikan nere lunghe?” “no, ma le Waterman sono identiche” ”guardi che mi servono su una Kaweco Dia II, come quella in vetrina, è sicura?” “sì” - ne prendo una scatola – “Avete un converter standard, quello Pelikan non va bene, non entra” “no” “ho capito, devo comprare su Amazon” – Pago 4 euro, saluto (nessuna risposta) e torno a casa. Le cartucce Waterman sulla Kaweco Dia II non vanno bene, ballano e non si bloccano sull’innesto.
Accendo il pc, vado sul sito del mio abituale fornitore tedesco e trovo il converter, su Amazon tutte le cartucce che mi occorrono e che domani arriveranno in portineria.
Ora mi chiedo che, se è sparito dal commercio il buon Brunori, non meriti di sparire anche qualcun altro che non è capace di gestire una attività commerciale. O forse è colpa mia che non gli ho lasciato 500 euro per una penna nuova?
Milano, confrontata con altre città europee, è piccola, ma si trova (o meglio si trovava) di tutto, dalla vitina per gli occhiali alla torretta del carro armato (in via Armellini); però i miei fornitori di macchina fotografiche e pellicole hanno chiuso; Brunori, il mio punto di riferimento per le stilografiche ha cessato l’attività. Era più di un punto di riferimento, aveva tutto, sapeva tutto del suo settore, ed aveva una dote rarissima in questa città: la cortesia.
Di venditori di penne ne sono rimasti sostanzialmente tre. Ieri avevo bisogno delle cartucce Pelikan lunghe, per rendere l’idea del tipo Edelstein nella scatolina di latta, ed un converter Kaweco di tipo standard, non quello micro per la Sport, ma per la Kaweco Dia II. Penso niente di eccezionale.
Prendo la metro 2 e scendo a Cadorna, confidando che nel negozio più vecchio, trovi quanto mi occorre, trattandosi di materiale abbastanza comune. Le tre vetrine sono strapiene di tutti i modelli di stilo immaginabili con prezzi da 20 euro fino a 1200, comprese tutte le Kaweco in catalogo.
Entro, alle 16 non c’è nessuno tranne tre commesse in età, dallo sguardo spento ed annoiato; saluto e nessuno mi risponde. Chiedo le cartucce, la dipendente mi guarda (finalmente) e mi dice “non le abbiamo”, “non avete cartucce Pelikan nere lunghe?” “no, ma le Waterman sono identiche” ”guardi che mi servono su una Kaweco Dia II, come quella in vetrina, è sicura?” “sì” - ne prendo una scatola – “Avete un converter standard, quello Pelikan non va bene, non entra” “no” “ho capito, devo comprare su Amazon” – Pago 4 euro, saluto (nessuna risposta) e torno a casa. Le cartucce Waterman sulla Kaweco Dia II non vanno bene, ballano e non si bloccano sull’innesto.
Accendo il pc, vado sul sito del mio abituale fornitore tedesco e trovo il converter, su Amazon tutte le cartucce che mi occorrono e che domani arriveranno in portineria.
Ora mi chiedo che, se è sparito dal commercio il buon Brunori, non meriti di sparire anche qualcun altro che non è capace di gestire una attività commerciale. O forse è colpa mia che non gli ho lasciato 500 euro per una penna nuova?
- Massimo59
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casi della vita e del commercio
Di gente che non sa fare il proprio lavoro c'è pieno il mondo. Più tragica se ci si spaccia per ciò che non si è... (A Milano sai dove poter bere un buon cappuccino con un Barista che lo sappia fare?... perchè di baristi ce ne sono a iosa...) Ma la cosa che ancor di più mi da fastidio, e che ho imparato a controllare, girando sui tacchi e uscendo immediatamente, è quando entri in un negozio, saluti, e nessuno ti risponde... ecco li, sei sicuro di trovare tutto quel che cerchi...
- sussak
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casi della vita e del commercio
Una volta la buona educazione era uno standard normale nei rapporti interpersonali, te la insegnavano in casa e poi a scuola, ed a chi non ci andava, in caserma. Per un negoziante l'arte di vendere è l'elemento base del commercio, cioè riuscire a spillare il massimo dei soldi ad un cliente con un sorriso facendolo uscire contento. A Milano un posto esemplare da questo punto di vista esiste, è un negozio di compravendita di materiale fotografico in via Dante, gestito da un proprietario giapponese. Ha circa 12 dipendenti, che filano come orologi, sorridono a tutti quelli che entrano, si alzano e danno la mano e chiedono se si desidera un caffè; poi al momento buono arriva anche il conto.
Ma le persone escono gratificate da un contatto umano che non è mai sgradevole, ma il proprietario è giapponese ed è sempre presente e vigile.
Ho una casa di campagna nell'oltrePo, e quando devo andare a prendere il pane debbo sorbirmi un quarto d'ora di convenevoli, capisco che lì il tempo ha una dimensione diversa, ma nelle comunità piccole tengono moltissimo alla comunicazione.
Qui, cribbio, ci si scontra con metodi sbrigativi che non ho trovato neppure a NYC dove il tempo è denaro e non si spreca nemmeno un secondo.
Dipendenti svogliati o demotivati, che sembra vogliano invogliati a uscire il prima possibile, che non degnano neppure di far finta di cercare un articolo prima di dirti che non c'è, paghi e ti mollano al banco andandosene per i fatti loro.
Hai l'impressione che ti soppesino all'ingresso valutando se sei uno che spenderà o meno.
Una cosa è certa, che a me in corso Magenta non mi vedono più; in fondo, con un poco di pazienza in rete si trova tutto e si possono anche valutare meglio le offerte; mi spiace perchè così tutto il commercio si affosserà, ma molti, specie quelli che credono di poter vivere di una rendita di posizione, se la sono cercata.
Ma le persone escono gratificate da un contatto umano che non è mai sgradevole, ma il proprietario è giapponese ed è sempre presente e vigile.
Ho una casa di campagna nell'oltrePo, e quando devo andare a prendere il pane debbo sorbirmi un quarto d'ora di convenevoli, capisco che lì il tempo ha una dimensione diversa, ma nelle comunità piccole tengono moltissimo alla comunicazione.
Qui, cribbio, ci si scontra con metodi sbrigativi che non ho trovato neppure a NYC dove il tempo è denaro e non si spreca nemmeno un secondo.
Dipendenti svogliati o demotivati, che sembra vogliano invogliati a uscire il prima possibile, che non degnano neppure di far finta di cercare un articolo prima di dirti che non c'è, paghi e ti mollano al banco andandosene per i fatti loro.
Hai l'impressione che ti soppesino all'ingresso valutando se sei uno che spenderà o meno.
Una cosa è certa, che a me in corso Magenta non mi vedono più; in fondo, con un poco di pazienza in rete si trova tutto e si possono anche valutare meglio le offerte; mi spiace perchè così tutto il commercio si affosserà, ma molti, specie quelli che credono di poter vivere di una rendita di posizione, se la sono cercata.
- Monet63
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casi della vita e del commercio
Come già detto dall'amico prima di me, è un tipo di comportamento al quale reagisco andando via immediatamente, senza "se" e senza "ma". Puoi avere molti motivi per non riuscire a fare - come dovresti - il tuo lavoro (e di norma non dovrebbero riguardare me), ma non ne esiste nemmeno uno per essere maleducati.

Mr. Watanabe è un fenomeno, un amico. Con la mia compagna abbiamo a volte pranzato insieme a lui e al suo staff; gente innamorata del proprio lavoro. Lui venne in Italia molto tempo fa per perfezionare il canto lirico, e non andò mai più via. Davvero un personaggio.sussak ha scritto: ↑mercoledì 13 marzo 2019, 13:28A Milano un posto esemplare da questo punto di vista esiste, è un negozio di compravendita di materiale fotografico in via Dante, gestito da un proprietario giapponese. Ha circa 12 dipendenti, che filano come orologi, sorridono a tutti quelli che entrano, si alzano e danno la mano e chiedono se si desidera un caffè; poi al momento buono arriva anche il conto.
L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
Umberto Saba
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A Roma mi è successa la stessa cosa.
Sono entrato in un negozio storico del centro, di quelli belli e famosi con le vetrine d'epoca che espongono bellissime penne.
Entro e chiedo se hanno un inchiostro ferrogallico calligrafico.
Mi rispondono con fare annoiato e scortese che loro sono pieni di inchiostro indicandomi una vetrina piena di pelikan edelstein.
Insisto dicendo che a me serve un ferrogallico calligrafico e lui: "le ripeto signore che abbiamo tutti gli inchiostri che vuole".
A quel punto ho salutato e me ne sono andato.
Mi piacerebbe molto avere la possibilità di scoprire quel negozio storico, ma chi lo guida è talmente antipatico che non gli comprerei nemmeno una cartuccia singola.
Sono entrato in un negozio storico del centro, di quelli belli e famosi con le vetrine d'epoca che espongono bellissime penne.
Entro e chiedo se hanno un inchiostro ferrogallico calligrafico.
Mi rispondono con fare annoiato e scortese che loro sono pieni di inchiostro indicandomi una vetrina piena di pelikan edelstein.
Insisto dicendo che a me serve un ferrogallico calligrafico e lui: "le ripeto signore che abbiamo tutti gli inchiostri che vuole".
A quel punto ho salutato e me ne sono andato.
Mi piacerebbe molto avere la possibilità di scoprire quel negozio storico, ma chi lo guida è talmente antipatico che non gli comprerei nemmeno una cartuccia singola.
STEFANO
Ogni penna corre con inchiostri diversi su altrettante innumerevoli carte. Alcune scivolano rapide, altre con piena lentezza, altre grattano ritmi piacevoli. Ognuna esprime un suo carattere che lo scrittore dolcemente doma.
Ogni penna corre con inchiostri diversi su altrettante innumerevoli carte. Alcune scivolano rapide, altre con piena lentezza, altre grattano ritmi piacevoli. Ognuna esprime un suo carattere che lo scrittore dolcemente doma.
-
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non mi viene in mente nulla di più fastidioso della coppia ignoranza & presunzione... e purtroppo oggigiorno succede spesso di incontrarla.Stormwolfie ha scritto: ↑mercoledì 13 marzo 2019, 14:59 A Roma mi è successa la stessa cosa.
cut... un ferrogallico calligrafico e lui: "le ripeto signore che abbiamo tutti gli inchiostri che vuole".
...cut
Mi piacerebbe molto avere la possibilità di scoprire quel negozio storico, ma chi lo guida è talmente antipatico che non gli comprerei nemmeno una cartuccia singola.
Hai la mia solidarietà.
saluti
Fabio
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Oramai io nei negozi acquisto come si acquista on-line, quindi prima mi informo precisamente su quello che voglio comprare e poi quando entro nel negozio vado direttamente dal commesso chiedendo del prodotto specifico (in questo caso particolare: mi serve l'inchiostro di marca X di tipo Y di colore G). Se quel prodotto non è disponibile mi informo delle alternative disponibili, e se il negoziante sa il fatto suo tipicamente concludo comunque, altrimenti saluto e me ne vado.
D'altra parte questo tipo di comportamento è oramai indispensabile su una ampia gamma di prodotti, chi si sognerebbe di farsi consigliare da un commesso quale telefono o computer comprare?
Alfredo
D'altra parte questo tipo di comportamento è oramai indispensabile su una ampia gamma di prodotti, chi si sognerebbe di farsi consigliare da un commesso quale telefono o computer comprare?
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“Andare all’inferno è facile . C’è una scala. Scendi il primo gradino. Poi scendi il secondo. Poi scivoli." (Leo Ortolani, Rat-Man n. 91)
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Io conosco qualcuno che lo faalfredop ha scritto: ↑mercoledì 13 marzo 2019, 15:32 Oramai io nei negozi acquisto come si acquista on-line, quindi prima mi informo precisamente su quello che voglio comprare e poi quando entro nel negozio vado direttamente dal commesso chiedendo del prodotto specifico (in questo caso particolare: mi serve l'inchiostro di marca X di tipo Y di colore G). Se quel prodotto non è disponibile mi informo delle alternative disponibili, e se il negoziante sa il fatto suo tipicamente concludo comunque, altrimenti saluto e me ne vado.
D'altra parte questo tipo di comportamento è oramai indispensabile su una ampia gamma di prodotti, chi si sognerebbe di farsi consigliare da un commesso quale telefono o computer comprare?
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“Ankh-Morpork had dallied with many forms of government and had ended up with that form of democracy known as One Man, One Vote. The Patrician was the Man; he had the Vote.”
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Il fatto è che un numero preoccupante di persone odiano - per i motivi più vari - il lavoro che fanno, e che altrettanti hanno il senso del dovere di un paramecio.
È difficile imparare tutto di converter e cartucce se non si ha per loro una passione o se, pur non avendola, non si considera il farlo un elementare dovere etico verso chi viene a portarci il suo denaro fin dentro al negozio nostro o del proprietario che ci corrisponde uno stipendio.
È difficile imparare tutto di converter e cartucce se non si ha per loro una passione o se, pur non avendola, non si considera il farlo un elementare dovere etico verso chi viene a portarci il suo denaro fin dentro al negozio nostro o del proprietario che ci corrisponde uno stipendio.
Mauro
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Provocazione per amor di discussione e sguardo "divertito" ovvero che diverge e vede le cose da altra prospettiva: ormai preferiamo interagire con un programma invece che con delle persone per quanto sgradevoli.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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Io preferirei interagire con persone gradevoli o che almeno facciano il loro lavoro (anche perche' ogni tanto pure io sono quello che non vuole interagire), quindi se so che l'unico negozio da me raggiungibile ha personale che tende a scartavetrare parti sensibili allora preferisco evitare e prendere online.
Totalmente un altro discorso e' cercare online qualcosa che non hai possibilita' di avere vicino casa
Ultima modifica di HoodedNib il giovedì 14 marzo 2019, 9:47, modificato 1 volta in totale.
“Ankh-Morpork had dallied with many forms of government and had ended up with that form of democracy known as One Man, One Vote. The Patrician was the Man; he had the Vote.”
casi della vita e del commercio
Da queste parti, oltre l'Alto Adige, anche per fare la/il commessa/o c'è una scuola professionale dedicata.
Poi, si, c'è chi il suo lavoro lo svolge con più dedizione, passione, competenza o ha doti innate da venditore, ma un saluto e la domanda "posso aiutarla" sono la prassi.
Poi, si, c'è chi il suo lavoro lo svolge con più dedizione, passione, competenza o ha doti innate da venditore, ma un saluto e la domanda "posso aiutarla" sono la prassi.
- shinken
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dal punto di vista di uno che fa commercio:
caso1:
Di solito i Tizi ( i clienti sono una cosa differente) non salutano, sono aggressivi, sono fuori contesto per il mio lavoro.
Riguardo ad Amazon, mi duole dire che ci compro pure io e sono felicissimo facessi un altro tipo di commercio ci venderei pure.
caso1:
caso2:entra un Tizio e urla:"mi dia XX"
io:"buongiorno, mi spiace non trattiamo quel genere di prodotto, questa è una tabaccheria".
Tizio esce.
caso2 versione bTizio apre la porta e chiede ad alta voce:" dov' è XXy?"
io ho 3 clienti in coda sono davanti al terminale del lotto e un cliente mi sta dettando i numeri da giocare quindi non rispondo ( sono un cafone...non riesco a fare bene 2 cose, ho paura di fare casini col cliente cose fate voi)
Tizio spazientito sbatte la porta e va via.
il caso 2 e 2b avvengono in media 4-5 volte in una giornata.Tizio apre la porta e chiede ad alta voce:" dov' è XXy?"
io. "buongiorno mi spiace in questa zona non c'e XXy"
Tizio sbotta che sono un maleducato e va via
Di solito i Tizi ( i clienti sono una cosa differente) non salutano, sono aggressivi, sono fuori contesto per il mio lavoro.
Riguardo ad Amazon, mi duole dire che ci compro pure io e sono felicissimo facessi un altro tipo di commercio ci venderei pure.
Luigi, tabaccaio in Genova.
Quarantadue è la risposta!
Quarantadue è la risposta!
- sussak
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Francamente, di interagire con persone sgradevoli ne faccio volentieri a meno. La simpatia o l'antipatia è istintiva, bastano 10 secondi per sentirla a pelle. Ora, quando entro per comprare, compro una merce ed un servizio.
Se la merce me la sbattono lì, senza grazia e senza un minimo di cortesia formale, se la possono anche tenere.
Provo un innato senso di ripulsa verso chi ostenta maleducazione e/o supponenza.
E penso che se uno vuol mettersi in commercio, deve avere professionalità e cortesia, altrimenti sarebbe meglio se cambiasse mestiere.
Certo è che la buona educazione deve essere reciproca.
Sempre parlando di penne, sono entrato anche in un altro dei tre negozi di cui parlavo, vicino a piazza Duomo.
Questo è più piccolo, retto solo dalla titolare. Non è molto a buon mercato, ma il cliente viene trattato rispettosamente, perchè tiene ben presente che rappresenta la sua principale fonte di sostentamento.
Cordialmente
Umberto
p.s.
per il signore che gestisce la tabaccheria: i genovesi sono "ruvidi" per loro carattere !
Se la merce me la sbattono lì, senza grazia e senza un minimo di cortesia formale, se la possono anche tenere.
Provo un innato senso di ripulsa verso chi ostenta maleducazione e/o supponenza.
E penso che se uno vuol mettersi in commercio, deve avere professionalità e cortesia, altrimenti sarebbe meglio se cambiasse mestiere.
Certo è che la buona educazione deve essere reciproca.
Sempre parlando di penne, sono entrato anche in un altro dei tre negozi di cui parlavo, vicino a piazza Duomo.
Questo è più piccolo, retto solo dalla titolare. Non è molto a buon mercato, ma il cliente viene trattato rispettosamente, perchè tiene ben presente che rappresenta la sua principale fonte di sostentamento.
Cordialmente
Umberto
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per il signore che gestisce la tabaccheria: i genovesi sono "ruvidi" per loro carattere !
