piccardi ha scritto: ↑martedì 22 gennaio 2019, 23:51
Gargaros ha scritto: ↑martedì 22 gennaio 2019, 10:25
Beh, una stilografica è un investimento come un altro: se si hanno i soldi e la passione, è giustificato lo spendere e lo spandere. Perché in futuro puoi sempre rivenderla e ottenere un potenziale plus non da poco, se sei fortunato e hai beccato un prodotto che col tempo diventa "mitico". In ogni caso i materiali preziosi dovrebbero garantire una "ricchezza" relativamente sicura nel tempo.
Mi sa che non ti è mai capitato di rivendere una di queste penne, perché di penne che abbiano tutto questo plus di ricavo rispetto al prezzo di vendita non ne conosco quasi nessuna. E' in genere una buona scusa (per se stessi e gli altri) per giustificare l'acquisto, ma gli unici ricavi che ho fatto su penne acquistate è perché ho approfittato della asimmetria informativa fra me il venditore.
Simone
Ma infatti ho specificato che la penna in questione dovrebbe essere diventata "mitica", per un motivo o per l'altro. Un pezzo raro, insomma, che un collezionista esigente (e ricco) sarebbe disposto a pagarla cento volte quanto costava in negozio...
Riguardo alle penne costose perché fatte con materiali pregiati, no, mai venduta una, e mai acquistata. Però mi sembra strano che (per esempio) l'oro si svaluti per l'uso...
Poi è anche vero, come dice uno sopra, che il prezzo a volte è deciso anche dal target di compratori a cui mira... Quindi penne che materialmente valgono molto meno di quanto il prezzo lascia suggerire...
analogico ha scritto: ↑martedì 22 gennaio 2019, 23:40
Qui si sta parlando di penne, per giunta stilografiche, oggetti del tutto voluttuari.
Se per un attimo facessimo finta di dimenticarci dei produttori e rivenditori, potremmo dire che, per noi che non apparteniamo né alla prima né alla seconda categoria, la vita dal punto di vista PRATICO, non muterebbe di una virgola se le penne stilografiche non esistessero o non esistessero più.
Non si possono pesare col bilancino del farmacista aspetti della nostra vita che hanno a che fare con la passione, il piacere sensoriale, il piacere di possedere , il desiderio di esibire, ma anche il gusto di sperimentare, erudirsi, conoscere, collezionare e così via, tutte attitudini e sentimenti che spesso si agitano sul quel terreno scivoloso che rasenta l’irrazionalità in cui talvolta però si non si può evitare di sconfinare.
La vita è fatta anche di queste cose, fortunati coloro i quali posso coltivare certi piaceri senza particolari affanni, ma forse più fortunati coloro i quali sanno godere dei piccoli traguardi raggiunti magari superando qualche affanno di troppo.
Ciascuno, si spera, conosce il proprio limite, ma il limite in se conta poco, ciò che conta è la soddisfazione e il piacere.
Non sono assolutamente d'accordo con questo intervento: una penna (stilografica, in questo caso) è prima di tutto una penna e ha una funzione, ovvero quella di scrivere. Quindi no, non si tratta di un oggetto voluttuario, ma di una necessità giornaliera - firmare un foglio, compilare un modulo etc etc. Si può fare con qualsiasi penna, ovviamente, biro bic compresa, esattamente come posso controllare l'ora da un orologio da cinque euro o da cinquecento o andare a fare la spesa con una Panda piuttosto che con una Ferrari, ma tutti questi oggetti hanno una funzione prima che essere belli o iconici e devono svolgere la loro funzione al meglio.
Io non considero un pazzo chi spende 1500 euro per una montegramma extra otto che scrive da dio; lo considero pazzo de la extra otto scrive da far schifo, perché ha comprato una penna che non fa quello che deve fare. Idem per la ferrari o per l'orologio. Quindi sicuramente c'entra la componente sensoriale e vattelapesca per i collezionisti (che sono poi quelli che spendono così tanto per una penna) ma c'è anche l'utente medio, come me, a cui interessa avere un buono/ottimo/strabiliante strumento di scrittura, non di design e che si chiede: ma per avere il top di gamma della funzione, quanto devo arrivare a spendere? Meglio della (sparo un nome a caso, di una penna che so essere fenomenale) Sailor 1911 col pennino 21k (160 euro standard, 300 realo con caricamento a pistone) posso trovare qualcosa? Oppure sopra questa cifra si parla di materiali pregiati, design, nome, iconicità del marchio?
VincenzoDG ha capito perfettamente cosa intendevo e lo ringrazio per la risposta.
Francesca, credo di avere capito quello che chiedi, e alla fine del mio intervento cercherò di offrire una risposta.
Però, prima, voglio avvisare che la domanda è insidiosamente difficile. Sarebbe più facile se uno potesse dire una penna ottimale per chi e per che cosa.
Guarda per esempio oggi, e forse ancora di più in passato, la grande variazione di offerta di penne con rispetto alle dimensioni. Penne per mani piccole o grandi, penne per entrare nel taschino o in una borsa, penne per essere mantenute in uno stiloforo sulla scrivania... Io ho mani di grandezza media, ma mi trovo meglio a scrivere con penne medio-grandi o grandi. Statisticamente costano di più, anche se non per questo sono migliori, e per qualcuno saranno anzi peggiori.
Molti credono che un pennino d’oro sia migliore di uno in acciaio, e tanto migliore quanta maggiore percentuale d’oro contenga. Non sempre è vero. Io ho due penne con pennino in acciaio che sono tra le mie star di scrittura. Tra i pennini d’oro, trovo che quelli da 14 carati siano per me migliori di quelli da 18 carati, perché la lega è meno morbida e più elastica. Però a me piace il pennino un po’ elastico...
Se devo scrivere in fretta, in modo non particolarmente accurato, trovo che spesso un pennino fine o medio non flessibile sia più comodo da usare. I pennini flessibili, soprattutto se extra-fini, sono difficili da utilizzare senza una buona dose di pratica. Molti li considerano superiori, ed io li trovo insostituibili per eseguire alcune grafie e per certi tipi di disegno, ma non li consiglierei a un neofita e neppure per prendere appunti rapidi.
E’ diffusa l’idea che un pennino grande (una misura 8 o 9) sia meglio di uno piccolo, e che per questa ragione costi di più. Tra i miei pennini migliori ho dei 6 e anche 5, e anche un pennino piccino di una Aurora 88 “nizzoliana” che scrive elastico, semiflessibile e in modo semplicemente perfetto. Ho un pennino stub numero 8 di Montegrappa che è forse il mio preferito tra tutti. Qual è migliore?
Ho una predilezione per le penne a pistone che credo sia solo culturale, priva in fondo di qualsiasi ragione pratica, come quelle che invochi tu. Pistone, cartucce, converter, ognuno ha vantaggi e ha difetti. Nella pratica, per scrivere, io non vi trovo alcuna differenza.
Il vecchio Armando Simoni si faceva vanto delle sue penne leggerissime. La prima volta che si tiene in mano una Omas Paragon, di celluloide o di resina, si resta colpiti dalla leggerezza della penna. Per molti, le Omas vintage sono penne troppo leggere. A me piacciono molto, ma prediligo le penne che hanno un peso maggiore, perché le sento più adatte al mio modo di muovere la mano e, dunque, al mio stile di scrittura. E’ meglio leggera o pesante?
Potrei continuare, Francesca, per dire che - anche senza mettere di mezzo il gusto estetico - perché uno possa dire quanto si dovrebbe spendere per una penna ottima, ci sono troppi possibili ottimi in ballo...
Però avevo promesso una risposta, e ci provo. La mia esperienza è limitata a non molte marche di penne, perciò la risposta è inevitabilmente parziale. Trovo che i 200-250 Euro necessari ad acquistare una delle numerosissime Montblanc Meisterstück 146 disponibili usate sul mercato siano sufficienti per acquistare una penna ottima sotto molti punti di vista. Ha dimensioni medie, ha un serbatoio capiente, una finestrella trasparente per valutare la quantità dell’inchiostro, scrittura costante, e scrive sempre. Anche dopo averla lasciata, carica, nel cassetto per qualche mese. Con un pennino fine svolge egregiamente la maggior parte delle funzioni che si possono richiedere a una penna stilografica. Ha una casa solida alle spalle per i servizi di assistenza. Se la si paga intorno ai 200-250 Euro, è probabile che non si svaluti molto.
Detto questo, tutte le mie penne Omas scrivono un po’ (non è molto, è sottile) meglio, o forse dovrei semplicemente dire che a me danno un maggior piacere nella scrittura.
Detto questo, le mie penne in celluloide sono più piacevoli al tatto di quelle in resina. Non è gran cosa, na quando devo acchiappare una penna al volo, la mano corre sempre a una penna in celluloide.
Detto questo, le mie penne più belle (più belle per me), che in generale sono anche più costose, mi fanno venir voglia di usarle, mi “spingono” a scrivere e a disegnare. Ha un valore? Un prezzo? No saprei dirlo, ma so che è parte della equazione che stai cercando.
quale è la cifra massima che è ragionevole spendere per la penna stilografica in chiave meramente funzionale? Parlo quindi del top di gamma di meccanica, scrittura, alimentazione - tralasciando tutto quello che non riguarda il modo in cui la penna funziona
Per rispondere, andrebbe definito il concetto "top di gamma".
Faccio un esempio fra orologi meccanici, più comprensibile: alcuni possono dire "un Rolex è un top di gamma".
Arriva un altro e dice: un Vacheron con il bilancere a tourbillon è migliore, è questo il top di gamma.
Arriva un altro e dice: il top di gamma è un grandi complicazioni con anche il meccanismo di ripetizione di minuti.
Arriva un altro e dice: il top di gamma è un orologio eseguito a mano da un Maestro orologiaio su ordinazione, come un Philippe Dufour.
Nota che ciascuno di questi per i suoi parametri personali può avere ragione, e stiamo parlando di accorgimenti meccanici, non di prestigio del marchio, materiali preziosi o marketing. Il problema è che per passare da un gradino all'altro di questi "top" devi moltiplicare la cifra del gradino precedente grossomodo di un fattore da sette a dieci.
Quindi, prima devi stabilire cosa vuol dire per te "top di gamma". Poi si può parlare di costi, stando attenti che anche qui ad ogni gradino che sali il costo può moltiplicarsi di un fattore significativo. Come valuteresti tu, ad esempio, un pennino d'oro fatto a mano da un nibmaster? Tanti potrebbero dire che è questo il top di gamma dei pennini, e il prezzo "giusto" lo fa il creatore del pennino, non tu che lo vorresti comprare.
analogico ha scritto: ↑mercoledì 23 gennaio 2019, 0:15
Ciò che scrive Simone nel suo intervento precedente è sacrosanto, e credo sia anche un' informazione "di servizio" che andrebbe ribadita ogni tanto, onde evitare che qualcuno con scarsa esperienza si lasci illudere dal miraggio della rivalutazione e del guadagno "non da poco" e compia poi spiacevoli passi falsi.
Nella stragrande maggioranza dei casi le penne non sono un investimento produttivo.
Io, in realtà, resto sempre molto perplesso quando sento discorsi su investimenti, rivalutazioni e simili, quale sia l'argomento di base (orologi, penne, etc.). Personalmente, se voglio fare un investimento, vado in banca, non in cartoleria.
L’opera d’arte è sempre una confessione. Umberto Saba
Meno male che qualcuno ha sottolineato il fatto che le penne sono un investimento . Le penne stilografiche sono uno strumento di scrittura e come tali devono essere viste, usate e collezionate.
Per il resto ci sono le obbligazioni, le azioni, l'oro e altre amenità da economisti e per persone che amano fare i calcolini.
Discorso che si presta a infiniti ragionamenti. Io comunque non colleziono penne antiche, e non sono particolarmente attratto dalla marca. Mi interessa che le penne scrivano bene e che mi diano soddisfazione. Il massimo che ho speso in passato è circa 350 Euro.
Attualmente le penne più costose che ho sono:
Pelikan M600
Sailor 1911 Large
Pilot Falcon
Pilot Justus
Tutte queste le ho pagate entro i 300 Euro l'una, e tutte e 4 sono eccezionalmente buone.
Il ragionamento ha diverse componenti da analizzare.
Il concetto di collezionismo ha talmente tanti punti di vista che potremmo parlarne per ore. Ognuno lo vive come meglio crede e tutto sommato è piacevole scoprire interessi diversi dai miei. Non credo che spenderei 18.000 euro per una Pilot maki-e, ma chi lo fa ha un concetto dell'oggetto non solo inteso come strumento ma soprattutto come vera e propria "opera d'arte". Invece di un quadro di un famoso pittore acquista una penna realizzata da una grande artista. Già inserendo questa variabile entriamo in un contesto completamente diverso.
Per quanto riguarda la qualità scrittoria e costruttiva si aprono le porte dell'Universo. La mia Lamy Safari Rossa da 10 euro con pennino 1.5 mi da emozioni pari all'uso della mia Omas 557 Big, scrivono entrambe meravigliosamente bene ma è evidente che sono oggetti diversi con storia e cultura differente. Ho una Frankenpen che mi sono fatto da solo con una Jinhao ed un pennino Zebra G che mi è costata ore di sfila e riinfila, stringi ed allarga, e che finalmente scrive in maniera favolosa, la uso e la amo tanto quanto adoro la mia Pilot 823, eppure sono due cose completamente diverse. Siamo in una fase della storia in cui non compriamo più con un aritmetico calcolo dei valori materiali con cui una penna è costruita, ma acquistiamo oggetti che trasmettono valori emozionali che spesso vengono costruiti per sollecitarli esponenzialmente. Indubbiamente non è un valore ecologico e cozza disperatamente con i concetti minimalisti che tanto mi attraggono, ma tutti voi sapete bene che non c'è cosa più bella di cedere alle tentazioni della propria passione:-)
STEFANO
Ogni penna corre con inchiostri diversi su altrettante innumerevoli carte. Alcune scivolano rapide, altre con piena lentezza, altre grattano ritmi piacevoli. Ognuna esprime un suo carattere che lo scrittore dolcemente doma.
Personalmente nn mi considero una collezionista e la stilografica mi piace come oggetto di scrittura. Al momento il limite ragionevole che prevedo è un numero di penne che posso usare e nn lasciare in un cassetto. Sul prezzo ovviamente è questione di disponibilità e quanto in effetti si é disposti a spendere, quindi estremamente personale.
analogico ha scritto: ↑mercoledì 23 gennaio 2019, 0:15
Ciò che scrive Simone nel suo intervento precedente è sacrosanto, e credo sia anche un' informazione "di servizio" che andrebbe ribadita ogni tanto, onde evitare che qualcuno con scarsa esperienza si lasci illudere dal miraggio della rivalutazione e del guadagno "non da poco" e compia poi spiacevoli passi falsi.
Nella stragrande maggioranza dei casi le penne non sono un investimento produttivo.
non sempre, a me capitò un folle che mi vendette una Aurora 85esimo anniversario per la modica cifra di 100 cucuzze. La rivendetti sul fpn per due motivi
1) non era un modello che mi piaceva
2) comprare altre penne ed è esattamente quelle che feci: presi una HS Sterling Silver (che poi ho rivenduto sul fpn quadagnandoci qualcosa e usando quel guadagno ho preso l'ennesima penna)
Dall'episodio dell' Aurora non spendo più tanto nell'hobby anche perchè ho un po' passato in rassegna quasi tutte le penne che potevo desiderare ma mi sono però ripromesso di autoimpormi 2 regole:
1) tutte le penne che ho vanno usate, se non le uso devono essere vendute
2) se trovo qualcosa che mi piace prima di comprarlo qualcosa deve uscire dalla collezione
Normie ha scritto: ↑giovedì 24 gennaio 2019, 17:00
a me capitò un folle che mi vendette una Aurora 85esimo anniversario per la modica cifra di 100 cucuzze. La rivendetti sul fpn
Questo non è un investimento: è un colpo di fortuna, di aver scovato un oggetto in vendita sottoprezzo.
Per "investimento" si intendeva, acquistare una penna a prezzo (elevato) di mercato, fiduciosi di una sua rivalutazione, che però quasi certamente non avverrà. Questo falso mito non esiste solo con le penne: provate a informarvi, ad esempio, su chi e perché acquista un Rolex a carissimo e ingiustificato prezzo, spesso anche sopra listino per i modelli recenti...
Normie ha scritto: ↑giovedì 24 gennaio 2019, 17:00
analogico ha scritto: ↑mercoledì 23 gennaio 2019, 0:15
Ciò che scrive Simone nel suo intervento precedente è sacrosanto, e credo sia anche un' informazione "di servizio" che andrebbe ribadita ogni tanto, onde evitare che qualcuno con scarsa esperienza si lasci illudere dal miraggio della rivalutazione e del guadagno "non da poco" e compia poi spiacevoli passi falsi.
Nella stragrande maggioranza dei casi le penne non sono un investimento produttivo.
non sempre, a me capitò un folle che mi vendette una Aurora 85esimo anniversario per la modica cifra di 100 cucuzze. La rivendetti sul fpn per due motivi ................
in che senso non sempre?
come è stato giustamente già scritto il tuo guadagno non è arrivato da un investimento produttivo , ma da un colpo di fortuna generato dalla sconsideratezza altrui, il che può capitare, ma in genere non è così che vanno le cose.
Se la stessa penna avessi dovuto rivenderla dopo averla regolarmente acquistata, sarebbe stata tutt'altra storia.
Antonio
Essere moderni vuol dire affaccendarsi nell’ Incurabile.
(Emil M. Cioran)
Comprare penne per poi rivenderle è sempre un cattivo affare, nella migliore delle ipotesi acquistando usato si rivende al prezzo speso.
Il colpo di fortuna può capitare, ma quante volte rispetto agli acquisti?
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
analogico ha scritto: ↑giovedì 24 gennaio 2019, 21:01
Normie ha scritto: ↑giovedì 24 gennaio 2019, 17:00
non sempre, a me capitò un folle che mi vendette una Aurora 85esimo anniversario per la modica cifra di 100 cucuzze. La rivendetti sul fpn per due motivi ................
in che senso non sempre?
come è stato giustamente già scritto il tuo guadagno non è arrivato da un investimento produttivo , ma da un colpo di fortuna generato dalla sconsideratezza altrui, il che può capitare, ma in genere non è così che vanno le cose.
Se la stessa penna avessi dovuto rivenderla dopo averla regolarmente acquistata, sarebbe stata tutt'altra storia.
sfruttare una asimmetria informativa mi sembra un buon investimento, se sono sicuro di guadagnarci che male c'è?
Normie ha scritto: ↑giovedì 24 gennaio 2019, 21:28
analogico ha scritto: ↑giovedì 24 gennaio 2019, 21:01
in che senso non sempre?
come è stato giustamente già scritto il tuo guadagno non è arrivato da un investimento produttivo , ma da un colpo di fortuna generato dalla sconsideratezza altrui, il che può capitare, ma in genere non è così che vanno le cose.
Se la stessa penna avessi dovuto rivenderla dopo averla regolarmente acquistata, sarebbe stata tutt'altra storia.
sfruttare una asimmetria informativa mi sembra un buon investimento, se sono sicuro di guadagnarci che male c'è?
Un investimento è cosa del tutto diversa, come è noto, ma d'altro canto attribuire ai termini un significato del tutto personale non è vietato.
Tra l'altro quando si parla di asimmetria informativa, io vado in crisi.
Sono stato un collezionista accanito per circa 30 anni in tutt'altro settore rispetto alle penne, mi è capitato al principio di fare alcuni ottimi affari sulla base di quella che tu chiami asimmetria informativa, ma che potrebbe dirsi ignoranza di una delle due parti, e ti confesso che dopo l'euforia iniziale mi subentravano sensi di colpa molto fastidiosi.
Nel corso degli anni devo dire che di asimmetricamente informati ne ho incontrati sempre meno, e quando me ne è capitato qualcuno ho sempre cercato di non approfittarne oltre il limite consentito dalla mia coscienza, a proposito di limiti da non oltrepassare.......
Antonio
Essere moderni vuol dire affaccendarsi nell’ Incurabile.
(Emil M. Cioran)