Come dicevo all’inizio, Montegrappa Classica é una capostipite. Classica nasce nel 1999, ed é una straordinaria invenzione della famiglia Aquila. Il disegno della Classica, con le sue forme curve e aggraziate, il corpo aerodinamico e i finali tronchi, é quasi perfetto e servirà da base per tutta una dinastia di penne Montegrappa: Historia, Classica in resina, Extra, Extra 1930, Extra Otto (sfaccettata), Miya, Miya Argento, Miya Carbon, la fortunatissima serie Fortuna e infine la versione slim, magra, delle stesse curve, la recente Felicità. Per chi fosse interessato a ripercorrere la storia della dinastia Classica, rimando all’eccellente lavoro di jar in Fountainpennetwork dedicato alle edizioni regolari moderne di Montegrappa, a sua volta un classico nello studio della marca di Bassano (
http://www.fountainpennetwork.com/forum ... tion-pens/) e al suo “Modern Montegrappa Pens”, accessibile in Internet a:
http://montegrappa-history.com/index.html. Entrambi gli articoli sono stupendamente illustrati e certamente meritano uno sguardo da parte di ogni appassionato di penne.
Montegrappa ha ribadito molte volte che Classica e Extra riprendono il disegno di una penna della maison degli anni ’30, ma io ho rovistato in lungo e in largo le immagini di penne Montegrappa vintage, moderne e antiche e, per quanto straordinarie, non ne ho mai trovata nessuna che possa considerarsi la vera antesignana, la sicura antenata della Classica. Con Classica, Montegrappa inaugura un filone di disegno e di stile nelle proprie penne che ancora oggi, dopo vent’anni, non dà cenno di avvicinarsi all’esaurimento, ma prosegue invece più vivo e vivace che mai.
Dicevo che Classica nacque “quasi” perfetta. Il fondello é visivamente un po’ troppo lungo, e questo sbilancia un poco le proporzioni tra il fusto e il cappuccio della penna, che appare corto (ed é effettivamente più corto del cappuccio della Extra e della Miya). Ho provato a calcolare le proporzioni tra la penna intera e il solo cappuccio, per capire se i disegnatori della Classica si fossero ispirati a una sorta di “proporzione armonica”, ma per quanto il rapporto si avvicini al fatidico 1.618 (una “divina proporzione” che é presente nella Emblema), la relazione non é esatta.
Historia, la edizione limitata lanciata quello stesso anno, mantiene le stesse dimensioni di Classica, ma già Extra perfeziona questo punto. Di fatto, il fusto della Classica é più lungo di quello della Extra, ma quello che fa la differenza é propriamente la misura del fondello (il cono di carica), che nella Classica é circa 1/4 più lungo. Le dimensioni del fusto, della zona della filettatura e della sezione mi sembrano identiche, anche se la sezione della Classica é in celluloide e sagomata diversamente da quella, più larga e in argento, della Extra. L’anello di metallo principale sul tappo di Classica é liscio, con inciso il logotipo e il nome di Montegrappa. Nella edizione limitata Historia, Montegrappa introduce sull’anello il suo ormai classicissimo motivo a greca, che perdura tutt’oggi in varie linee di penne. Con Extra, l’anello mantiene la greca, ma diviene più largo e definitivamente Montegrappa. La stessa larghezza di anello, ma senza il disegno a greca, verrà utilizzata anche nella bellissima versione in resina della Classica.
Insisto, Classica fu una invenzione straordinaria, un coup de génie dei disegnatori di Montegrappa sotto l’acuta visione degli Aquila. Classica fu anche il miglior regalo che l’azienda potesse lasciare in eredità ai nuovi proprietari del marchio, il gruppo internazionale del lusso, con base in Svizzera, Richemont, che acquisì Montegrappa nel 2000. Non solo Classica in celluloide continuò a prodursi, come testimonia il fatto che ne esistono versioni nelle quali l’argento ha il punzone di Vicenza (VI, gestione Aquila) e altre con il punzone di Milano (MI, gestione Richemont), ma nel 2004 il nuovo management ne introdusse anche una versione in resina, più economica ma non meno bella, nei colori blu, rosso e nero.
Classica fu prodotta in celluloide di tre colori: un classicissimo, sobrio nero perlato, un vibrante rosso cannella, che in qualche modo ricorda la ebanite (gomma indurita) delle penne degli anni ‘20e ’30 del secolo scorso, e un brillante colore turchese marino, profondo e pieno di trasparenze. Mentre le celluloidi rossa e turchese saranno utilizzate da Montegrappa, sole o in combinazione con altri materiali, per altre linee di penne (Symphony, Miya, Miya Argento, Miya Carbon, Emblema, Emozione, Extra APC, oltre a varie edizioni speciali), che io sappia il rosso cannella non é più stato impiegato, se non in Passione e forse nella recente Extra Colori del Mare in color corallo, la cui celluloide mi pare molto simile se non identica a quella della Classica originale.
La celluloide é ripresa anche nella corta sezione della Classica, al di sotto dell’anello in argento che completa la parte prossimale del corpo. E’ questo un dettaglio di sicuro interesse per i molti pennofili che non amano le sezioni in metallo perché le trovano scivolose per le dita.
Il pennino, con il disegno a greca che la letteratura di Montegrappa definisce come “Palladio”, é una misura 5. Visivamente, lo trovo un po’ piccolo per le dimensioni della penna, ma ció non ha impedito a Montegrappa di mantenere queste proporzioni in varie delle proprie linee di penne di fascia alta, riservando il grande pennino numero 8 solamente a Extra, Extra 1930 ed Extra Otto per quanto riguarda le penne in celluloide, e alla sola Ducale Grande tra le penne in resina. Nella mia Classica, prodotta durante il periodo Richemont (il punzone dell’argento indica MI, Milano, invece della VI, Vicenza, della gestione Aquila pre-2000), il pennino é piacevolmente semi-flessibile. Perfetto sin dal primo momento, il pennino della mia Classica non é ovviamente un pennino da calligrafia, ma possiede una certa elasticità che gli conferisce doti calligrafiche e lo uso a volte per giochicchiare con la grafia stile Copperplate.
Ad eccezione del rosso cannella, le celluloidi impiegate nella Classica sono quelle già sperimentate nella linea Symphony, prodotta da Montegrappa in nero carbone, turchese, rosso, pergamena, giallo e blu scuro. Il nero perlato, il rosso e l’originale colore pergamena vengono utilizzati, quello stesso anno 1999, per le tre livree della edizione limitata Historia, ognuna prodotta in mille esemplari. Historia ha lo stesso disegno di Classica, le stesse misure, lo stesso sistema di carica (con il fondello rimovibile per rivelare il converter), ma la sezione é interamente in argento massiccio e l’anello del cappuccio porta – per la prima volta – quello che diventerà quasi un simbolo di Montegrappa, la decorazione con la greca di tipo “Palladio”. Sul terminale del fondello, il disco in argento reca il numero di limitazione (xxxx/1000). La sommità del cappuccio é però sprovvista del bel disco ornato con una incisione dell’alloro e la data 1912. A parità di dimensioni e di disegno, Historia vince il duello per la bellissima greca che adorna l’anello del cappuccio. Classica, dalla sua, ha il disco d’argento che chiude la sommità del cappuccio con uno dei simboli della casa, un dettaglio raffinato e un motivo che Montegrappa adotterà di lì in avanti su tutte le sue penne di alta gamma.
La dinastia inaugurata con Classica ha avuto un crescente successo. Dopo la edizione limitata Historia, Montegrappa ha lanciato Extra, una penna destinata a diventare quasi un simbolo della casa di Bassano, reiterata in numerose celluloidi prima di divenire Extra 1930, anch’essa prodotta - ad oggi - in sei tipi di celluloide nella edizione regolare e in due differenti celluloidi, in legno antico e completamente in argento, in ulteriori edizioni a tiraggio piú limitato. La “forma” di Classica stabilí l’inizio di un lignaggio di poco mutato lungo la sua storia ormai ventennale. In sostanza, restarono immutati il cappuccio dal profilo arrotondato e progressivamente assottigliato verso l’apice tronco, il tipico corpo quasi cilindrico, ma in realtá anch’esso curvilineo e affusolato in direzione del cono terminale, tronco anch’esso, l’anello del cappuccio in argento massiccio, insolitamente ampio, cos´ˆcome la medaglietta terminale che reca il logotipo della data di fondazione dell’impresa. Su questo disegno “archetipico” si innestarono le successive variazioni minori che diedero origine a Historia – la capostipite della greca “palladiana” –; a Extra, con il suo pennino numero 8, la greca grande e la sezione in argento; alla forma sinuosa di Miya, con il suo caratteristico rigonfiamento sopra la sezione – poi iterato nella versione in argento e in quella in carbonio –; alla geniale Extra Otto, che reinterpreta tutti i motivi della sua genealogia in una versione schiettamente contemporanea e allo stesso tempo recupera una parte essenziale del DNA di Montegrappa nel disegno dalla sezione ottagonale.
Vi lascio, dopo questo lungo
excursus, con un paio di immagini. La prima “riassume” la dinastia di Classica, presentandone una vista d’insieme dei vari modelli (non tutti), per suggerire la vitalità di questo lignaggio in termini di forme e materiali, delle splendide celluloidi, delle resine, i metalli e i materiali più rari.
La seconda rappresenta una “cronologia” della dinastia inaugurata con Classica e ne ripercorre, datandole, le invenzioni, la creazione delle linee, la introduzione dei nuovi materiali. Da questa sinossi storica é evidente come l’ereditá di Classica, lungi dall’esaurirsi, abbia vissuto negli ultimi tre-quattro anni un vero revival creativo con nuovi modelli, nuovi materiali, nuovi stilemi nel solco della più classica tradizione di questa penna straordinaria. Non sono incluse qui le edizioni limitate che derivano direttamente da questa dinastia, numerose, spesso bellissime, con materiali rari e unici, per lo più ispirate direttamente a Extra 1930. Spero di coprire questo capitolo più avanti.
Personalmente, non ho dubbi sul fatto che Classica e le sue discendenti, e in particolare Extra ed Extra Otto, rappresentano degli autentici, intramontabili classici nella storia contemporanea delle penne stilografiche.