Furore anni Cinquanta: Summit S. 70
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Furore anni Cinquanta: Summit S. 70
6 Marzo: muore il dittatore comunista Josif Stalin
25 aprile: James Watson e Francis Crick pubblicano sulla rivista Nature la loro ricerca che descrive la struttura del DNA.
29 maggio: Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay conquistano l'Everest, la più alta vetta del mondo. 29 agosto: ha inizio la lacrimazione miracolosa di un quadretto di gesso raffigurante il Cuore Immacolato di Maria a Siracusa, conosciuto oggi con l'appellativo di "Madonna delle Lacrime".
8 ottobre: i governi statunitense e britannico annunciano la fine del governo militare alleato a Trieste e la sua rimessione all'amministrazione italiana. Sono passati già 8 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, ma gli effetti di quel conflitto devastante si fanno ancora sentire. Non è così facile lenire le ferite psicologiche dei reduci, quelle del cuore di chi ha perso i propri cari e quelle economiche. Ma c'è voglia di riscatto, di vita, di felicità, di novità.
E' in questo periodo che Summit aggiunge al suo catalogo la stilografica S. 70. La penna che vi presento oggi fa parte della tarda produzione Summit. Nonostante sia più recente di modelli come S. 100, S. 125 o S. 160, è più rara.
La S. 70 fa evidentemente parte della triade S. 70 – S. 80 – S. 90 che, nonostante la bassa numerazione, costituì, insieme alla S. 200, la realizzazione degli ultimi progetti di casa Lang prima della scelta di chiudere i battenti, concludendo così un’avventura imprenditoriale iniziata nel 1898 e che aveva portato il gruppo industriale di Liverpool a divenire uno dei maggiori operatori del mercato anglosassone degli strumenti di scrittura. Posso dirvi poco, per ora, relativamente a questo modello, perché non dispongo di molta documentazione al riguardo. Il numero riprende quello di un modello della prima parte degli anni Trenta: la H. 70. La scelta non sorprende, perché la serie S in casa Summit molto spesso fu vista come l’erede diretta della serie H.
La finitura dell’esemplare che vedete, caratterizzata da una bella celluloide verde fiammata, piuttosto originale, suggerisce che il prodotto fosse pensato per un pubblico giovane, inserito nella tendenza di quegli anni che privilegiava non soltanto il colore ma anche tutto ciò che poteva risultare divertente o accattivante. Chissà se la “fiammatura” fu ispirata dal fenomeno dei dragsters americani, che proprio nel secondo dopoguerra consolidarono la loro popolarità. Probabilmente, la S. 70 era rivolta alla fascia media del mercato; la clip, infatti, che riprende le forme delle S. 175 degli anni Quaranta, non è quella con meccanismo a molla, brevettata nel 1949 e riservata ai prodotti di punta.
Di certo, questa penna è stata utilizzata per molto tempo, come testimonia la consumazione quasi totale della doratura della clip. Preferendo il restauro conservativo, che lascia al manufatto la possibilità di raccontare, per quanto gli è possibile, la sua storia, ho preferito evitare la ridoratura.
Le forme di questa stilografica sono del tutto simili a quelle della S. 90 (viewtopic.php?f=72&t=16927), leggermente più grande e probabilmente pensata per un pubblico non facoltoso (gli effetti della seconda guerra mondiale si facevano sentire ancora) ma più adulto e serio. La struttura si concede all’estetica della forma a sigaro che allora andava per la maggiore (pur essendo stata introdotta dalla Sheaffer Balance addirittura vent’anni prima), e che caratterizzò modelli come l’Aurora 88 o la Parker 51. E’ curioso che per le scritte relative al modello ed alla marca si sia scelto di tornare sostanzialmente alla prassi degli anni Trenta (che voleva il marchio impresso longitudinalmente e bene in vista sul corpo seguito dalla menzione del modello), invece di seguire la nuova impostazione introdotta nel 1949, con la quale le incisioni venivano eseguite, in caratteri piccoli ed in senso trasversale, poco prima della filettatura per il cappuccio. Un’impostazione, quest’ultima, mantenuta invece per tre modelli coevi, come la S. 80, la S. 90 e la S. 200.
Classico invece il pennino, con il marchio bene in evidenza e la menzione del materiale: oro a 14 carati.
Sempre classica la sezione, ben svasata e confortevole, adatta a lunghe sessioni di scrittura. Come i pesi ed il bilanciamento del resto, anche con il cappuccio calzato.
La scrittura scorre via morbida e con un ottimo flusso, come da tradizione Summit. Ma ecco le caratteristiche tecniche:
- Lunghezza chiusa: 126 mm
- Lunghezza aperta: 115 mm
- Lunghezza aperta con cappuccio calzato: 146 mm
- Lunghezza del cappuccio: 57,6 mm
- Lunghezza della sezione: 13,7 mm
- Dimensioni del pennino (smontato): 19,5 x 5,5 mm
- Diametro massimo del fusto: 11 mm
- Diametro medio della sezione: 8 mm
- Diametro massimo del cappuccio: 12,5 mm
- Peso (scarica): 12 gr
- Materiale: celluloide; pennino d’oro a 14 carati; alimentatore in ebanite; leva d’alimentazione e fermaglio in lega metallica. In conclusione, penso si possa affermare tranquillamente che la S. 70 è un’ottima stilografica, adatta ad un utilizzo giornaliero ed intenso. La sua estetica le consente di ben figurare anche oggi, soprattutto se si desidera farsi accompagnare da un oggetto anche divertente: la penna ideale per il venerdì lavorativo?
Alberto Casirati
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“La penna è un po’ come la cravatta: una sola non basta” (Umberto Legnani)
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Complimenti Alberto per il nell'esemplare che hai scovato, inusuale sia per la casa produttrice che come periodo storico, mi ricorda di più penne anni '60.
Devo ancora capire chi è il tuo fornitore di fiducia ma ho già sguinzagliato Sherlock Holmes e il Dottor Watson per scoprirlo quindi attento che le prossime saranno mie
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Devo ancora capire chi è il tuo fornitore di fiducia ma ho già sguinzagliato Sherlock Holmes e il Dottor Watson per scoprirlo quindi attento che le prossime saranno mie
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