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Come vi siete avvicinati al mondo delle stilografiche?

Per fare due chiacchiere insieme su argomenti vari
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Rodelinda
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Messaggio da Rodelinda »

Polemarco ha scritto: lunedì 18 giugno 2018, 19:23
Rodelinda ha scritto: lunedì 18 giugno 2018, 17:31 In una pausa dallo studio matto & disperatissimo per il Concorso, e terrorizzata dall'ECG sotto sforzo che mi attende domattina, mi soffermo a rispondere a quest'annosa domanda.
...
E questa è la mia triste stilostoria: Karl Marx mi ha gettato tra le braccia di questo settore di mercato del lusso. Sarà per un inconscio senso di colpa, che cerco di comprare un mucchio di inchiostri prodotti nei Paesi dell'ex blocco Orientale?
Ai posteri...
Racconto delizioso: ironia e autoironia, velocità incalzante.
In alcuni momenti ricordi Woody Allen.
P.S.
Ma soprattutto: in bocca al lupo per il concorso.

C'è un margine di alea ma, come avrai studiato, la differenza è tra "qui certat de lucro captando" e qui "certat de damno vitando".

Ti assicuro che la necessità dell'ECG è solo il frutto della ipocondria che si sviluppa prima della terribile prova: io ero convinto di aver contratto la malaria, di avere un carcinoma prostatico, di ospitare una bella neoplasia nel cranio e di soffrire di gravi problemi circolatori.

Citazione pennica: per scrivere direttamente in bella utilizzai quelle penne che hanno il gommino in testa e che si cancellano (una Paper Mate).

Era un rischio e lo corsi.

Ma firmai con la mia aurora 98 riserva magica.
Era la penna che usai per il tema e la versione della maturità, per firmare tutti i verbali degli esami universitari, per firmare la tesi e molto altro ancora !
Ahimè, io purtroppo l'ECG lo devo fare non per crisi di ipocondria da concorso, che più o meno stanno mietendo vittime in tutti i miei amici studianti, ma per effetti collaterali di un collirio con betabloccanti, che ho assunto per mesi a causa di una - completamente erronea - diagnosi di glaucoma che mi hanno fatto all'inizio dell'anno. Mi ha causato problemi di rallentamento dei battiti cardiaci, e adesso il dottore vuole andare a fondo per verificare se non si sia sviluppata una bradicardia.
Per pura curiosità: qual è il concorso da te preparato e vinto?
Se è quello di magistratura, sappi che dentro di me ruggisce un'invidia profonda almeno quanto la mia ammirazione, visto che il Chiné Zoppini mi sta uccidendo proprio ora :wtf:
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HoodedNib
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Messaggio da HoodedNib »

Rodelinda ha scritto: lunedì 18 giugno 2018, 17:31 In una pausa dallo studio matto & disperatissimo per il Concorso, e terrorizzata dall'ECG sotto sforzo che mi attende domattina, mi soffermo a rispondere a quest'annosa domanda.
Io sono un'appassionata di ritorno, per così dire: il mio esordio nel mondo delle stilografiche è stato tutto, meno che piacevole (la storia, contorta quanto traumatizzante, l'ho già raccontata qui: [url]http://forum.fountainpen.it/viewtopic.p ... 198244/url])... ma il ritorno alla stilo è caratterizzato da un ulteriore minidramma scolastico.
In sostanza, è colpa di Karl Marx se io ora scrivo con la stilo.

ZIP!

E questa è la mia triste stilostoria: Karl Marx mi ha gettato tra le braccia di questo settore di mercato del lusso. Sarà per un inconscio senso di colpa, che cerco di comprare un mucchio di inchiostri prodotti nei Paesi dell'ex blocco Orientale?
Ai posteri...
Porca miseria :D Complimenti per essere sopravvissuta :) Io ebbi solo una lite surreale a meta' anno col membro interno della commissione (io muto, lui urlava, lui urlava perche' io stavo muto e non rispondevo ad una sua domanda assurda) che fece di tutto per farmi cadere all'esame fino ad essere letteralmente zittito da un altro dei commissari :lol:

Comunque molto bella a storia, alla fine non tutto il male vien per cuocere. Alla fine per quanto problematici i tuoi incontri con le stilografiche sono andati molto bene alla fine :)

A proposito di inchiostri dell'ex blocco orientale, a parte gli ottimi KWZ ne conosci altri?
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Phormula
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Messaggio da Phormula »

Alle elementari. Avevo una maestra anziana, che concedeva solo la stilografica. Anzi, LA stilografica, perché l'unica penna ammessa era la Pelikan scolastica, disponibile solo in verdino. Altre marche e inchiostri che non fossero il Pelikan 4001 Royal Blue erano vietati. La biro (Bic) ammessa solo rossa e solo per sottolineare.
Dopo 5 anni di uso obbligatorio elementari, ho continuato per scelta con la stilografica alle medie, al liceo, all'università, servizio civile e tutti i posti di lavoro.
La classe dopo la mia usava le Paper Mate Replay.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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stanzarichi
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Messaggio da stanzarichi »

Durante il tirocinio per l'esame di stato, un collega di corso si è presentato in reparto con una lamy safari nera (quella nera, non umbra). Dopo qualche giorno ho ordinato la mia rossa sull'amazzone. Il resto è stata un'escalation :D
Riccardo
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Messaggio da marilua »

Rodelinda ha scritto: lunedì 18 giugno 2018, 17:31 In breve: ho avuto la s-fortuna di frequentare il liceo della mia città, quasi solo ad utenza femminile e gestito da un manipolo di suore naziste. Una delle insegnanti laiche, quella di filosofia, aveva un'abitudine discutibile - frutto, credo, del fatto che lei stessa odiava la materia che insegnava, o detestava l'idea di non poter fare (per questioni di tempo e spazio) gli autori minori cristian-cattolic-sfasciagonadi che tanto amava; era infatti costretta, dai programmi ministeriali (secondo lei, evidentemente elaborati da una camarilla social-stalinista nascosta, figlia della perniciosa influenza di Berlinguer, nonostante all'inizio della mia carriera liceale fossero ormai passati almeno quindici anni dal suicidio del PCI perpetrato da Occhetto), a cedere spazio a miscredenti apostati senza Dio come Voltaire, Rousseau, Feuerbach, Schopenhauer, Nietzsche, e ovviamente il Nostro Caro Karl (& Engels, il quale tra parentesi si accollò e diede il proprio nome alla figlia illegittima che Karl ebbe dalla governante, meritandosi a pieni voti il titolo di "Miglior Spalla della Storia", e non solo per i meriti rivoluzionari).
Nel tentativo di dedicare il minor spazio didattico possibile a questi loschi figuri, a un certo punto in Quinta liceo .....E questa è la mia triste stilostoria: Karl Marx mi ha gettato tra le braccia di questo settore di mercato del lusso. Sarà per un inconscio senso di colpa, che cerco di comprare un mucchio di inchiostri prodotti nei Paesi dell'ex blocco Orientale?
Ai posteri...
Rodelinda :D ,
il tuo racconto tragico-comico mi ha riportata ai giorni del liceo, (oggi è il giorno dei ricordi) mi è venuto un dubbio atroce, ma ci siamo beccate la stessa prof di filosofia?, penso che tu sia molto più giovane di me, ma in prima e seconda liceo avevamo una tizia, fuori di testa e dal comportamento simile, era genovese e vantava molte conoscenze in Vaticano per cui di erudirci sulla materia proprio non se ne parlava, lunghi sermoni sui dogmi cattolici e vai…..
Noi eravamo una classe di pazzi e col supporto semi-celato degli altri professori, compreso il vicepreside e il preside gliene combinavamo di tutte, una delle cose più innocue fu l'acquisto di quei giochini, non mi ricordo come si chiamano, che imitavano il verso degli uccellini e delle mucche, li facevano funzionare in massa riuscendo a farla impazzire e fuggire in presidenza a lamentarsi, a quel punto arrivavano, lei presente, finte minacce di sospensione e tutto finiva lì. Chiaramente di imparare qualcosa non se ne parlava nemmeno e tutti in pagella avevamo "il 6 politico" imposto alla pazza dagli altri professori.
Alla fine del secondo anno fortunatamente riuscirono a cacciarla.
Tutto bene quel che finisce bene? Insomma, non proprio, il prof che la sostituì, era l'anno della maturità, quando si rese conto della nostra totale ignoranza, si mise le mani nei capelli, cercò di farci recuperare, ma riempire due anni di vuoto e portare avanti il programma del terzo anno era un'impresa titanica, lui pregava e pure noi che alla maturità non uscisse filosofia, ma così non fu, attimi di panico per tutti, era chiaro che a qualcuno sarebbe toccata come materia orale.
La commissione esterna venne avvertita della situazione e decisero che l'unico modo era fare un sorteggio per vedere a chi toccava il fardello, considerato che almeno un alunno doveva portare filosofia come orale, e siccome la legge di Murphy dice che più cerchi di allontanare la s....a più quella ti tocca, ho avuto la malasorte di essere estratta.
All' orale fui accolta con un "è lei la poverina?" il che mi mandò ancor più in pallone, ho rischiato scena muta su tutte le materie, ma poi è finita bene. Mi è rimasto il rimpianto della grossa lacuna di filosofia, negli anni ho letto testi per mio conto, ma non è la stessa cosa. L'incoscienza giovanile aveva portato tutti noi ad essere contenti di avere una materia in meno da studiare, avevamo prof molto bravi ma che ci massacravano, quindi la pazza era diventata il nostro zimbello senza pensare ad altro.
Quando raramente, essendomi trasferita in un'altra regione, mi capita di incontrare vecchi compagni, si finisce sempre per rinvangare il ricordo della pazza, ridiamo pensando agli scherzi terribili che le abbiamo fatto, però in tutti noi affiora un po' di rimpianto per il "Vuoto Filosofico".
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Messaggio da Syrok »

Che dire dopo tanti bei racconti.
Io ho usato raramente le stilografiche , quando andavo a scuola io erano la seconda metà degli anni 70 quindi quasi da subito ho iniziato con biro e paper mate quelle cancellabili quindi non ho una cultura di scuola come tanti di voi, poi sono arrivati gli anni del computer e dei moduli rigorosamente da scrivere in stampatello perché obbligati da quella specie di quadratini che ti obbligavano a scrivere alcune volte veramente in piccolo con penne con tratto medio se non grande quindi un macello ma che sembrava essere comprensibile.
Dopo tanti anni passati al computer e scritte in stampatello non solo per i moduli un giorno di circa due anni fa mi sono incuriosito vedendo un tizio in un video che scriveva in Copperplate da li è nata la ricerca su questo stile e ho trovato le pagine del Wiki di questo forum che ne parlava e da li sono finito nel vorticoso modo delle stilografiche (grazie a Simone e a tutti gli altri per avermi portato alla dannazione :lol: )

P.S. Rodelinda dovresti scrivere di più sulle tue vicende ne verrebbe fuori un nuovo Fantozzi secondo me (nel senso buono ovviamente)
Alcune volte vinci, tutte le altre volte impari
(poverbio giapponese)
Alessandro
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Piuma
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Messaggio da Piuma »

Rodelinda ha scritto: lunedì 18 giugno 2018, 17:31 In una pausa dallo studio matto & disperatissimo per il Concorso, e terrorizzata dall'ECG sotto sforzo che mi attende domattina, mi soffermo a rispondere a quest'annosa domanda.
Io sono un'appassionata di ritorno, per così dire: il mio esordio nel mondo delle stilografiche è stato tutto, meno che piacevole (la storia, contorta quanto traumatizzante, l'ho già raccontata qui: [url]http://forum.fountainpen.it/viewtopic.p ... 198244/url])... ma il ritorno alla stilo è caratterizzato da un ulteriore minidramma scolastico.
In sostanza, è colpa di Karl Marx se io ora scrivo con la stilo.
In breve: ho avuto la s-fortuna di frequentare il liceo della mia città, quasi solo ad utenza femminile e gestito da un manipolo di suore naziste. Una delle insegnanti laiche, quella di filosofia, aveva un'abitudine discutibile - frutto, credo, del fatto che lei stessa odiava la materia che insegnava, o detestava l'idea di non poter fare (per questioni di tempo e spazio) gli autori minori cristian-cattolic-sfasciagonadi che tanto amava; era infatti costretta, dai programmi ministeriali (secondo lei, evidentemente elaborati da una camarilla social-stalinista nascosta, figlia della perniciosa influenza di Berlinguer, nonostante all'inizio della mia carriera liceale fossero ormai passati almeno quindici anni dal suicidio del PCI perpetrato da Occhetto), a cedere spazio a miscredenti apostati senza Dio come Voltaire, Rousseau, Feuerbach, Schopenhauer, Nietzsche, e ovviamente il Nostro Caro Karl (& Engels, il quale tra parentesi si accollò e diede il proprio nome alla figlia illegittima che Karl ebbe dalla governante, meritandosi a pieni voti il titolo di "Miglior Spalla della Storia", e non solo per i meriti rivoluzionari).
Nel tentativo di dedicare il minor spazio didattico possibile a questi loschi figuri, a un certo punto in Quinta liceo smise di fare spiegazioni, dedicando quasi integralmente il proprio tempo a interrogazioni e verifiche: queste ultime erano a cadenza quasi quotidiana, e consistevano in lunghissimi temi da sviluppare a partire da una domanda, nello spazio obbligatorio di massimo quattro facciate.
Il problema, capirete anche voi, era che:
1) IL materiale per queste benedette verifiche dovevamo studiarcelo da noi: e non tutti in classe erano versati nella comprensione delle seghe mentali (quando non proprio degenerate in emorroidi, come nel caso del Nietzsche più tardo) di un'orda di tizi i cui sproloqui in massima parte ci sembravano assurdi (eravamo una classe di gente piuttosto terra-terra, per usare un gentile eufemismo);
2) Le domande sulla base delle quali dovevamo sviluppare questo accidenti di tema non erano cose che fosse possibile far stare nello spazio obbligatorio massimo di quattro facciate. Si trattava di quesiti generalissimi, in alcuni casi così ampi da causare il caos (tipo: "Spiegazione del concetto di estetica secondo Aristotele": e 'sticazzi?) oppure di una minuziosità così speciosa da farne sfuggire il senso logico (ad esempio: "Emergenze patristiche all'esito del Concilio Ecumenico Vaticano dopo l'emanazione del Dogma dell'Infallibilità Papale").
3) Non ci era consentito studiare dal libro di testo da lei stessa adottato, il fantomatico manuale di Reale, perché lei non era d'accordo con lui su alcuni punti fondamentali (mai chiarito quali fossero): sospettavamo che a suo giudizio questo Reale, chiunque egli fosse, fosse troppo di sinistra, benché a nostro giudizio più a destra di lui ci fossero solo...
...4) i Gesuiti. Lei avrebbe infatti voluto farci studiare da un odioso, orrendo manuale di filosofia e teologia in più volumi pubblicato dai Gesuiti, del modico costo di circa cento euro a pezzo (per dieci volumi totali), rilegato in nero con le coste rosse (pareva il diario dei peccati di Alice Cooper), ma non aveva potuto perché non era compreso nell'elenco - pur amplissimo - dei testi ammessi dal Ministero.
Eravamo quindi costretti ad arrangiarci con le sole nostre sparute forze di fronte a questo atteggiamento elastico quanto il muro di Berlino e affabile come la Stasi.
Nel tentativo, specie in Quinta, di evitare l'ecatombe da tredici-diconsi-tredici esami di riparazione che aveva colpito una classe di ventidue persone tra la Quarta e la Quinta, ci facemmo furbi e raccolti i soldi, iniziammo a farci dare (anche pagando a prezzi da strozzini) da conoscenti, amici e fratelli le tracce dei temi già assegnati negli anni precedenti (visto che tra le tante paranoie della nostra prof non rientrava quella di inventarsi delle tracce nuove: erano sempre le stesse).
A quel punto, a seconda di chi era più bravo con un determinato autore - la mia compagna di classe più sciroccata e drogata era un asso con Nietzsche, ad esempio - tutta la classe si trovava in casa di qualcuno (in genere il garage di mia nonna). Il più bravo elaborava il tema, lo scriveva per verificare che ci stesse in quattro facciate, lo si fotocopiava e lo si imparava a memoria (a riprova di quanto fosse fuori di testa la mia prof: non si accorse mai che ventidue persone le presentavano ventidue temi in pratica identici).
Ora: forse perché sono una persona dotata di una certa logica, versata negli affari (!) e con un talento per le minuzie giuridiche, nonché all'epoca mediamente impegnata politicamente, a un certo punto mi toccò quello che, tra tutti gli autori, la nostra prof più odiava, ma che per ovvi motivi non poteva saltare: sto parlando, ovviamente, di Karl Marx. Non per altro: è che se per gli altri autori in molti casi potevi cavartela con qualche supercazzola, con lui non si poteva usare questo escamotage, dal momento che la sua teoria filosofica altro non è che una sovrastruttura ( battutona squallida!) elaborata a partire da una dottrina economica che - per quanto si possa non essere d'accordo con lui - ha una sua logica stringente.
I temi che lo riguardavano furono tre. I titoli: "Il Manifesto del Partito Comunista", "Il Capitale", "I delitti del marxismo-leninismo" (LO GIURO: non era una cosa tipo: "problemi applicativi", no, era proprio "Denuncia i delitti del marxismo-leninismo in tutto il mondo, e se ci sono stati dei risultati positivi ca**i tuoi: io posso cianciare per ore del fatto che LVI ha fatto anche cose buone, ma gli esiti del comunismo sono solo cacca". Non potevi nemmeno parlare, chessò, di Gagarin e della MIR).
Ora, non so se voi abbiate anche solo mai pensato di leggere "Il Capitale", ma posso dirvi che è un'impresa sovrumana affrontarlo, comprenderne i contenuti, e soprattutto riassumerlo in quattro facciate (sono l'unica persona che io conosca che abbia portato a termine i primi due obiettivi, e posso dirvi una cosa: FUSARO NON C'E' RIUSCITO).
Lo ricopiai quattordici volte, in quattordici versioni diverse, sempre cercando di togliere qualcosa senza far perdere senso al discorso generale prima di ottenere un risultato accettabile, con tutta la classe che mi alitava sul collo facendo un tifo che non avevo mai visto neanche ai Mondiali. Il mio compagno di classe primo in matematica promise che mi avrebbe fatto copiare tutti i compiti di algebra da lì alla fine dell'anno se ci fossi riuscita (bello sforzo, visto che eravamo a metà maggio).
Alla fine ce la feci, affrontammo la verifica e la superammo. Il nove meno meno più sudato della mia vita. Pagato con un attacco di sindrome del tunnel carpale.
Dopo una visita ortopedica abbastanza concitata, mi fu consigliato di scrivere il meno possibile (con la Maturità alle porte!) e che se proprio dovevo farlo, di cercare di non calcare e di non sforzare la mano.
Fu allora che, illuminata come da un raggio divino, mio padre con mille e uno raccomandazioni mi consegnò la mia amatissima Aurora Hastil, appartenuta al mio supernonno, sfortunatamente nel frattempo passato a miglior vita.
E questa è la mia triste stilostoria: Karl Marx mi ha gettato tra le braccia di questo settore di mercato del lusso. Sarà per un inconscio senso di colpa, che cerco di comprare un mucchio di inchiostri prodotti nei Paesi dell'ex blocco Orientale?
Ai posteri...
Ai poster(i) l’ardua sentenza...

Mi hai fatto sganasciare!!! :lol:

...e anche ricordare della mia prof di filosofia dell’ultimo anno di liceo, anche lei leggermente di destra...aveva una certa predilezione nel parlare spesso di Hitler...
Non a caso una delle sue domande all’orale del mio esame di stato fu: “Secondo te Sigmund Freud come avrebbe psicoanalizzato Adolf Hitler?” :mrgreen:
kircher
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Messaggio da kircher »

Rodelinda ha scritto: lunedì 18 giugno 2018, 17:31 IEngels, il quale tra parentesi si accollò e diede il proprio nome alla figlia illegittima che Karl ebbe dalla governante
figlio, maschio, Friederich, appunto. Su un forum di maniaci pedanti non si possono lasciar passare certe inesattezze.
thepanz66
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Messaggio da thepanz66 »

il primo contatto è dei più classici: da regalo alla comunione. Pensandoci adesso era perlomeno strano che una penna mi desse le stesse emozioni della mia saltafoss (imitazione) per chi non fosse della mia epoca si tratta di una bici da cross con la sella molto lunga ed un montante che saliva dal mozzo della ruota posteriore per superare la sella a mò di maniglia.
Stupore ancora più grande riguardo il fatto che per me il fatto di scrivere non fosse di per sé così piacevole, dato che sono mancino e avevo una vecchia maestra che ai giorni d’oggi collezionerebbe parecchie denunce (e qualche percossa). Ricevevo schiaffi sulle mani, mi diceva che era la “mano del diavolo”, mi dava del ”testone” dato che dovevo cercare una tecnica alternativa per vedere quello che scrivevo, e quindi inclinavo la testa.
Di fatto questo è stato un primo test di determinazione: non ho cambiato mano di scrittura, adducendo che mi facesse male l’altra mano, e così sono diventato l’unico suo allievo (per come si diceva ai tempi) che non ha subito questo snaturamento.
La prima era una waterman, piccolina e ai miei occhi preziosissima. Di fatto l’astuccio era altrettanto oggetto di mia ammirazione, tanto da diventare il mio piccolo salvadanaio. Sfilavo il cuscino su cui stava la stilo (come si diceva ai tempi), e accedevo al mio forziere…
Le difficoltà erano però tante, primo tra tutti il trascinamento dell’inchiostro (oltretutto, sempre per la stessa megera, avevamo obbligo tassativo di utilizzo di BIC NERA A FUSTO TRASPARENTE (punta grossa), il fusto giallo diventò la piccola conquista di indipendenza alle medie, assieme ad altre penne a sfera dei tempi.
Nei primi anni di lavoro ritrovai questa passione, in particolare in concomitanza dei FB’s… cos’erano???? Era la forma primordiale di social. Un blocchetto artigianale pinzato con dei foglietti, e che nell’ultima facciata riportava l’indirizzo del proprietario. Questo blocchetto girava tra amanti della scrittura; chi aveva voglia di estendere il proprio “network” inseriva il suo nome, e l’ultimo lo inviava al proprietario (ovviamente con una prima lettera).
La rivista di secondamano fu la finestra su questo mondo: aveva una pagina di amicizie dal mondo; una di queste mi mandò questo libretto con spiegazioni allegate nella sua prima lettera.
Lettera – ovviamente - cartacea e in inglese. Era la fine degli anni ’80, e si cercavano i Comuni con i circuiti di smistamento più veloci, mediamente l’aspettativa dall’invio era di avere una lettera di ritorno entro 30/40 giorni. Quale strumento migliore di una stilografica per confidarsi con amici di altre parti del mondo? E quale migliore di quella gelosamente custodita di mio padre e mai utilizzata? Era una Pelikan, da me usata con venerazione e timore. Ovviamente cadde e, malgrado fosse chiusa si ruppe in 2 all’altezza del cappuccio. La nascosi per anni, salvo trovare poi al mercato scambio di secondamano (ancora lei) ad Assago la medesima stilo. Il venditore non era dei più onesti, e, sull’onda dei mio entusiasmo, non provai il pennino… rovinato.
Fu il mio primo intervento su stilografica, e fu un successo! Con estrema soddisfazione rimisi la pelikan a posto. Era il regalo che mio padre ricevette al suo primo stipendio e mai avrei voluto dargli un dispiacere privandolo di questo oggetto così ricco di significati.
Arriviamo ai giorni nostri: all’inizio dell’anno mi sono ricordato di questa mia passione, e di come fosse possibile dipingere le parole con questo strumento.
Ho cercato qualche fonte, qualche informazione, e vedendo che queste confluivano su questa comunità, non potevo che farne parte (grazie all’accettazione degli amministratori).
Da pittore e fotografo per passione ho trovato tantissimi spunti meravigliosi, e sono confidente del fatto di aver solo scalfito la superficie del tesoro di conoscenze condivise qui.
Sono particolarmente attratto dalle stilografiche anni 20/30, e la baia lo sa bene… anche se i miei pezzi migliori arrivano dai penshow. A breve posterò una mia interpretazione riguardo un contenitore delle penne a basso costo, il che testimonia come in pochi mesi sia entrato in questo vortice…
:thumbup:
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