Mostra Scambio - Pen Show - di Firenze
17 maggio 2025 - Hotel AC Marriot, via Luciano Bausi, 5
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possibile test sull'inchiostro
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possibile test sull'inchiostro
Dico subito che ignoro le composizioni degli inchiostri attuali, io sono rimasto a quello composto con noce di galla e vetriolo romano, che pure è stato usato per tanti secoli. Non abbiamo notizie sicure circa la resistenza degli inchiostri oggi in commercio alla luce e all'ossidazione e spesso le conferme arrivano dopo qualche anno, quando ormai è troppo tardi per intervenire. Volevo quindi suggerire metodo casalingo che ognuno di noi può seguire per mettere alla prova gli inchiostri preferiti, io lo uso per testare i pigmenti che uso per le mie vernici. Si prenda un foglio di carta del formato e della marca preferita, dopo avervi scritto con inchiostri e/o penne diversi, questo test è valido anche per le penne biro, si esponga il foglio attaccandolo alla finestra di casa che sia la più esposta al sole. I più creativi o temerari potranno anche usare il pianale del lunotto della propria auto, con il vantaggio che in questo caso, date le alte temperature che si raggiungono negli abitacoli (ossidazione più veloce), i risultati saranno raggiunti in un tempo minore. Dopo avere esposto gli inchiostri per un periodo variabile da 1 a 3 mesi (dipende dal grado di scolorimento che si intende raggiungere), si potranno avere indicazioni sicure e di prima mano non solo sugli inchiostri ma anche sulle carte, dato che alla luce la carta tende ad ingiallire e in alcuni casi a sfaldarsi e a perdere di consistenza.
Va precisato che gli inchiostri e le carte non sono fatti per essere esposti nei modi estremi che ho descritto, tuttavia è bene sapere che l'ossidazione e l'oscurità (possibilità di umidità e muffe), sono comunque in agguato.
Io ho iniziato questi test anni fa casualmente, quando esposi dietro il vetro di un quadro alcuni autografi di violinisti famosi, la stanza era quella del soggiorno e rispetto al resto della casa era quella che godeva della maggiore insolazione: dopo qualche mese i miei amati autografi tracciati con le penne più disparate, prevalentemente biro, finirono tutti per sbiadirsi inesorabilmente.
Nei gabinetti di restauro si usano speciali camere UV e ad ossigenazione forzata che simulano l'azione del tempo sui pigmenti e i materiali usati nel restauro.
Va precisato che gli inchiostri e le carte non sono fatti per essere esposti nei modi estremi che ho descritto, tuttavia è bene sapere che l'ossidazione e l'oscurità (possibilità di umidità e muffe), sono comunque in agguato.
Io ho iniziato questi test anni fa casualmente, quando esposi dietro il vetro di un quadro alcuni autografi di violinisti famosi, la stanza era quella del soggiorno e rispetto al resto della casa era quella che godeva della maggiore insolazione: dopo qualche mese i miei amati autografi tracciati con le penne più disparate, prevalentemente biro, finirono tutti per sbiadirsi inesorabilmente.
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- Daniele
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Re: possibile test sull'inchiostro
Interessante spunto.
Visto che mio malgrado ho già fatto una prova in tal senso posso già dare il mio contributo.
Tempo fa ho scritto l'etichetta della mia casetta postale con il Noodler's Baystate Blue, forte della sua resistenza pressochè totale all'acqua. Ma i raggi UV evidentemente non li sopporta proprio e dopo un mese e mezzo non si leggeva più niente...
Visto che mio malgrado ho già fatto una prova in tal senso posso già dare il mio contributo.
Tempo fa ho scritto l'etichetta della mia casetta postale con il Noodler's Baystate Blue, forte della sua resistenza pressochè totale all'acqua. Ma i raggi UV evidentemente non li sopporta proprio e dopo un mese e mezzo non si leggeva più niente...
Daniele
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Re: possibile test sull'inchiostro
Daniele, presumo e mi auguro che il tuo test sia stato fatto su una cassetta postale sita all'esterno di casa tua. Infatti anche nelle vernici, che generalmente hanno una resistenza di gran lunga maggiore degli inchiostri, si distinguono da esterno e da interno. Gli inchiostri devono essere "da interno", il loro scopo è appunto quello di non essere sottoposti ai ripetuti dilavamenti e ad ogni possibile azione all'esterno, anche le variazioni di temperatura ed umidità dal giorno alla notte rappresentano un sostanziale nemico degli inchiostri, poichè sono nati non per far da vernice, ma per tracciare segni sulla carta. Questo vuol dire che qualsiasi inchiostro ha all'interno di sè quantità ridotte o nulle di legante, che nel caso degli inchiostri antichi era la gomma arabica (in quelli moderni lo ignoro). Quindi valgono solo le prove condotte all'interno, dove le condizioni climatiche sono più miti e il dilavamento e la condensa assenti.
Tu conosci qualche composizione o ricetta di inchiostri moderni?
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- piccardi
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Re: possibile test sull'inchiostro
Non ho fatto grandi ricerche sugli inchiostri, dato che i brevetti interessanti sono quelli delle penne, ma qualcuno è saltato fuori cercando altro. Se questi sono abbastanza moderni per te:
* http://www.fountainpen.it/File:Patent-US-1972395.pdf
* http://www.fountainpen.it/File:Patent-US-1932248.pdf
dovrebbero reiferirsi al Superchrome ink della Parker (ma non sono sicuro al 100%).
Di certo sul sito dell USPTO cercando nella sezione corretta (la determini comunque da quella di questi due) penso tu ne possa trovare parecchi altri.
Simone
* http://www.fountainpen.it/File:Patent-US-1972395.pdf
* http://www.fountainpen.it/File:Patent-US-1932248.pdf
dovrebbero reiferirsi al Superchrome ink della Parker (ma non sono sicuro al 100%).
Di certo sul sito dell USPTO cercando nella sezione corretta (la determini comunque da quella di questi due) penso tu ne possa trovare parecchi altri.
Simone
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e per aiutare chi non trova un termine:
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Re: possibile test sull'inchiostro
Piccardi, ho dato un'occhiata ai due brevetti e li ho trovati interessanti. Mi sembra che in entrambe i casi gli inchiostri siano basati sulla capacità di ossidare i componenti nel giro di poco tempo e che sia questo a dare colore, piuttosto che l'aggiunta di pigmenti. Infatti in entrambe i documenti si legge che i pigmenti si alterano facilmente alla luce, e nelle formulazioni proposte mi sembra che si tratti proprio di aniline, tra i pigmenti sintetici più instabili alla luce (dipende dal colore, ad esempio il rosso diventa giallastro in poco tempo, e comunque tutti diventano più brutti, smorti ed opachi). Quindi in questo caso le aniline (se proprio di aniline si tratta), fanno da "guida" all'inchiostro vero e proprio che si basa sulla reazione di alcuni sali metallici.
Il secondo inchiostro invece è un composto a base alcalina, anche in questo caso la permanenza dell'inchiostro non è affidata al pigmento ma ad una reazione della soda caustica o anche idrossido di potassio (più costoso), che ha la proprietà di penetrare bene nella carta e di asciugare piuttosto in fretta. In entrambe i casi mi sembra altamente consigliabile penne con pennino d'oro perchè i componenti degli inchiostri avrebbero effetti deleteri su quelli in acciaio. Mi sembra strana l'assenza di gomme varie e di glicerina, che sono usati spesso per rendere la scrittura più "smooth", così a prima vista mi sembrano inchiostri piuttosto "ruvidi".
Quanto sopra da prendere con le molle perchè faccio esclusivamente riferimento alla mia esperienza sulle vernici e sui pigmenti usati in pittura e liuteria.
Il secondo inchiostro invece è un composto a base alcalina, anche in questo caso la permanenza dell'inchiostro non è affidata al pigmento ma ad una reazione della soda caustica o anche idrossido di potassio (più costoso), che ha la proprietà di penetrare bene nella carta e di asciugare piuttosto in fretta. In entrambe i casi mi sembra altamente consigliabile penne con pennino d'oro perchè i componenti degli inchiostri avrebbero effetti deleteri su quelli in acciaio. Mi sembra strana l'assenza di gomme varie e di glicerina, che sono usati spesso per rendere la scrittura più "smooth", così a prima vista mi sembrano inchiostri piuttosto "ruvidi".
Quanto sopra da prendere con le molle perchè faccio esclusivamente riferimento alla mia esperienza sulle vernici e sui pigmenti usati in pittura e liuteria.
- piccardi
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Re: possibile test sull'inchiostro
Mi fa piacere che siano stati utili. Se ne trovo degli altri (ma saranno comunque roba vecchia, metto sempre un limite al 1960 per le ricerche) vedo di aggiungerli in qualche altro messaggio. Dovessi trovarli tu, faccelo sapere, bastano i numeri. Trovare quello dello Skrip, del Quink o del 4001 originali dovrebbe essere molto ineteressante...
Simone
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Re: possibile test sull'inchiostro
Per me è curioso notare come il pennino in oro sia usato per fronteggiare l'aggressività di certi inchiostri e non tanto per un maggior comfort di scrittura. Dalle esperienze che ho letto qui nel forum e su FPN, il pennino in oro non sembra il candidato ideale per la maggiore scorrevolezza di scrittura. Questo mi fa pensare che la sostanza acquosa degli inchiostri abbia un modo di scorrere diverso tra l'acciaio e l'oro, non basta avere in comune una punta in iridio o altro metallo duro. Cmq sono in attesa di ricevere alcuni inchiostri e non vedo l'ora di iniziare un test. I miei inchiostri preferiti al momento sono i Diamine, perchè hanno tanti colori e hanno un ottimo rapporto qualità/quantità/prezzo. Speriamo non siano tutti fatti con le aniline



Ultima modifica di Rampa il giovedì 30 agosto 2012, 11:28, modificato 1 volta in totale.
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Re: possibile test sull'inchiostro
Intanto grazie a Simone per i brevetti
(......e accidenti a te che ora mi fai venire voglia di mettere le mani anche negli inchiostri !!!!).
Poi qualche dettaglio per animare la discussone
1° inchiostro
Mi pare (se non ho capito male) che inchiostro sia, per cosi' dire "a doppio pigmento". All'inizio c'e' l'anilina. Se mai dovesse fallire perche' instabile alla luce e all'ossigeno, rimane comunque il vanadato.
Che nei casi di estrema sparizione puo' comunque essere recuperato con idrogeno solforato.
2° inchiostro
Non mi pare che ci siano riferimenti alla permanenza dell'inchiostro, quanto una INTERESSANTISSIMA (almeno per me) disamina sull'aggiunta di sostanze alcaline e sui rimedi (xantani e argille) per ovviare all'eccessiva scorrevolezza dovuta all'aggiunta.
(......e accidenti a te che ora mi fai venire voglia di mettere le mani anche negli inchiostri !!!!).
Poi qualche dettaglio per animare la discussone
1° inchiostro
Mi pare (se non ho capito male) che inchiostro sia, per cosi' dire "a doppio pigmento". All'inizio c'e' l'anilina. Se mai dovesse fallire perche' instabile alla luce e all'ossigeno, rimane comunque il vanadato.
Che nei casi di estrema sparizione puo' comunque essere recuperato con idrogeno solforato.
2° inchiostro
Non mi pare che ci siano riferimenti alla permanenza dell'inchiostro, quanto una INTERESSANTISSIMA (almeno per me) disamina sull'aggiunta di sostanze alcaline e sui rimedi (xantani e argille) per ovviare all'eccessiva scorrevolezza dovuta all'aggiunta.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Re: possibile test sull'inchiostro
Piccolo aggiornamento che riguarda Daniele e le cassette postali: mia moglie ha avuto una iniziativa analoga alla tua all'inizio di luglio scorso, ha affisso una targhetta in carta ricoperta da nastro adesivo trasparente con scritti i nostri nomi sulla cassetta postale situata all'esterno. L'inchiostro usato è Diamine prussian blue, il colore non sembra avere accusato schiarimenti, bisogna anche dire che la nostra cassetta postale non è inondata di sole la maggior parte del giorno.
Ottorino: l'aggiunta di bentonite non mi sembra una buona idea. Come tutte le argille naturali (silicati), anche la bentonite possiede un effetto abrasivo/lucidante che alla lunga anticiperebbe di molto il consumo del pennino, in altre parole è come sottoporlo ad una continua azione con micromesh. Da quello che ho capito le aniline in questo tipo di inchiostri farebbero da "guida" all'inchiostro vero e proprio, perchè senza colorante il composto sarebbe stato piuttosto pallido e difficile da applicare in scrittura. Per questo motivo è bene tenere d'occhio, non fosse altro per curiosità, quegli inchiostri che appaiono di un colore diverso da quello che appariva prima di essere steso su carta. Anche il dilavamento della carta a volte può generare curiose mutazioni.
Ottorino: l'aggiunta di bentonite non mi sembra una buona idea. Come tutte le argille naturali (silicati), anche la bentonite possiede un effetto abrasivo/lucidante che alla lunga anticiperebbe di molto il consumo del pennino, in altre parole è come sottoporlo ad una continua azione con micromesh. Da quello che ho capito le aniline in questo tipo di inchiostri farebbero da "guida" all'inchiostro vero e proprio, perchè senza colorante il composto sarebbe stato piuttosto pallido e difficile da applicare in scrittura. Per questo motivo è bene tenere d'occhio, non fosse altro per curiosità, quegli inchiostri che appaiono di un colore diverso da quello che appariva prima di essere steso su carta. Anche il dilavamento della carta a volte può generare curiose mutazioni.
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Re: possibile test sull'inchiostro
Io non esagererei con le preoccupazioni, solo perche' "silicati" suggerisce materiale abrasivo.Rampa ha scritto: Ottorino: l'aggiunta di bentonite non mi sembra una buona idea. Come tutte le argille naturali (silicati), anche la bentonite possiede un effetto abrasivo/lucidante che alla lunga anticiperebbe di molto il consumo del pennino, in altre parole è come sottoporlo ad una continua azione con micromesh.
Lo 0.20 % di materiale rigonfiabile con l'acqua (silicato 2:1 a bassa carica di strato = bentonite) con diametro inferiore a 2 micron (argilla), secondo me non ha nessun effetto visibile sull'usura. Anzi, per le proprietà generali delle bentoniti/montmorilloniti, sospetto che abbia una certa azione lubrificante. Comunque non ho prove specifiche a riguardo. Solo un po' d'esperienza su questi materiali.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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