Porto il mio esempio (esperienza reale).
Qualche anno fa trovo e acquisto in una libreria antiquaria un libro stampato nel primo ottocento, di un'opera che m'interessava leggere e di cui non esistono ristampe recenti. Avrei magari potuto cercarla in qualche biblioteca storica e chiederla in consultazione, ma data l'occasione, avevo piacere di acquistare il libro per averlo costantemente a disposizione.
Il libro era intonso (proprio nel senso: con le pagine ancora da tagliare), così come uscito dalla tipografia, ancora con la sua brossurina editoriale destinata a lasciare il posto a una legatura personalizzata, secondo il gusto dell'ottocentesco acquirente.
Cosa avrei dovuto fare: lasciare l'oggetto nel pressoché miracoloso stato intonso in cui si trovava? Rinunciando a leggere il libro? Sfido chiunque a trovare un senso a questo modo di agire.
Mi sono munito di una nobile e affilata lama, e con pazienza e rispetto ho tagliato tutte le pagine, rendendo il libro leggibile. La legatura editoriale provvisoria, l'ho comunque lasciata al suo posto.
Gli oggetti vanno utilizzati - se il caso, con riguardo e attenzione - secondo il loro uso, per cui sono stati creati. In tal modo li si rispetta senz'altro di più, che lasciarli inutilizzati in una teca.
Ah: io le mie penne le ho inchiostrate tutte, almeno una volta, altrimenti come accorgermi di eventuali difetti? Come potreste escludere di possedere un oggetto intonso, ma irrimediabilmente fallato o difettoso?
Stilografici saluti!