Capitolo I - Datazione
Gli indizi utili a datare con precisione questa 452 sono i seguenti, connotati da diversi gradi di attendibilità:
due sono certi (perché si riferiscono a parti inamovibili della penna)
- il motivo della decorazione (pattern) del rivestimento,
- le iscrizioni del Produttore;
uno è molto probabile
- il fermaglio (clip);
mentre il quarto è come sempre da verificare, per prudenza, trattandosi dell’unico componente (facilmente) sostituibile
- il pennino.
Non sarò breve: quindi, chi proprio volesse passare le Feste in famiglia o sui campi da sci e non qui sul Forum a leggere, può saltare direttamente al Capitolo II…
1. La decorazione
Il rivestimento presente sulla penna è realizzato dalla Waterman americana in argento
Sterling (argento 925)
http://www.fountainpen.it/Sterling_silver
e porta il nome commerciale di “
Filigree”, ovvero filigrana in italiano. Tuttavia, come approfonditamente analizzato da Simone in questo articolo del nostro Wiki
http://www.fountainpen.it/Filigree
la definizione risulta decisamente impropria, trattandosi piuttosto di una “
decorazione traforata”: in essa la lamina d’argento sovrapposta alla penna in ebanite (nera, non lavorata) lascia scoperte alcune porzioni della superficie sottostante, rombi e triangoli con lati anche ricurvi e per lo più irregolari, come tracciati a mano, così da ottenere un ricercato gioco di contrasti cromatici (chiaro/scuro) e di volumi (pieni/vuoti).
Nella foto sono mostrate tre diverse possibilità di avvitamento del fusto.
E’ interessante notare come questa tecnica, che è anche una scelta stilistica, sia stata impiegata agli albori del mercato delle stilografiche tra Otto- e Novecento da tutti i maggiori Produttori americani, da Parker a Mabie Todd, ed anche da quelli minori, ciascuno con una sua declinazione caratteristica.
In casa Waterman il nome Filigree venne quindi ad indicare nel corso degli anni sempre la stessa lavorazione, applicata però a non meno di una mezza dozzina di soggetti differenti (molti di più se si considerano le varianti imposte dalle penne di dimensioni inferiori, 52½ e 52½V, e da quelle con sistemi di caricamento differenti, con proporzioni affatto diverse, come le eyedropper ed ancor più le safety) tutti con una comune ascendenza “vegetale”.
Il modello oggetto della recensione, come ultimo della sua specie, è il punto di arrivo di un autentico periplo dal Liberty al Déco: il tutto era nato giusto al tramonto del Secolo XIX come sinuosa linea efflorescente, sorta di inno all’asimmetria (dalla fine dell’Ottocento alla I Guerra Mondiale, qui sotto in una mia brochure italiana del 1912ca., con il nome bellamente storpiato
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),
riproducendo artisticamente un viticcio di trifoglio (
trefoil vine, fino al 1924), eppure generando contemporaneamente una variante che disegna pressoché “realisticamente”
un fiore a sei petali (Waterman, Catalogo 1919),
per terminare la sua vita con una sorta di astrazione di quest’ultimo elemento naturalistico nella decorazione della penna in presentazione (dal 1925 al termine della produzione).
L’elemento vegetale, così caro al primo Liberty per la sua asimmetrica unicità, diviene nel Déco stilizzazione di un elemento riproducibile,
pattern di un decoro ripetuto potenzialmente all’infinito: in mancanza di ulteriori specificazioni da parte della Casa del troppo generico “filigree”, i collezionisti hanno dovuto supplire con la loro fantasia alla carenza: in questo caso hanno voluto troppo sommariamente accostare il motivo al “
bamboo” (col quale non vedo attinenza alcuna) o più comunemente al “
basketweave”, il canestro intrecciato in vimini, e alle sue geometrie piatte e regolari, non recependo, come giustamente nota anche D.Nishimura, la stretta connessione con il fiore reale della figura precedente, che ben traspare dalle evidenti irregolarità e asimmetrie dell’impianto e dalle venature ricavate, come per graffiatura, sui petali…
Non è casuale la disposizione del motivo ornamentale quando la penna è in assetto da scrittura, ovvero come insegnano gli antichi maestri
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sempre con cappuccio calzato:
qui la successione dei fiori risulta evidente, così come evidente appare la precisa bipartizione della superficie del florilegio in due cilindri equivalenti di quasi 5 centimetri di altezza, con i dovuti, quasi impercettibili accorgimenti dettati dal maggior diametro del cappuccio rispetto al fusto.
Per tornare alla nostra ricerca di una datazione precisa, possiamo comunque affermare quanto segue: iniziata nel 1925 la produzione di questo che fu l’ultimo rivestimento “filigree” prodotto dalla Casa (come sempre disponibile in argento, in laminato oro e in oro massiccio), proseguì negli U.S.A. fino almeno al 1933.

- Waterman, Catalogo 1933, pag.16
Di seguito vi mostro la penna accostata al celebre paravento
Oasis (ca.1924), opera dello scultore francese
Edgar Brandt (1880-1960), maestro dei metalli forgiati Art Déco:
pare di udire distintamente il clangore d’una fucina, con la metallica, ossessiva percussione delle incudini, per la sagomatura di borchie e lamine, nello stridore di meccanismi roteanti e nella prodigiosa ricreazione di un mondo naturale totalmente meccanizzato…
Un altro paio di osservazioni, per concludere.
La prima, di carattere stilistico, concerne i gusti nazionali, così come venivano assecondati o incoraggiati dai rispettivi Rappresentanti fuori dagli U.S.A: secondo l’impressione che ho potuto ricavare dalle molte bellissime pubblicità d’epoca archiviate sul nostro Wiki (mi inorgoglisce averne conferite ormai più di 270 io stesso) sembrerebbe che in Francia non andassero assolutamente di moda le decorazioni floreali, e che già dal 1921 i motivi decorativi dei rivestimenti importati direttamente dagli U.S.A. o prodotti in loco fossero puramente geometrici ed astratti; da noi in Italia, al contrario, pareva tutto un giardino fiorito, spesso popolato di figure angeliche
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, ma per contro non andava molto l’argento (amato invece dai transalpini) a cui si preferiva di gran lunga l’oro, anche se quasi esclusivamente nella veste sottilissima di una laminatura punzonata 18 K.R.…
L’ultima notazione è quella relativa al prezzo di vendita dei tre tipi di rivestimento in metalli preziosi (si veda anche la pubblicità allegata in precedenza).
Negli U.S.A., nel 1925 i prezzi delle 52 overlay (la penna in argento costava la metà di quella in oro 18K.R.):
- Argento massiccio [452]: $ 5.50
- Oro laminatura rinforzata (18K.R.) “gold filled” [0552]: $ 11
- Oro massiccio [552½ E.C., versione più sottile con fondello rivestito]: $ 37
In Francia, nel 1932 (si noti come la differenza di prezzo tra il rivestimento in argento e quello in oro 18K.R. fosse divenuta molto minore):
- Argento massiccio [(4)452]: fr. 260
- Oro laminatura rinforzata 18 K.R. [(1)152]: fr. 320
- Oro massiccio [(5)552]: fr. 1085
Sicuramente nel 1933 la Waterman 52 “nuda e cruda”, in ebanite nera, era ancora a catalogo tra le penne “a prezzo popolare” negli U.S.A., mentre la 52 rivestita in argento massiccio [452] era ancora in vendita nel 1935 in Francia, prezzata solo un poco meno del top di gamma Patrician… Comunque, nel Catalogo americano del 1936 la 52, finalmente!, dopo oltre un ventennio di onoratissimo servizio, non risultava più disponibile in nessuna configurazione.
E possiamo passare oltre.
Continua…