Ipotesi di datazione e attribuzione
La penna è stata da me acquistata al mercatino in un lotto di oggetti provenienti da un ingegnere italiano che aveva fatto fortuna in
Etiopia prima e soprattutto dopo la II Guerra Mondiale, stando a ciò e mi è stato riferito e a quanto ho potuto constatare di persona (tessera del P.N.F. dal 1923, poi foto con il Negus, Pajetta e Andreotti…). E in effetti, la nostra
Alone N°3 stava (tra le altre) con una penna inglese fine anni Dieci che vi presenterò prossimamente.
Apriamo nuovamente la scatolina, e scopriamo che sul fondo del cassettino è impressa una scritta in italiano…
Poiché non ho reperito alcuna informazione sulla Marca (e nemmeno sull’acronimo del Produttore) né sui libri né in rete, la sola certezza è che la penna fosse destinata alla vendita sul mercato italiano.
La produzione materiale può essere avvenuta all’estero come in Italia, e questo potrebbe essere oltremodo difficile da verificare.
In un mercato (su scala mondiale) in rapida e costante evoluzione come quello delle stilografiche nella prima metà del Secolo XX, una
eyedropper con chiusura a frizione del cappuccio non avrebbe avuto moltissime
chance di vendita dopo la fine della Grande Guerra (1918), forse nemmeno in un mercato immaturo come quello italiano: Waterman stessa mantenne il modello con carica a contagocce, denominato “
regular type dropper filling”, come modello di ingresso dal 1919 fino al 1925 almeno, ma esclusivamente
con cappuccio a vite (che oggettivamente offriva maggior “sicurezza” contro le aperture accidentali se la penna veniva riposta nel taschino…). Eppure, tra i Produttori italiani è necessario ricordare che sia
Tibaldi (dal 1916) che
Aurora (dal 1919) avevano nel loro primo catalogo “semplici”
eyedropper (la Casa torinese addirittura con cappuccio ad incastro non filettato, il
F.A.S., fisso Aurora semplice, come quella in presentazione, ancora nel 1922!), che nella versione base si rivolgevano ad un pubblico con minori pretese tecnico/stilistiche ed una minore propensione o capacità di spesa...
Ciò detto, possiamo osservare come il
warning (l’avvertimento, impresso a fondo all’interno del cartoncino)
“
NON LEVAR (sic)
MAI IL PENNINO D’ORO DAL PORTAPENNA”
riproduca esattamente il messaggio contenuto nelle “
cardboard boxes” (scatoline in cartone) di Casa Waterman, il colosso americano che produceva le penne in assoluto più pubblicizzate in Italia a partire dal 1905: unica differenza rispetto al messaggio originale è la scelta del
font, il carattere di stampa, che nel caso della Alone è “con grazie” molto pronunciate, mentre nell’originale americano per il mercato italiano è senza (font “
sans serif”).
L’altra differenza è che la scatolina della Waterman (azzurra con scritte bianche senza disegni) ha un coperchio e non un cassettino, e in questo la Alone richiama la scelta della scatolina per rientranti della Tibaldi (per esempio). E’ proprio la particolare realizzazione di questa scatola, con le scritte ed il disegno della penna stampati “a fondo” (impressi) e dorati(!)
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, la ragione principale del mio acquisto e di questa recensione…
Questa l’iscrizione sul fusto della penna, ben visibile se adeguatamente illuminata.
ALONE N° 3
Sulla penna non vi è alcuna traccia, invece, delle iniziali della “Compagnia” produttrice (
A.Z.&C.) presenti sulla scatolina.
Tuttavia, il tipo di caratteri (e anche l’uso di caratteri tutti diversi tra loro), il disegno e le dorature mi farebbero ritenere antecedente la concezione della scatolina, che daterei alla metà degli anni Dieci del Novecento: la scatolina, che ricorda le raffinate atmosfere
liberty di inizio secolo, è sicuramente più ricca (e costosa da produrre) del modello americano e della maggioranza di scatoline in cartone nelle quali mi sono imbattuto.
Ma torniamo alla penna.
La penna è una
eyedropper classica, in stile (anche) Waterman, modello “
cone cap” (con labbro del cappuccio conico ad incastro sul fusto anch’esso conico)
…che qui vediamo nella versione liscia riportata nel Catalogo americano del 1908.
La penna Alone è più massiccia di una Waterman 14 e se le lunghezze quasi coincidono,...
…sono i diametri a determinare la sostanziale differenza, avvicinando la Alone alle proporzioni di una Waterman 15 o 16.
In buona sostanza, ci troviamo di fronte ad una delle innumerevoli declinazioni della primissima forma di penna stilografica (di qua e di là dell’Atlantico): trattandosi di una penna il cui design e la cui tecnologia (
spoon feeder soprattutto) era disponibile sul mercato mondiale da fine Ottocento e in Italia dal 1905 (come si ricava dalle pubblicità da me conferite al
Wiki), la penna potrebbe essere stata prodotta in Italia dal 1914 (quando cominciavamo a costruirle in proprio anche qui da noi, con la
Uhlmann’s Eterno di Milano, per esempio) ai primissimi anni Venti, quando il modello andò fuori mercato (per avere una scatolina così carina…).
Sempre fino a prova contraria.
Dovendo comunque provarmi a formulare un’ipotesi di attribuzione, proverò ad attingere, in cerca di idee, alla bibbia del collezionismo stilografico italiano, l’imprescindibile “
La Storia della Stilografica in Italia 1900-1950” di
Letizia Jacopini: dopo attenta lettura, ho rinvenuto le iniziali che potrebbero fare al caso nostro nel periodo che potrebbe coincidere (primi Novecento). Riporto per esteso la voce dell’Enciclopedia:
“
ZAT
Le stilografiche con questo marchio si collegano all'attività commerciale delle cartolerie di Attilio Zanaboni di Torino. I punti vendita, nei primi anni del 1900, erano ubicati in Corso Vittorio Emanuele (Grande Cartoleria Moderna), in Piazza Paleocapa (Cartoleria Zanaboni) e in Piazza Carlo Felice (Chiosco ZAT).
Si tratta di modelli in ebanite nera con caricamento a caduta e cappuccio a pressione, la cui origine produttiva non è nota. Le stilografiche ZAT, il cui nome è composto dalle iniziali di Zanaboni Attilio, vennero pubblicizzate diffusamente nell'area torinese, sia con inserzioni che con chiudilettera, una pratica molto diffusa all'inizio del secolo.”
Nell’unica pubblicità disponibile riportata mostrata sull’Enciclopedia si legge:
LE PENNE ZAT
SI VENDONO NELLE
PREMIATE CARTOLERIE ZAT
DI
A. ZANABONI
-TORINO-
L.E. WATERMAN & C.
sarebbe quindi diventato
A.Z. & C.
Come sempre in questi casi, chiedo un parere conclusivo ai grandi Collezionisti.
Osservazioni
Il
cappuccio (sul quale si aprono 4 fori di aerazione a coppie speculari, su due livelli) è perfettamente cilindrico e presenta un labbro conico per l’incastro sul fusto, sottolineato da un’incisione circolare. La
decorazione della penna, molto usurata ma ancora visibile sotto una forte illuminazione, ricorda lo stile adottato dalle
Swan degli anni Dieci, con cappuccio liscio, veretta incisa e fusto decorato a festoni
guillochè.
Il sistema di
caricamento è a contagocce (o a caduta), semplice quanto affidabile ed elegante.
Il gruppo scrittura è avvitato al fusto, come impone il sistema di caricamento.
L'
alimentatore in ebanite, dalla inconfondibile configurazione piatta con tre canaletti del modello “spoon feed” brevetto Waterman, ma con canale principale meno profondo.
Il
pennino in oro, dalla forma arcaica, ha un tradizionale foro a cuore ed è marchiato
WARRANTED
14 K
5
Continua…