Ho recentemente acquisito, a poco prezzo, una Stephens' 56 degli anni Trenta.
Si tratta di una stilografica prodotta da Lang per Stephens', famoso marchio britannico d'inchiostri che si appoggiò al gruppo di Liverpool per la produzione delle penne commercializzate con il proprio marchio, sinonimo di serietà e qualità in quegli anni.
Questa volta desidero cimentarmi in un piccolo restauro.
Come potete vedere dalle fotografie, questo esemplare, sottoposto ad un uso intenso, è comunque in buone condizioni, considerata anche l'età.
Non ho alcuna esperienza pratica in termini di riparazioni (se si eccettua qualche modestissimo lavoro fatto in passato), perciò debbo imparare tutto.
Memore dei consigli più volte ripetuti sul forum, ho cominciato con una paziente immersione della sezione e della prima parte del corpo in acqua fredda. Un paio di giorni sono stati sufficienti a far sì che la sezione, a semplice inserimento, venisse via senza eccessivo sforzo.
Ho preferito evitare d'abbreviare i tempi ricorrendo al calore, perché desidero che questa parte si inserisca nuovamente nel corpo, a restauro quasi ultimato, senza eccessive forzature. I riparatori esperti sostengono infatti, da quanto leggo, che è più facile rompere un corpo penna inserendo la sezione che estraendola.
L'immersione in acqua fredda ha interessato anche il cappuccio, il cui tassello in ebanite, che fa corpo con il controcappuccio interno, si è svitato agevolmente.La superficie esterna del controcappuccio si presenta rugosa: segno di corrosione determinata dal deposito d'inchiostro oppure finitura di fabbrica di una parte che rimane nascosta?
Purtroppo, la barra interna non esce, pur sollecitata per trazione con una pinzetta. Ho dunque immerso tutto il corpo in acqua fredda, sperando che serva a rimuovere le incrostazioni ed a facilitare l'estrazione. Tutto l'interno della penna, infatti, era sporco d'inchiostro blu.
Vi farò sapere fra qualche giorno...
Stephens' 56 - un tentativo
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Alberto Casirati
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Normale e frequente.A Casirati ha scritto:L'immersione in acqua fredda ha interessato anche il cappuccio, il cui tassello in ebanite, che fa corpo con il controcappuccio interno, si è svitato agevolmente.La superficie esterna del controcappuccio si presenta rugosa: segno di corrosione determinata dal deposito d'inchiostro oppure finitura di fabbrica di una parte che rimane nascosta?
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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Leggendo "Pen repair", terza edizione, di J. Marshall e L. Oldfield, ho notato un suggerimento per facilitare la rimozione delle barre di compressione a J: inserire nel corpo un cacciavite, facendo pressione sul gomito della barra al fine di diminuirne la presa e rendere più facile l'estrazione. Ho voluto tentare, come vedete con ottimi risultati.
Naturalmente, la barra andrà sostituita...
Il suggerimento è senza dubbio valido, ma la resa, almeno nel caso delle barre prodotte da Lang, è stata inferiore alle attese. La barra che vedete, anche se arrugginita, ha fatto notevole resistenza, a dimostrazione della qualità dell'acciaio utilizzato, ma sono riuscito ad estrarla ruotandola sul suo asse. Il corpo non ha sofferto dell'operazione.Naturalmente, la barra andrà sostituita...
Alberto Casirati
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Una delle parti meno facili nel restauro di una stilografica è ovviamente lo smontaggio del gruppo pennino – alimentatore.
Per fortuna, la Stephens’ 56 è fabbricata in modo semplice, oltre che robusto. In questo senso, riflette bene l’architettura standard della produzione inglese media degli anni Trenta e Quaranta, con tutti i vantaggi conseguenti, come quelli della regolarità di funzionamento, dell’assenza di difetti significativi e, ciò che più conta in questa sede, della facilità d’intervento.
Bisogna però seguire un procedimento corretto, innanzi tutto immergendo in acqua per alcuni giorni tutto il gruppo.
Quando posso, preferisco fabbricarmi da solo le attrezzature necessarie. In questo caso, non è stato difficile realizzare questo semplice blocchetto di legno e formica, con un foro da 7 mm, in grado sia di consentire il passaggio del pennino e dell’alimentatore sia di offrire alla sezione un appoggio solido.
Utilizzando un tondino di legno da 3 mm di diametro (inferiore a quello dell’alimentatore, che misura 5 mm) ed un martello, l’alimentatore è stato spinto fuori dalla sezione mediante una serie di colpi leggeri. Nonostante l’età e l’evidente incuria nel riporla, questa stilografica non ha posto problemi particolari nella pulizia: l’inchiostro secco era molto, ma con un po’ di pazienza, e senza utilizzare agenti chimici, è stato rimosso. Per l’alimentatore sono stati sufficienti un bel lavaggio con acqua ed un passaggio nei canali di una lamina d’acetato. Il pennino è stato lavato e lucidato. L'interno della sezione è stato pulito con un nettapipe ruvido, ripiegato su sé stesso.
Per fortuna, la Stephens’ 56 è fabbricata in modo semplice, oltre che robusto. In questo senso, riflette bene l’architettura standard della produzione inglese media degli anni Trenta e Quaranta, con tutti i vantaggi conseguenti, come quelli della regolarità di funzionamento, dell’assenza di difetti significativi e, ciò che più conta in questa sede, della facilità d’intervento.
Bisogna però seguire un procedimento corretto, innanzi tutto immergendo in acqua per alcuni giorni tutto il gruppo.
Quando posso, preferisco fabbricarmi da solo le attrezzature necessarie. In questo caso, non è stato difficile realizzare questo semplice blocchetto di legno e formica, con un foro da 7 mm, in grado sia di consentire il passaggio del pennino e dell’alimentatore sia di offrire alla sezione un appoggio solido.
Utilizzando un tondino di legno da 3 mm di diametro (inferiore a quello dell’alimentatore, che misura 5 mm) ed un martello, l’alimentatore è stato spinto fuori dalla sezione mediante una serie di colpi leggeri. Nonostante l’età e l’evidente incuria nel riporla, questa stilografica non ha posto problemi particolari nella pulizia: l’inchiostro secco era molto, ma con un po’ di pazienza, e senza utilizzare agenti chimici, è stato rimosso. Per l’alimentatore sono stati sufficienti un bel lavaggio con acqua ed un passaggio nei canali di una lamina d’acetato. Il pennino è stato lavato e lucidato. L'interno della sezione è stato pulito con un nettapipe ruvido, ripiegato su sé stesso.
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Stephens' 56 - un tentativo
Ed eccoci all'ultima puntata.
Il pennino, che presentava un disallineamento fra i rebbi, con quello destro più basso, è stato rettificato con l'uso accorto della lama di un taglia balsa, che ha consentito anche di allontanare un po' i rebbi, per un flusso più corposo. Il sacchetto di ricambio è stato scelto con un diametro pari a quello del suo invito sulla sezione, in modo tale da garantire una presa sufficiente senza sottoporne la gomma ad uno stress eccessivo. La lunghezza è stata verificata visivamente, scoprendo che non v'era bisogno di accorciarlo: E' stato applicato alla sezione solo in parte, poi, con uno stuzzicadenti, sul suo alloggiamento è stata applicata un po' di colla vinilica. Quindi il sacchetto è stato portato alla sua posizione definitiva, avendo cura di verificare che la colla vinilica coprisse tutto il bordo di contatto. L'eccesso è stato rimosso con un polpastrello. Un riposo di qualche ora è più che sufficiente alla colla per far presa. La nuova barra di pressione è stata inserita nel corpo, curandone l'allineamento con la leva. Per prudenza, ho controllato che la posizione dell'estremità anteriore della barra fosse sufficientemente indietro da non rischiare di tagliare il sacchetto una volta abbassata mediante la leva, cioè che tale estremità non potesse trovarsi troppo vicina alla sede per il sacchetto ricavata sul retro della sezione. Ho quindi verificato anche visivamente il corretto funzionamento del meccanismo, azionandolo varie volte.
Per impedire che il sacchetto potesse incastrarsi all'interno del corpo, ho preferito inserire sezione e sacchetto supportando quest'ultimo mediante uno stecchino da cocktail. L'inserimento è avvenuto senza intoppi. L'accoppiamento sezione / corpo è molto preciso, con ottima tenuta, grazie anche alla zigrinatura ricavata sulla sezione.
Il gruppo pennino - alimentatore è quindi stato inserito con cautela, fino ad una posizione che mi è sembrata adatta. Date le dimensioni del pennino e la profondità del contro cappuccio, non ho avuto bisogno di verificare che lo spazio fosse sufficiente ad evitare la deformazione dei rebbi.
Ho quindi provato ad avvitare il cappuccio, verificando l'accoppiamento fra le due filettature.
Restauro finito!
Ma... scrive?
Ecco la risposta: Nel complesso, si è trattato di un restauro semplice, adatto anche ad un neofita come me.
Però è stato divertente e la soddisfazione c'è!
Il pennino, che presentava un disallineamento fra i rebbi, con quello destro più basso, è stato rettificato con l'uso accorto della lama di un taglia balsa, che ha consentito anche di allontanare un po' i rebbi, per un flusso più corposo. Il sacchetto di ricambio è stato scelto con un diametro pari a quello del suo invito sulla sezione, in modo tale da garantire una presa sufficiente senza sottoporne la gomma ad uno stress eccessivo. La lunghezza è stata verificata visivamente, scoprendo che non v'era bisogno di accorciarlo: E' stato applicato alla sezione solo in parte, poi, con uno stuzzicadenti, sul suo alloggiamento è stata applicata un po' di colla vinilica. Quindi il sacchetto è stato portato alla sua posizione definitiva, avendo cura di verificare che la colla vinilica coprisse tutto il bordo di contatto. L'eccesso è stato rimosso con un polpastrello. Un riposo di qualche ora è più che sufficiente alla colla per far presa. La nuova barra di pressione è stata inserita nel corpo, curandone l'allineamento con la leva. Per prudenza, ho controllato che la posizione dell'estremità anteriore della barra fosse sufficientemente indietro da non rischiare di tagliare il sacchetto una volta abbassata mediante la leva, cioè che tale estremità non potesse trovarsi troppo vicina alla sede per il sacchetto ricavata sul retro della sezione. Ho quindi verificato anche visivamente il corretto funzionamento del meccanismo, azionandolo varie volte.
Per impedire che il sacchetto potesse incastrarsi all'interno del corpo, ho preferito inserire sezione e sacchetto supportando quest'ultimo mediante uno stecchino da cocktail. L'inserimento è avvenuto senza intoppi. L'accoppiamento sezione / corpo è molto preciso, con ottima tenuta, grazie anche alla zigrinatura ricavata sulla sezione.
Il gruppo pennino - alimentatore è quindi stato inserito con cautela, fino ad una posizione che mi è sembrata adatta. Date le dimensioni del pennino e la profondità del contro cappuccio, non ho avuto bisogno di verificare che lo spazio fosse sufficiente ad evitare la deformazione dei rebbi.
Ho quindi provato ad avvitare il cappuccio, verificando l'accoppiamento fra le due filettature.
Restauro finito!
Ma... scrive?
Ecco la risposta: Nel complesso, si è trattato di un restauro semplice, adatto anche ad un neofita come me.
Però è stato divertente e la soddisfazione c'è!
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Grazie per il resoconto, evviva il bricolage!
Ti confesso, che mi sono ribaltato a vedere il tuo blocco per l'estrazione dei pennini. Questo è il mio: E' evidente che abbiamo due approcci alquanto diversi alle cose della vita! Tu sei quello preciso!
Una cosa che io faccio diversamente da te è questa: posiziono pennino e alimentatore nella sezione prima di incollare il sacchetto con la gommalacca. Questo perchè quando ci vanno un po' stretti, capita che pennino e alimentatore finiscano con l'essere malposizionati uno rispetto all'altro. Tocca quindi estrarli di nuovo utilizzando il blocco estrattore e quindi si dovrebbe ri-staccare il sacchetto.
Ti confesso, che mi sono ribaltato a vedere il tuo blocco per l'estrazione dei pennini. Questo è il mio: E' evidente che abbiamo due approcci alquanto diversi alle cose della vita! Tu sei quello preciso!
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Una cosa che io faccio diversamente da te è questa: posiziono pennino e alimentatore nella sezione prima di incollare il sacchetto con la gommalacca. Questo perchè quando ci vanno un po' stretti, capita che pennino e alimentatore finiscano con l'essere malposizionati uno rispetto all'altro. Tocca quindi estrarli di nuovo utilizzando il blocco estrattore e quindi si dovrebbe ri-staccare il sacchetto.
Michele
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Grazie per il commento, Michele.
Hai ragione a proposito della sequenza di rimontaggio. Questa volta, però, ho optato per quella soluzione perché il sacchetto, nel modello 56, si infila proprio a contatto con la barra di pressione.
Hai ragione a proposito della sequenza di rimontaggio. Questa volta, però, ho optato per quella soluzione perché il sacchetto, nel modello 56, si infila proprio a contatto con la barra di pressione.
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Alberto Casirati
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Ciao Alberto,
ti rinnovo i complimenti per il restauro, e anche per la precisione nella descrizione della procedura che hai seguito, che spero possa invogliare anche altri utenti a cimentarsi, con la tua stessa cura e attenzione, in una attività che può dare grandi soddisfazioni.
Simone
ti rinnovo i complimenti per il restauro, e anche per la precisione nella descrizione della procedura che hai seguito, che spero possa invogliare anche altri utenti a cimentarsi, con la tua stessa cura e attenzione, in una attività che può dare grandi soddisfazioni.
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Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
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e per aiutare chi non trova un termine:
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