
Con la soggezione propria di chi percepisce che sta accingendosi a relazionarsi con un oggetto la cui qualità può solo intuire, sono qui a scrivere qualche parola a proposito della Izumo, una delle ultime produzioni della celeberrima Platinum, giunta nelle mie mani per una serie di fortunati eventi, narrare dei quali in questa sede sarebbe leggermente pleonastico

La premessa.
La penna prende il nome dall'Izumo Taisha, ovvero il grande tempio di Izumo che si trova nell'omonima città, situata nella prefettura di Shimane.
Non sorprende il fatto che questo santuario sia stato dichiarato tesoro nazionale del Giappone.
Il termine Izumo dovrebbe voler dire, letteralmente, "nuvola rivolta verso il cielo" o "nuvola nel cielo", e la penna è così chiamata proprio a sottolineare la continua tendenza al miglioramento, al progresso qualitativo costante e l'ambizione di raggiungere, letteralmente, sempre nuove e più alte vette.
Secondo me, per quanto pretenzioso, è un nome, a conti fatti, azzeccato.

La penna è in lacca urushi . E' un materiale che si ottiene lavorando la resina estratta dalla pianta rhus veniciflua (da cui il nome urushi), che nasce e viene coltivata in Giappone.

Tale materiale è orgoglio e vanto del Giappone, pare che sia stata lavorata ed utilizzata anche nell'antichità, addirittura più di 5000 anni fa (sono stati ritrovati pettini e vassoi "laccati urushi"). La lacca urushi, per le sue particolarità (oltre a rendere brillanti le superfici sulle quali è applicata, può dotare certi materiali di una notevole robustezza, non per niente sono stati trovati oggetti così antichi perfettamente integri) è stata usata a diversi scopi financo alla produzione di armi da caccia e da guerra. Si consideri che resiste agli acidi, alcali e alcol e resiste a temperature fino a 300 gradi (ma è sensibile agli ultravioletti). Insomma, si dice che la penna in lacca urushi con tutta probabilità sopravvivrà a più generazioni di proprietari. Quando l'ho letto, mi sono toccato. E in punto di morte credo che userò le ultime forze rimaste per romperla. O forse no...
In ogni caso, cosa rende estremamente pregiata la lacca urushi, oltre alle caratteristiche succitate è il fatto che durante il periodo di 14/15 anni in cui un albero produce la relativa resina, possono essere raccolti fino a 200 grammi di prodotto. Una quantità veramente irrisoria, che dota ogni oggetto fatto o rivestito di tale materiale di un'aura di rarità e pregio. Proprio come la resina Montblanc.
La Izumo di cui parlo è la versione tamenuri (che indica la tecnica di "laccaggio a strati" per così dire) soratame (verde scuro). In sostanza, più e più strati di urushi sono spalmati su un corpo di ebanite in modo da raggiungere un risultato quasi nero uniforme, eccettuate le zone di "giunzione" e le rifiniture che viceversa appaiono di un verde molto più chiaro, a metà strada tra il verde e l'azzurro.
La lacca urushi è lavorata in modo da "cambiare" durante la sua vita, essendo un materiale "vivo". Negli anni, il colore dovrebbe diventare più vivido. Questo posso dire che è vero, in quanto ho un'altra penna urushi che ha diversi anni ed è quasi sempre stata chiusa: la parte coperta dal cappuccio appare quasi impercettibilmente più scura del resto della penna, esposto alla luce.
Dopo questa lunga ma doverosa premessa sui materiali, ecco come si presenta la confezione (in legno, con involucro di cartone) e relativo contenuto.



Insieme alla garanzia ed a qualche sommaria indicazione (del tipo "NON TAPPARE") vie è una pergamena di carta finissima, che non mi sono azzardato ad aprire in quanto anche il fiocchetto che la tiene arrotolata è in carta finissima. L'avrei sicuramente strappato.
La penna è letteralmente vestita col suo kimono, abito tradizionale giapponese.
L'estetica ha incontrato subito i miei gusti, a metà strada fra il classico (espresso dalla forma ogivale) e lo stravagante (tale ogiva è irregolare, il corpo della penna non è un "sigaro perfetto", restringendosi per così dire attorno alla parte centrale della penna.


Quest'ultima foto forse è particolarmente rappresentativa della forma peculiare della Izumo nonchè delle sue sfumature verdino chiare che, a contrasto col verdescuropraticamentenero creano un effetto che mi piace veramente tanto. Non per niente la Nakaya che volevo comprare era proprio una heki tamenuri, che mette a contrasto marrone e verde.
Ancora, da notare le anse in metallo dorato per avvitare il cappuccio. Secondo alcuni, pacchiane. Secondo me non interrompono le linee, anzi arricchiscono di peculiarità una penna che viceversa forse sarebbe stata anche troppo sobria. Ma mi rendo conto che questo particolare potrebbe non piacere a tutti.

Il cappuccio è molto grande, è lungo quasi quanto l'intero corpo della penna. Non gli fa da contraltare un'altrettanto lunga clip, essendo quest'ultima molto piccola rispetto ad esso.

In questa foto ovviamente la "sproporzione" del cappuccio rispetto al corpo della penna è un effetto ottico dovuto alla prospettiva.

Un particolare della clip, che reca il marchio Platinum.
Al tatto, come prevedibile visti i materiali utilizzati, la penna risulta estremamente liscia e lucida quindi occhio che prende polvere e ditate (anche se, non so perchè, devo dire in quantità molto minore delle Montblanc). E' inoltre leggera (ma non fastidiosamente leggera) ed estremamente resistente (no, non ho provato a buttarla per terra ma se qualcuno vuole provare, lo faccia pure, poi mi chiami che aggiorno la recensione

Il sistema di caricamento, come praticamente tutte le giapponesi (eccetto alcune eyedropper), è a cartuccia (impallinata, come dice klapaucius


Credo che sia stato scelto questo sistema di caricamento rispetto allo stantuffo non tanto per non "spezzare" il materiale ove non strettamente necessario, quanto per precise richieste di mercato nazionale e internazionale. Semplicemente, immagino ci sia più domanda. In proposito, ribadisco quello che ho detto in merito qualche tempo fa: sono convinto che nella mia vita non finirò mai l'inchiostro senza preavviso, dato che spesso per usare le stilo devo letteralmente inventarmi delle scuse, quindi non sento la mancanza di un serbatoio più capiente.
Due parole sulle dimensioni.
Questa è una penna grossa e lunga. La circonferenza, come dicevo sopra e come risulta chiaro dalle immagini, si restringe al centro, quindi l'esemplare con cui l'ho messa a confronto, la 149, altro standard verso l'alto per quanto riguarda le dimensioni, risulta più cicciuto. Il pennino della Izumo è discreto, non è grande, pertanto risulta molto piccolo se paragonato al pennone della 149. Viceversa, il cappuccio è più grande e tappata la penna risulta decisamente più lunga (senza cappuccio le due penne più o meno hanno una lunghezza simile).
Il problema è che nel portapenne tascabile MB Westside che ho preso alcuni giorni fa, proprio non ci sta



Pennino e scrittura.

Come ho appena finito di dire, il pennino, ancorchè non grande, riesce ad essere proporzionato rispetto alla penna.
In oro 18k bicolore, è estremamente sobrio nella decorazione e reca la scritta "President", in quanto la Izumo condivide il pennino proprio con l'appena citato modello, altra grande ammiraglia della casa Platinum (dalle linee sicuramente più classiche).
Sulla scrittura, altro punto in cui la Izumo eccelle, le solite due paginette di prova su carta. Ancora, consiglio vivamente l'uso della funzione zoom, dato che in alcune parti ho cercato di scrivere più piccolo potessi.


Dalla trasposizione digitale non si capisce, ma vi assicuro che su carta e dal vivo, l'ultimo "izumo" si distingue bene.
In definitiva, credo che con questa penna si siano raggiunti dei livelli di eccellenza che, per quanto possano essere "tipici" per coloro i quali sono già esperti della magia pennistica giapponese, per me sono stati un'incredibile sorpresa.
Tra scrittura, materiali, finiture e feeling generale credo che ci si avvicini "izumo", al cielo. L'unica cosa che forse può scoraggiare è costituita dalle dimensioni: effettivamente non è una penna per tutte i taschini.
E non è nemmeno per tutte le tasche: di listino dovrebbe aggirarsi attorno ai 900 dollari, ma credo si possa trovare a circa 600 euro (calcolando, sul prezzo inferiore che ho trovato in rete, l'eventuale sdoganamento).
Per quanto mi riguarda, una Penna Miliare. E per quanto io non sia il sultano del brunei (diciamo che forse potrei mandare un curriculum per provare a fare il tavolino del dodicesimo attendente del sultano), posso dire che sono soldi ai quali fa da contraltare una cosa che non sempre si trova: il valore.
L'aneddoto.
Questa penna mi è stata procurata da mio zio (vive e lavora in oriente), col quale, dopo il sedicesimo aperitivo della giornata, tutti belli baldanzosi abbiamo deciso di andare da Visconti, a fargli vedere "come si fanno le penne".
Devo rendere merito (infinito) alla pazienza (infinita) del direttore che, sopportando i nostri sproloqui di esaltazione rispetto alla platinum (che lo ha forzato a provare), con grande classe e aplomb ha tollerato la nostra molestissima presenza. In una volta sola credo di aver esaurito tutto il credito del quale godevo presso di lui, frutto di qualche anno ormai di chiacchierate pennistiche e qualche acquisto ogni tanto. Ho temuto anche per la Wallstreet che era ancora fuori a far montare il pennino nuovo (e che ho ritirato proprio stamani).
Sta di fatto che uscendo mio zio si è ritrovato fra le mani una Michelangelo roller che non ricordava di aver comprato, quindi alla fine forse tanto male non gli è andata... consideriamolo un risarcimento danni morali.
Non leggerà mai queste righe, ma lo ringrazio della pazienza

...qualche scatto in libertà...

La Izumo con la mia spada (da allenamento) di tenshin shoden katori shinto ryu, che in comune con la penna ha, oltre ad essere considerato e tutelato come tesoro nazionale, è disciplina shintoista, come il tempio di Izumo.

La Izumo con un altro grande classico del Giappone: "I sette samurai", capolavoro di Akira Kurosawa.
Un abbraccio a tutti, questa recensione è stata un parto.
Vostro,
Andrea