Dopo qualche giorno di conflitto con il pennino a punta tronca Mitchell (tra partenze che più false non si può e microregolazioni del serbatoio), ho cominciato a trovare un minimo di equilibrio nel tratto e mi sono dedicato agli esercizi proposti.
Lo stile è la cancelleresca, il manuale è quello della Kossowska (stessa variante “morbida” descritta da Mary Noble nel suo lavoro sugli alfabeti calligrafici). Dopo aver ammorbidito un po’ la mano, mi sono dedicato allo studio delle lettere dei primi due gruppi proposti dal manuale, alternando le paginette di singole lettere agli esercizi di ritmo.
Prima di andare avanti ho pensato di condividere con voi le mie prime lettere, dopo circa una settimana di esercizi quotidiani, per correggere il tiro e avere un parere tecnico o consigli su come esercitarmi. Non ho fatto caso alla spaziatura. Ad ogni esercizio le lettere hanno una certa costanza, ma ogni volta ci sono imperfezioni (inchiostro che spande, grazie poco graziose, tratti ascendenti troppo corti o troppo lunghi, tratti tremolanti, goniometro interno che impazzisce). Per evitare un circolo vizioso ossessivo ho deciso di pubblicare l’ultimo tentativo al naturale.
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Nonostante gli sguardi obliqui dei colleghi alle mani di Pelikan e l’amico che mi ha chiesto se fossi andato “a polpi”, esercitarsi con la cancelleresca è davvero piacevole.
E già mi vedo, con il pretesto di cercar funghi, avido raccoglitore di galle di fragno nei boschi della Murgia…