Se c’è una cosa che i Francesi sanno fare bene e volentieri, è la Révolution: anche in campo stilografico non furono certamente i primi a farne una, ma quando la fecero, beh, la fecero bella grossa… “La plus étonnante innovation depuis la création du porte-plume à réservoir” (“la più sorprendente innovazione dopo la creazione della penna a serbatoio”) annunciava trionfalmente la pubblicità a proposito del caricamento a cartuccia di vetro introdotto dalla JiF-Waterman nel 1936… Ed in effetti, l’introduzione della cartuccia di inchiostro su vasta scala rappresentò un’autentica (seppur graduale) rivoluzione, e l’idea stessa di penna stilografica non fu mai più la stessa…
Ma procediamo con ordine.
Nel 1936 la potente Concessionaria francese della Waterman di New York, diretta e gestita con il marchio JiF-Waterman da Jules Fagard, commissionò alla Casa madre negli Stati Uniti una serie di tre modelli a levetta che potessero essere equipaggiati in Francia con un caricamento a cartuccia.
Secondo il sito ufficiale della odierna Waterman-Paris (ormai un Marchio esclusivamente francese dal 1971, ma a partire dalla fine degli anni 1920 sempre più autonomo) la sperimentazione delle prime cartucce di vetro fu intrapresa dal ricercatore M.Perraud della JiF-Waterman addirittura nel 1927: sta di fatto che sino al 1936 non abbiamo notizie, e nemmeno pubblicità, della commercializzazione del nuovo sistema di caricamento.
Per la definizione tecnica ed una breve storia corredata di molti dei brevetti dal 1890 (Eagle, U.S.A.) al 1963 (Lus, Italia) relativi al sistema di caricamento a cartuccia si consulti il nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Cartridge_filler
Tra i brevetti, curiosamente, manca proprio quello della JiF-Waterman che portò alla commercializzazione su vasta scala delle stilografiche “a remplissage par cartouche d’encre” (1936).
https://www.fountainpen.it/Waterman_Cartridge
Per il corpo penna, dicevamo, furono impiegati tre modelli con “caricamento a levetta” della Casa madre americana, opportunamente modificati allo scopo di ospitare il nuovo sistema: queste basi di lavorazione erano varianti di quella che era stata lanciata nel 1933 negli Stati Uniti come “Waterman #3” (poiché veniva proposta al pubblico al prezzo di $3), altrimenti conosciuta in Francia (per motivi di marketing) come “Waterman #32” [@Simone: questa è l’idea che mi sono fatto dalla documentazione che ho consultato

Utilizzando la numerazione francese, abbiamo:
. 32;
. 32V (vest pocket, ossia “corta”);
. 92V (vest pocket, ossia “corta”).
E’ opportuno sottolineare, tuttavia, che la 92V ha comunque una notevolissima somiglianza con 32V, della quale parrebbe condividere tutto compresa la clip tipo “military”, e differenziarsi solo per la veretta decorativa (da qui il numero di tre modelli originari per alcuni commentatori): di fatto, quindi, si tratterebbe di due sole misure, lunga e corta, equipaggiate con le due misure corrispondenti di cartucce (almeno prima della Guerra).
Il "nome commerciale ufficiale" (ben poco attraente, in verità) della “sorprendente novità” tecnica risulta da questa inserzione pubblicitaria del Natale del 1938: “Penna stilografica con caricamento a cartuccia di inchiostro”
- modello “Lungo” (in presentazione)
- modello “Corto”
- modello [Corto] “Lusso” WATERMAN “Scintia” (con decorazioni in metalli preziosi: platino, oro e argento massicci).
Un’altra importante differenza si aveva inoltre, si badi bene, tra penne trasparenti -nelle quali si vedeva attraverso il fusto (semi)trasparente il livello d’inchiostro residuo all’interno della cartuccia (proprio come in una Lamy Safari Vista)- e penne del tutto opache come quella in presentazione.
Queste ultime erano state lanciate insieme a quelle trasparenti nel 1936, come risulta dalla primissima pubblicità disponibile sul Wiki (conferita da Armando Dabbene


La produzione, come accennavo, proseguì anche durante la Guerra: nel 1943 nella Francia occupata si vendevano le stesse penne non trasparenti (o almeno quelle più piccole, le 32V) marchiate solo JiF, addirittura senza alcun riferimento alla Casa madre americana (come risulta dalla seguente Ad:https://www.fountainpen.it/File:1943-Wa ... Jif-CF.jpg).
Dopo la Guerra, dalla fine degli anni ‘40 al 1953, i modelli cambiarono disegno e proporzioni, assumendo secondo la moda del tempo una linea sigariforme, una clip scalettata, spesso calzando un cappuccio in metallo, forse introducendo una cartuccia “media” (o più piccola) e abbandonando la celluloide trasparente per la plastica a stampo: fu solo nel 1953 che Waterman lanciò la C/F (Cartridge Filler) con le cartucce in plastica usa e getta che tutti abbiamo imparato a conoscere. Ma questa è un’altra storia…
La penna
WATERMAN GLASS CARTRIDGE (su modello Waterman #3), in celluloide nera tornita da barra piena, parti metalliche a vista cromate, pennino originale Waterman in oro 14 carati, caricamento a cartuccia di vetro, produzione U.S.A./Francia seconda metà degli anni 1930. Le misure
Chiusa: cm. 12,5 Cappuccio: cm. 5,2 Fusto: cm. 11,8 (con pennino sporgente di cm.1,8) Con cappuccio calzato: cm. 15,6 (con pennino sporgente di cm.1,8) Diametro massimo (al cappuccio): mm. 13,4
Diametro all’iscrizione: mm. 12,0
Diametro medio impugnatura: mm. 11,2
Capacità: cartuccia di vetro lunga da ml. 2,5 Peso (a vuoto): gr. 17
Cappuccio: gr. 5
Fusto: gr. 12
Continua....