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Esercizio, pennino medio, gestuale

Stili, strumenti e iniziative per migliorare la propria scrittura.
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fufluns
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Esercizio, pennino medio, gestuale

Messaggio da fufluns »

Spesso, quando ne discuto con le mie figlie, insisto sul fatto che un lavoro calligrafico (o di disegno) é, per l'appunto, un lavoro. Mi pare che molti aspiranti calligrafi (o interessati al disegno con la penna) credano che un buon risultato dipenda essenzialmente dalla "mano", ma a mio parere dipende in maggior misura da un'attitudine disciplinata e da un progetto pianificato con tempo.

Quando ne ho il tempo, faccio frequentemente esercizi con la penna. Apprendo nuovi stili calligrafici, e ognuno di essi mi offre l'opportunità di cimentarmi con un progetto diverso. Insisto sul tema del progetto perché, come ogni progetto che si rispetti, anche un lavoro calligrafico é fatto di ideazione, documentazione, bozzetti, e varie prove.

Disegno i caratteri a matita, per poterli centrare (quando voglio ottenere un effetto centrato), tiro le linee a matita sul foglio per mantenere l'altezza dei caratteri, compresi gli ascendenti e discendenti, cerco immagini delle cose che voglio disegnare e le provo una, due, dieci volte a matita e poi a penna, finché non mi sento pronto per affrontare la "bella copia".

Qui vi propongo un esercizio fatto copiando i caratteri "gestuali" da un libro di calligrafia bellissimo di Gaye Godfrey-Nicholls: "Calligrafia.Tecniche e strumenti contemporanei". Non é un libro economico, a poco meno di 30 Euro, ma lo considero una referenza immancabile nella piccola biblioteca di un amante della scrittura. Il bel volume, stampato su ottima carta e rilegato, include non solo gli alfabeti canonici essenziali della scrittura medioevale, umanista e moderna, ma anche bellissimi esempi (tutti con "modelli" per il disegno delle lettere) di artisti calligrafici contemporanei, con splendide illustrazioni a colori delle loro opere.

Godfrey-Nicholls Calligrafia.jpg
Osservando questo libro, mi é venuta voglia di cimentarmi con alcune delle "scritture" definite come gestuali. Ho l'impressione che questi stili calligrafici possano essere di maggior utilità, nella vita di tutti i giorni (si fa per dire), degli alfabeti più classici.

Qui ho provato a eseguire alcune righe con stili gestuali. Ho usato i pennini medi di due penne Montblanc, una 149 e una Starwalker. E' stato molto divertente usare un tipo di pennino che é di solito un po' snobbato da chi si occupa di bella scrittura, e i risultati mi sono sembrati accettabilissimi. Nel foglio più in basso, ho usato anche i pennini extra-fini di un'altra Montblanc 149 e di una Hemingway (in color caffè).

Per la cronaca, ho dedicato a questo esercizio quasi quattro ore, divise tra la ricerca sul libro, lo studio dei caratteri e le prove. Non sono altro che bozzetti preparatori, ma preparano la mano per il lavoro vero.

Exercitium.jpg
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Irishtales
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Messaggio da Irishtales »

fufluns ha scritto:Spesso, quando ne discuto con le mie figlie, insisto sul fatto che un lavoro calligrafico (o di disegno) é, per l'appunto, un lavoro. Mi pare che molti aspiranti calligrafi (o interessati al disegno con la penna) credano che un buon risultato dipenda essenzialmente dalla "mano", ma a mio parere dipende in maggior misura da un'attitudine disciplinata e da un progetto pianificato con tempo.
Parole che non posso che sottoscrivere! Tempo, concentrazione, disciplina. In una parola, lavoro, come hai giustamente osservato.
Una buona mano, un'attitudine particolare per il disegno, sono indiscutibilmente un vantaggio, ma senza applicazione e organizzazione non si ottengono comunque risultati validi: di certo i capolavori della calligrafia, a partire dai Codici Miniati, non sono frutto del solo estro o della sola predisposizione artistica di abili calligrafi, quanto invece di applicazione e studio continuo.
Infatti, chi si approccia allo studio di uno stile con la fretta di imparare, pensando di passare subito all'opera calligrafica eludendo lo studio, l'esercizio (tempo, concentrazione, disciplina!) di solito abbandona ben presto la calligrafia, o si accontenta di scimmiottare alla meglio un alfabeto qualsiasi.
Chi studia con dedizione ottiene al contrario ottimi risultati e ne abbiamo visti nel tempo vari esempi anche sul Forum ;)

Grazie infine per avere parlato del libro di Gaye Godfrey-Nicholls, calligrafa australiana che ha anche un bel sito dove è possibile apprezzare molte delle sue incantevoli opere:
http://www.inklings.com.au/
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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Musicus
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Messaggio da Musicus »

Grazie, Franco, per la condivisione e per il memento circa l'imprescindibilità dello "Studium". :thumbup:

Giorgio
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Messaggio da Silemar »

Grazie per la riflessione e per l'indicazione del libro. Aggiungo solo che le sue figlie sono molto fortunate ad avere un padre che discute con loro e che le abbraccia con la sua esperienza.
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Orlandoemme
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Messaggio da Orlandoemme »

Degas diceva che fare un quadro è come commettere il delitto perfetto: occorre aver previsto tutto. Penso valga anche per la calligrafia.
Orlando
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ciro
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Messaggio da ciro »

Non esistono complimenti sufficienti! :clap:
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Guenda
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Messaggio da Guenda »

Grazie per averci mostrato i tuoi bellissimi esercizi.. Posseggo quel libro ed è meraviglioso per estetica e contenuti..
Le intuizioni geniali in calligrafia mi pare di capire debbano stringere patti serrati con la costanza, l'esercizio, la pazienza e la dedizione.. Altrimenti la sinfonia da qualche parte stona. Ti ringrazio per averlo sottolineato, a vantaggio anche di chi, come me, si affaccia su questa meravigliosa "disciplina" e si sente a tratti scoraggiata per non riuscire ad ottenere subito il risultato voluto.. Il "subito" mi pare di capire non esista per nessuno alla fine..
Beatrice
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fufluns
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Esercizio, pennino medio, gestuale

Messaggio da fufluns »

Carissimi tutti:

grazie per le vostre gentili parole.

Davvero credo che provare sia essenziale. Io, dal mio punto di vista, difficilmente suggerirei di fare esercizi "sterili" (come pagine e pagine di aste e curve superiori, aste e curve inferiori, ecc.), anche se mi rendo conto che questo tipo di esercizi possano alla lunga ripagare moltissimo. Suggerisco piuttosto di esercitarsi con un progetto, o con vari progetti.

Per me, una penna é un'opportunità. Opportunità di lasciare un segno proprio, opportunità di scrivere un pensiero che sarebbe rimasto nascosto nel nostro cuore, opportunità di rendere visibile un dettaglio dell'anima, un'immagine solo sognata, opportunità di copiare su un foglio un pensiero d'altri che ci pare affine al nostro modo d'essere, e che perciò in qualche modo ci descrive, opportunità di ricordare su un pezzo di carta un fatto insignificante, una data, prima che il vento del tempo la spazzi via dalle cose e dalla memoria. Infiniti sono i progetti, le ragioni dello scrivere e di tracciare segni. Ciò che li accomuna é il fatto che rappresentano un'espressione propria, e questo li rende unici e assoluti. Non importa quanto "creativa" sia l'espressione: una penna é una straordinaria opportunità per esprimersi.

Ma una penna é anche una straordinaria opportunità per trattarsi bene.

Di solito, non posso dedicare molto tempo all'espressione durante la settimana. Quando posso (e frequentemente non posso), questo é il mio gioco e la mia felicità del fine settimana. Durante la settimana, però, progetto. Decido che copierò un paio di paragrafi da un'opera pazza di Friedrich Nietzsche, dai Ditirambi di Dioniso o da Così parlò Zarathustra. Possiedo queste due opere nella splendida edizione che aveva pubblicato Adelphi nella sua collana "I Classici", che considero (parlando editorialmente) i più bei libri prodotti dall'editoria contemporanea italiana. Bene, ho una scusa, la sera, per sfogliarli, per scegliere il brano o i brani che scriverò. Sfoglio i libri, e già questo é un piacere anticipato dell'opera che ho in mente.

Devo decidere se il testo sarà in italiano, o nell'originale tedesco, o entrambi. I "Ditirambi", nella versione adelphiana, hanno il testo a fronte, ma "Zarathustra" no. Va bene, una di queste sere dovrà mettermi al computer e cercare su Internet la versione tedesca e copiare da lí le linee che mi interessano. So che, al farlo, mi perderò tra altre cose nietzschiane, leggerò d'altro, e sarà un altro piacere anticipato.

O sará invece l'incipit del Popol vuh, la straordinaria cosmogonia della cultura Quiché in Guatemala? In quale traduzione? Mhhhhh...

Come sará il mio lavoro? Grande? Piccolo? Orizzontale? Verticale? Ho la carta adeguata? Ne ho una, che mi ha regalato un'amica francese, fatta a mano in Francia da cartai inglesi, color canna da zucchero chiaro, dura, resistente, leggermente ostica al pennino. Quasi 40 per 50 centimetri. Potrà andare? Una di queste sere la toglierò dalla cartella e cominceró a lasciarla sulla scrivania. Passerò le dita sulla superficie ruvida della carta, ne sentirò la secchezza, guarderò la filigrana in controluce, e non farò nient'altro se non ammirarla e immaginarla con un testo che significa qualcosa per me. E intanto, rovisterò nella cartella, estrarrò altri fogli, di altri colori, di un peso diverso, più o meno ruvidi, con i bordi tagliati oppure intonsi, riprenderò tra le dita un foglio di vera pergamena, stupendo, un regalo che non ho mai avuto il coraggio di inchiostrare... Gli occhi, il tatto, l'odore della carta già vecchia...

Con quale carattere lo scriverò? Con quale inchiostro? Con quale penna e pennino? Aggiungerò una illustrazione? C'é tanto da cercare, da decidere, da provare. E' una buona scusa per rigirarsi tra le dita le resine, le celluloidi, i metalli delle penne, per prendere un fogliaccio e tirare linee e godere del carattere di ogni pennino, e gingillarsi con i nostri piccoli tesori.

E' probabile che una settimana, dedicandoci qualche sera, sia troppo poco per fare il progetto. Ne serviranno due o tre. Ma saranno settimane di piaceri, in attesa del gran fine settimana. Allora sarà tutto pronto: i testi, gli inchiostri la carta e le penne, i bozzetti, le linee tirate sul foglio, le prove dei caratteri. Ed io sarò pronto, e potrò ancora sbagliare. Quando la penna va sul foglio "in bella", é bravissima a sbagliare: il pennino s'impunta, la mano non fa la curva, e se la fa, viene con uno spigolo, e le dita umide per la tensione spandono l'inchiostro di quello che andava già bene... Un'opera non é mai perfetta. Come ben sanno i nostri cari, quelli che ci stanno vicini, é anche, per lo più, completamente inutile.

Ma: é una parte di noi. Ed é il frutto di una somma di piaceri. Non c'é fretta, non c'é ragione di aver fretta. Dall'anima alla carta é un lungo viaggio, punteggiato di piaceri e di scoperte.

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Popol Vuh (3).jpg
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Messaggio da Silemar »

Ho letto e riletto ciò che ha scritto non so quante volte. E' bello saper vivere con tanta pienezza le proprie passioni e saperle poi raccontare in questo modo. Io non possiedo la sensibilità dell'artista (né mai ne avrò la mano) ma il cuore riesce a cogliere tutta la bellezza che trovo in questo sito. Grazie.

Laura
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Messaggio da G P M P »

Franco, grazie per aver condiviso con noi questi capolavori.

E per avermi ricordato che le cose che ci piacciono vanno fatte con calma, di questi tempi me ne sono dimenticato.
Giovanni Paolo
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Messaggio da fab66 »

Grazie Franco, ma non per le cose meravigliose che fai, quelle le ammiro da "ignorante" in materia..... grazie per ciò che scrivi :thumbup:
Fabrizio
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