Fabrizio, torna al "Lato Oscuro" del mondo stilografico!!
Vedi, ho trovato una penna quasi uguale alla tua "Alfa-Ro"...
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Eccola, dopo una rapida ma decisa ripulitura con pasta Iosso: l'han costruita le stesse persone che han costruito la tua, ma le hanno dato un nome diverso...
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Davvero non hai nostalgia degli ingiustamente (?!) negletti Marchi Minori???
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La penna
RO-SET modello con celluloidi di due colori, nero e blu marmorizzato, parti metalliche a vista in ottone, pennino in oro 14 Kt. non originale, caricamento a pulsante di fondo, prodotta in Italia dalla ditta ROCCATI, anni 1940. Le misure
Chiusa: cm. 12,7
Cappuccio: cm. 6,0 Fusto: cm. 11,8 (con pennino esposto di cm. 2)
Con cappuccio calzato: cm. 14,7 (con pennino esposto di cm. 2) Diametro massimo cappuccio: cm. 1,54
Diametro minimo cappuccio: cm. 1,23
Diametro fusto all'iscrizione: cm. 1,30
Peso (a vuoto): gr.18
Cappuccio: gr. 7
Fusto: gr. 11
Il Marchio
L'origine del Marchio "RO-SET" è da ricercarsi nella città di Settimo Torinese (da cui -SET): come riportato da Letizia Jacopini ne La Storia della Stilografica in Italia 1900-1950 (sulla scorta delle ricerche di Silvio Bertotto sulle manifatture della città) a proposito del più noto (o meno meno noto?) marchio "ALFA-RO", la parte "RO" ( suffisso o prefisso) di entrambi i Marchi è la sillaba iniziale del cognome "Roccati" che apparteneva alla moglie di uno dei due soci fondatori della ditta, registrata durante il corso della Seconda Guerra Mondiale.
Osservazioni
Così come per il Marchio Alfa-Ro, anche per Ro-Set non esistono cataloghi di riferimento con elenchi di modelli.
Sicuramente, tuttavia, la stilografica in presentazione potè costituire un riconoscibile tratto distintivo della Maison settimese: penne a strisce, difatti, ce n'erano poche sul mercato, forse nessun'altra...
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Che la ragion d'essere di un tale design fosse esclusivamente l'utilizzo degli scarti di altre lavorazioni?! A ben vedere, il materiale impiegato non mi sembra così pregiato da "dover" essere recuperato a tutti i costi: per intenderci, la celluloide colorata di Ro-Set non è certo uno scarto del top di gamma di Aurora... E poi, un assemblaggio è decisamente più difficile di una tornitura tradizionale, anche tenendo conto che in determinati luoghi e tempi i materiali grezzi costano assai più della manodopera specializzata capace di lavorarli...
Personalmente ritengo che il "bicolore" sia una precisa scelta stilistica, non priva di coraggio e, a fronte dei risultati, di una certa dignità estetica.
Gli anellini decorativi d'ottone, forse dorato all'origine, che troviamo lungo il corpo penna ed alla sommità del cappuccio non furono certo una novità, essendo stati precedentemente impiegati con eleganza sui modelli di lusso ("Extra") di alcuni Marchi di prima grandezza (fra gli italici Montegrappa ed Ancora, ad esempio). Sulla penna in presentazione hanno il difficile compito di separare (o meglio, unire) blocchi di materiali eterogenei: ad un esame attento, essi sembrano assemblati con grande cura, come anche i più tradizionali anellini con veretta che compongono la decorazione principale. Le dimensioni della penna sono da media "muscolosa", ma è il cappuccio, ancor più del solito, a fare la parte del leone...
La profusione di anelli vari e la clip a freccia di grandi dimensioni (l'ennesima in stile Parker) riflettono parecchia luce e sono i primi a colpire l'osservatore: ma è senza dubbio la spiazzante forma "a camino" del lunghissimo cappuccio (di ben 6 cm.!) a sferrare il colpo del ko! A causa di una scelta stilistica così poco ortodossa, la penna piace subito o non piace affatto, punto.
I terminali conici di testina e fondello armonizzano tra loro le due estremità. Il sistema di caricamento è il più classico dei pulsanti di fondo, ormai però quasi "fuori tempo massimo" all'epoca... Conclusioni
La penna mi è subito piaciuta: è semplicemente coraggiosa.
Per 15 miseri Euri l'ho strappata all'oblio recuperandola in un mercatino...
Chi la possedeva prima di me le aveva voluto così bene da dotarla di uno dei pennini più pregiati del panorama vintage italiano: un Aurora in oro 14 kt. ante 1933. Che dici, Fabrizio, andrà bene sulla mia Isotta Fraschini?!
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Grazie per l'attenzione!
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Giorgio