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Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
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Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Approfitto dell'invito di Ottorino per proporre questo nuovo argomento.
Così come ho anticipato, rispondendo alla presentazione di un nuovo iscritto, ho un familiare che soffre di acquisto compulsivo.
Preciso che non sono un medico, quindi quello che scrivo è frutto di mie personalissime opinioni ed esperienze, se un medico, neurologo o psichiatra, volesse contribuire alla discussione sarà sicuramente il benvenuto.
Altra precisazione, il mio scopo è quello di condividere la mia esperienza, il mio familiare è già in cura.
Questa persona ha ricevuto una diagnosi per un disturbo psichiatrico molto serio ed in cui l'acquisto compulsivo è, per così dire, un disturbo accessorio.
Voglio inoltre far presente che non si nasce con un disturbo psichiatrico, avvolte una persona sana, può, nel corso della vita, ammalarsi.
Così come accade per una patologia organica, la psiche può andare incontro a vari insulti che possono determinare il manifestarsi ed il progredire di un disturbo, a differenza però della prima non esiste un esame strumentale o di laboratorio per diagnosticare che un paziente ha una “rotellina” fuori posto, solo un’accurata anamnesi e l’osservazione dei sintomi possono condurre lo specialista ad una diagnosi.
Fortunatamente, dagli anni 50 del secolo scorso, la medicina e la ricerca scientifica hanno reso disponibili farmaci in grado di contrastare efficacemente una moltitudine di disturbi psichiatrici, consentendo a chi ne è affetto di condurre un’esistenza normale.
Così come un diabetico deve assumere quotidianamente la dose di insulina per non andare incontro a spiacevoli conseguenze, così un malato psichiatrico deve essere disciplinato nel seguire la terapia.
Chi avrà visto “a beautiful mind” si sarà fatto un’idea delle vicissitudini del protagonista.
Inoltre, in aggiunta alle cure farmacologiche, sia i pazienti, ma anche i familiari possono partecipare ad incontri individuali o di gruppo con degli psicologi.
Lo scopo di detti incontri è quello di lenire la sofferenza e lo stigma che la malattia comporta, non solo, ma attraverso un gruppo e lo scambio reciproco di informazioni si accelera la guarigione e quando questa non è possibile almeno l’accettazione (sia di paziente che di familiari: purtroppo i sensi di colpa sono dietro l’angolo).
Venendo al disturbo in oggetto, cioè lo shopping compulsivo, spesso questo disturbo in forma lieve non viene percepito ne da chi ne soffre, ne dai familiari, avvolte è necessario che faccia un “salto di qualità” per essere maggiormente visibile.
Secondo quanto riferito dagli psicologici, in realtà si tratterebbe solo di un sintomo, cioè sarebbe il manifestarsi esteriore di un problema interiore non risolto, un po’ come la febbre che è riferibile a più malanni dell’organismo.
E come avvolte avviene per essa, lo psicologo o il medico cercano di lenire solo il sintomo, anche perché l’origine non è così facilmente individuabile o curabile.
Ecco una carrellata di situazione che hanno per protagonista il mio familiare e che hanno fatto accendere la spia:
una somma ricevuta come arretrato (circa tremila euro) è stata tutta spesa nell’arco di un paio di giorni in acquisti futili o comunque non necessari (orologi, abbigliamento, accessori);
tentativi di autolesionismo per mancati acquisti o dissapori banali;
stato di ansia spasmodica nel desiderare l’acquisto (ad es. una volta ha aspettato fuori dal negozio un’ora prima dell’apertura per non correre il rischio che il pantalone adocchiato in vetrina potesse essere acquistato da un altro cliente);
perdita di interesse per l’oggetto tanto bramato e poi acquistato (lo stesso pantalone dell’es. di prima è rimasto un anno in armadio prima di essere indossato);
acquisto di abbigliamento non necessario, ma ritenuto assolutamente indispensabile e giustificabile per occasioni ad hoc (la cena con gli amici, la serata a teatro, ecc.);
necessità di un reddito elevato che riesca a soddisfare l’acquisto di capi firmati e accessori costosi con conseguente frustrazione;
stato di benessere in prossimità dell’acquisto, programmazione di futuri acquisti;
acquisti doppi (cioè l’acquisto ad es. di due paia di scarpe uguali, così se si sciupa un paio c’è la scorta, per poi scoprire che il modello calza male);
acquisto diverso dal previsto, entra in un negozio per un determinato oggetto, esce con qualcosa di diverso, anche se non piace o non è del tutto convinto;
pensieri intrusivi riguardanti l’acquisto (“sai come mi starebbe bene quella giacca”, “ho visto la nuova collezione di borse”, “avrei necessità di un paio di stivaletti per l’inverno”, ecc.).
Il problema è anche di fondo, cioè occorre che la persona sia consapevole (o almeno che sia consapevole la propria famiglia), che è la condizione necessaria per ricercare la guarigione.
Va infine detto che, in particolari periodi dell’anno, ad es. a Natale, vuoi per la pubblicità, vuoi per la maggiore disponibilità (la gratifica natalizia) il disturbo quasi sempre si riacutizza.
I familiari, in questo frangente, possono essere d’aiuto evitando che la persona affetta da shopping compulsivo possa gironzolare a lungo in un centro commerciale, una visita alla Rinascente senza un preciso scopo d’acquisto può rivelarsi una tortura medioevale e scatenare un profondo stato di ansia e prostrazione.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo e chiudo con questo articolo pubblicato qualche anno fa sul Corriere della Sera in cui si fa riferimento alla dipendenza da shopping e all'accumulo patologico.
http://www.corriere.it/salute/11_maggio ... a8b1.shtml
Lo shopping è sicuramente un’attività gratificante, ma quando entra in gioco un disturbo psichiatrico si finisce in una gabbia dalla quale poi è difficile scappare.
Auguro un 2016 pieno di serenità e di gioia.
Nicolò
Così come ho anticipato, rispondendo alla presentazione di un nuovo iscritto, ho un familiare che soffre di acquisto compulsivo.
Preciso che non sono un medico, quindi quello che scrivo è frutto di mie personalissime opinioni ed esperienze, se un medico, neurologo o psichiatra, volesse contribuire alla discussione sarà sicuramente il benvenuto.
Altra precisazione, il mio scopo è quello di condividere la mia esperienza, il mio familiare è già in cura.
Questa persona ha ricevuto una diagnosi per un disturbo psichiatrico molto serio ed in cui l'acquisto compulsivo è, per così dire, un disturbo accessorio.
Voglio inoltre far presente che non si nasce con un disturbo psichiatrico, avvolte una persona sana, può, nel corso della vita, ammalarsi.
Così come accade per una patologia organica, la psiche può andare incontro a vari insulti che possono determinare il manifestarsi ed il progredire di un disturbo, a differenza però della prima non esiste un esame strumentale o di laboratorio per diagnosticare che un paziente ha una “rotellina” fuori posto, solo un’accurata anamnesi e l’osservazione dei sintomi possono condurre lo specialista ad una diagnosi.
Fortunatamente, dagli anni 50 del secolo scorso, la medicina e la ricerca scientifica hanno reso disponibili farmaci in grado di contrastare efficacemente una moltitudine di disturbi psichiatrici, consentendo a chi ne è affetto di condurre un’esistenza normale.
Così come un diabetico deve assumere quotidianamente la dose di insulina per non andare incontro a spiacevoli conseguenze, così un malato psichiatrico deve essere disciplinato nel seguire la terapia.
Chi avrà visto “a beautiful mind” si sarà fatto un’idea delle vicissitudini del protagonista.
Inoltre, in aggiunta alle cure farmacologiche, sia i pazienti, ma anche i familiari possono partecipare ad incontri individuali o di gruppo con degli psicologi.
Lo scopo di detti incontri è quello di lenire la sofferenza e lo stigma che la malattia comporta, non solo, ma attraverso un gruppo e lo scambio reciproco di informazioni si accelera la guarigione e quando questa non è possibile almeno l’accettazione (sia di paziente che di familiari: purtroppo i sensi di colpa sono dietro l’angolo).
Venendo al disturbo in oggetto, cioè lo shopping compulsivo, spesso questo disturbo in forma lieve non viene percepito ne da chi ne soffre, ne dai familiari, avvolte è necessario che faccia un “salto di qualità” per essere maggiormente visibile.
Secondo quanto riferito dagli psicologici, in realtà si tratterebbe solo di un sintomo, cioè sarebbe il manifestarsi esteriore di un problema interiore non risolto, un po’ come la febbre che è riferibile a più malanni dell’organismo.
E come avvolte avviene per essa, lo psicologo o il medico cercano di lenire solo il sintomo, anche perché l’origine non è così facilmente individuabile o curabile.
Ecco una carrellata di situazione che hanno per protagonista il mio familiare e che hanno fatto accendere la spia:
una somma ricevuta come arretrato (circa tremila euro) è stata tutta spesa nell’arco di un paio di giorni in acquisti futili o comunque non necessari (orologi, abbigliamento, accessori);
tentativi di autolesionismo per mancati acquisti o dissapori banali;
stato di ansia spasmodica nel desiderare l’acquisto (ad es. una volta ha aspettato fuori dal negozio un’ora prima dell’apertura per non correre il rischio che il pantalone adocchiato in vetrina potesse essere acquistato da un altro cliente);
perdita di interesse per l’oggetto tanto bramato e poi acquistato (lo stesso pantalone dell’es. di prima è rimasto un anno in armadio prima di essere indossato);
acquisto di abbigliamento non necessario, ma ritenuto assolutamente indispensabile e giustificabile per occasioni ad hoc (la cena con gli amici, la serata a teatro, ecc.);
necessità di un reddito elevato che riesca a soddisfare l’acquisto di capi firmati e accessori costosi con conseguente frustrazione;
stato di benessere in prossimità dell’acquisto, programmazione di futuri acquisti;
acquisti doppi (cioè l’acquisto ad es. di due paia di scarpe uguali, così se si sciupa un paio c’è la scorta, per poi scoprire che il modello calza male);
acquisto diverso dal previsto, entra in un negozio per un determinato oggetto, esce con qualcosa di diverso, anche se non piace o non è del tutto convinto;
pensieri intrusivi riguardanti l’acquisto (“sai come mi starebbe bene quella giacca”, “ho visto la nuova collezione di borse”, “avrei necessità di un paio di stivaletti per l’inverno”, ecc.).
Il problema è anche di fondo, cioè occorre che la persona sia consapevole (o almeno che sia consapevole la propria famiglia), che è la condizione necessaria per ricercare la guarigione.
Va infine detto che, in particolari periodi dell’anno, ad es. a Natale, vuoi per la pubblicità, vuoi per la maggiore disponibilità (la gratifica natalizia) il disturbo quasi sempre si riacutizza.
I familiari, in questo frangente, possono essere d’aiuto evitando che la persona affetta da shopping compulsivo possa gironzolare a lungo in un centro commerciale, una visita alla Rinascente senza un preciso scopo d’acquisto può rivelarsi una tortura medioevale e scatenare un profondo stato di ansia e prostrazione.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo e chiudo con questo articolo pubblicato qualche anno fa sul Corriere della Sera in cui si fa riferimento alla dipendenza da shopping e all'accumulo patologico.
http://www.corriere.it/salute/11_maggio ... a8b1.shtml
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Auguro un 2016 pieno di serenità e di gioia.
Nicolò
Ultima modifica di DerAlte il domenica 3 gennaio 2016, 0:28, modificato 1 volta in totale.
- maxpop 55
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Alcuni anni fa, la moglie di un amico, anche lei mia cara amica in due giorni ............... non ti dico quanto ha speso, in pochi mesi ha mandato quasi in rovina il marito, risultato................ si sono lasciati.
Non so se abbia fatto bene o male, ma a suo dire ha provato di tutto.
Non so se abbia fatto bene o male, ma a suo dire ha provato di tutto.
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Ho letto tutto molto attentamente.
Non sono un medico, ma ho vissuto parecchi anni della mia vita in una situazione di acquisto compulsivo e accumulo patologico; gli oggetti delle mie brame erano tutti connessi con la fotografia, e quindi i livelli di spesa erano altissimi, ben oltre le mie possibilità. Arrivai a possedere 34 reflex, di varie marche, con svariati parchi ottiche per ogni marca/sottocategoria, credo un'ottantina circa. In più, all'epoca abitavo in un piccolissimo appartamento e, dato che i due terzi dell'armadio erano occupati dalle attrezzature fotografiche, gli abiti erano sostanzialmente in giro per casa. In cucina non c'era spazio per il cibo, perché ogni anfratto era occupato da attrezzatura da camera oscura. Non avevo il gas in casa, preferivo mangiare fuori, e quindi avevo anche questo problema indotto, per così dire.
Il problema principale era ovviamente un altro, e ad un certo punto mi ritrovai in analisi (durata circa due anni) da una dottoressa che non finirò mai di ringraziare, perché mi ha fatto rinascere, a botte di due ore per seduta. Durante il periodo di analisi ebbi anche una svolta ulteriore, nel momento in cui presi coscienza (incredibile a dirsi, grazie ad un programma TV) di vivere in quel modo. Cominciai a prendere i primi provvedimenti, ma il vero cambiamento lo ebbi curando (e risolvendo) il disturbo principale che, come mi fu detto, scaturiva da un evento "luttuoso" grave, conseguenza di una situazione di rottura.
Oggi pratico sporadicamente la fotografia, non mi attraggono particolarmente le attrezzature (non compro nulla e non ne sento necessità da oltre 5 anni), ma mi concedo qualche "regalo" di tanto in tanto, più che altro connesso alla scrittura, a cuor leggero.
Con i soldi spesi all'epoca avrei probabilmente potuto acquistare un piccolo appartamento, ma la cosa importante, per me, è che sono vivo e sto bene.
Auguro ogni bene a te ed ai tuoi cari.
Non sono un medico, ma ho vissuto parecchi anni della mia vita in una situazione di acquisto compulsivo e accumulo patologico; gli oggetti delle mie brame erano tutti connessi con la fotografia, e quindi i livelli di spesa erano altissimi, ben oltre le mie possibilità. Arrivai a possedere 34 reflex, di varie marche, con svariati parchi ottiche per ogni marca/sottocategoria, credo un'ottantina circa. In più, all'epoca abitavo in un piccolissimo appartamento e, dato che i due terzi dell'armadio erano occupati dalle attrezzature fotografiche, gli abiti erano sostanzialmente in giro per casa. In cucina non c'era spazio per il cibo, perché ogni anfratto era occupato da attrezzatura da camera oscura. Non avevo il gas in casa, preferivo mangiare fuori, e quindi avevo anche questo problema indotto, per così dire.
Il problema principale era ovviamente un altro, e ad un certo punto mi ritrovai in analisi (durata circa due anni) da una dottoressa che non finirò mai di ringraziare, perché mi ha fatto rinascere, a botte di due ore per seduta. Durante il periodo di analisi ebbi anche una svolta ulteriore, nel momento in cui presi coscienza (incredibile a dirsi, grazie ad un programma TV) di vivere in quel modo. Cominciai a prendere i primi provvedimenti, ma il vero cambiamento lo ebbi curando (e risolvendo) il disturbo principale che, come mi fu detto, scaturiva da un evento "luttuoso" grave, conseguenza di una situazione di rottura.
Oggi pratico sporadicamente la fotografia, non mi attraggono particolarmente le attrezzature (non compro nulla e non ne sento necessità da oltre 5 anni), ma mi concedo qualche "regalo" di tanto in tanto, più che altro connesso alla scrittura, a cuor leggero.
Con i soldi spesi all'epoca avrei probabilmente potuto acquistare un piccolo appartamento, ma la cosa importante, per me, è che sono vivo e sto bene.
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Umberto Saba
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Sono contento che sei riuscito a venirne fuori e sei qui con noi.
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- Ottorino
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Non ho parenti in questa situazione e non mi è mai capitato.
Pero' son curioso di quello che ha detto Monet63.
A volte capita di sapere che le cose non vanno come dovrebbero e di sentire indistintamente che noi stessi in qualche modo ne abbiamo la responsabilità.
Poi avviene che un evento esterno ci renda all'improvviso consapevoli di qualcosa: qualcosa che evidentemente era li ma che non veniva riconosciuto.
Potresti, per favore, Monet63, spendere altre parole; non sulla guarigione ma sul programma televisivo e come è andata che s'e' accesa la lampadina alla quale la dottoressa dava corrente da tempo ?
Pero' son curioso di quello che ha detto Monet63.
A volte capita di sapere che le cose non vanno come dovrebbero e di sentire indistintamente che noi stessi in qualche modo ne abbiamo la responsabilità.
Poi avviene che un evento esterno ci renda all'improvviso consapevoli di qualcosa: qualcosa che evidentemente era li ma che non veniva riconosciuto.
Potresti, per favore, Monet63, spendere altre parole; non sulla guarigione ma sul programma televisivo e come è andata che s'e' accesa la lampadina alla quale la dottoressa dava corrente da tempo ?
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Avevo la netta sensazione di star buttando via la mia vita, giorno dopo giorno, ma non capivo dove fosse il motivo, e forse neanche lo cercavo, in una sorta di rassegnazione che è sempre stata lontanissima dal mio carattere. Non lavoravo più, o lavoravo poco e di fretta. La dottoressa conosceva benissimo tutta la situazione, e già c'era qualche miglioramento del problema principale, anche perché lei cercava di fornirmi determinate "chiavi" affinché potessi prendere coscienza di determinate questioni. Una sera iniziò una nuova serie su uno dei miei canali preferiti (non ricordo se Focus, DMax o RealTV) che si intitolava "sepolti in casa". Fu come prendere un pugno in piena faccia da Rocky Balboa. Non ero certo a quei livelli, ma mi misi a spulciare varie fotografie in cui si vedeva bene la casa negli anni passati, ed il confronto fu impietoso: mi sembrò evidente che la situazione stesse peggiorando e che, se non avessi fatto qualcosa, primo o poi sarei rimasto sepolto anche io, era solo una questione di tempo. Avevo la prova sotto gli occhi.Ottorino ha scritto: Poi avviene che un evento esterno ci renda all'improvviso consapevoli di qualcosa: qualcosa che evidentemente era li ma che non veniva riconosciuto.
Potresti, per favore, Monet63, spendere altre parole; non sulla guarigione ma sul programma televisivo e come è andata che s'e' accesa la lampadina alla quale la dottoressa dava corrente da tempo ?
Insomma, non la tiro alla lunga, nel giro di un anno ne ero praticamente fuori.
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Diavolo !!
L'ho vista anch'io.
Mi fece l'effetto di televisione inopportuna. Ovvero facciamo spettacolo con tutto quello che ci capita.
Non riuscii a vederlo fino in fondo, ma mi colpì molto.
Quindi era una cosa molto legata alla situazione passata.
Avevo pensato che fosse stata una cosa che non c'entrava nulla. Come a volte succede.
L'ho vista anch'io.
Mi fece l'effetto di televisione inopportuna. Ovvero facciamo spettacolo con tutto quello che ci capita.
Non riuscii a vederlo fino in fondo, ma mi colpì molto.
Quindi era una cosa molto legata alla situazione passata.
Avevo pensato che fosse stata una cosa che non c'entrava nulla. Come a volte succede.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Ottorino, fu la trasmissione giusta al momento giusto.
La cosa singolare è che oggi la evito, non so di preciso perché. Capitarono delle repliche qualche tempo fa, forse su DJTV (ma non ne sono sicuro), ed io cambiai immediatamente canale. Mi infastidiva.
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Grazie Max.maxpop 55 ha scritto:Sono contento che sei riuscito a venirne fuori e sei qui con noi.
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Hai attraversato momenti bui, ti sono capitati eventi e persone al momento giusto che ti hanno aiutato, comunque senza una tua vera voglia di uscirne sarebbe tutto stato inutile, la forza di volontà ed il desiderio sono stati la motivazione principale che ti hanno dato la forza .
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Credo che in un certo senso sia come smettere di fumare, o in generale, come in qualunque altra forma di dipendenza: se non si ha coscienza e non c'è una volontà ferrea può rivelarsi tutto inutile, in più c'è sempre il rischio di una recidiva.maxpop 55 ha scritto:Hai attraversato momenti bui, ti sono capitati eventi e persone al momento giusto che ti hanno aiutato, comunque senza una tua vera voglia di uscirne sarebbe tutto stato inutile, la forza di volontà, il desiderio è la motivazione principale che ti ha dato la forza .
Devo dire che ho visto anch'io la trasmissione "sepolti in casa" e l'ho trovata istruttiva, mi ha fatto riflettere che queste persone, ma anche i loro familiari, non abbiano chiesto aiuto prima.
Al di là di ogni altra considerazione c'è sempre da confrontarsi con lo stigma sociale ed il pregiudizio.
Insomma, se io ho male alla mano, vado fiducioso dal medico, ma se ho idee strampalate o comportamenti irrazionali cerco di tenermeli per me, per paura che gli altri mi possano giudicare.
E' un comportamento umanamente condivisibile, ma che purtroppo porta i problemi a languire.
Il mio consiglio è quello di farsi aiutare, parlarne senza remore ai familiari o con uno specialista, senza vergogna alcuna.
Nessuno ha piacere di ammalarsi, neanche un malato psichico lo vorrebbe eppure sono circostanze che nella vita accadono e senza che uno le scelga.
Sicuramente Monet63, che ringrazio per il suo prezioso contributo, vive una vita molto più felice ed appagante adesso che non prima.
Nicolò
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Non mi sono mai trovato in una condizione simile, direttamente o indirettamente. Volevo semplicemente ringraziarvi per il tempo che avete dedicato a raccontare le vostre vicissitudini. Non è stato facile uscirne e credo non sia stato neanche semplice raccontarne qui. Grazie per la vostra testimonianza
Giacomo
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Re: Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Sapete, anche se io non soffro di sindrome da acquisto compulsivo, posso capire cosa si prova ad avere problemi che ti rendono oggetto di tantissimi pregiudizi, idee sbagliate e tanti giudizi spesso illeciti, come Monet63, che ringrazio per la sua condivisione, io tuttora vado da uno psicologo, 3 volte a settimana, per via di una fobia che mi causa gravi attacchi di panico, a volte tanto gravi da bloccarmi il respiro e farmi perdere i sensi, attacchi di panico scatenati in me dalla scuola, e avendo io 17 anni per me questo è un problema davvero grave, dato che rischia di pregiudicare il mio futuro.
Devo dire che dopo circa 1 anno e qualche mese di sedute ho fatto davvero passi avanti, sto incominciando a riprendere il passo e tra poco tenterò di tornare in un aula.
Comunque come dice DerAlte, un grande scoglio è l'aspetto sociale, e posso assicurarvi che quando un problema psicologico diventa pubblico ad amici e conoscenti, ogni discorso, che lo si voglia o meno, torna a battere su quel chiodo, o cosa ancor peggiore, che a me capita(va) davvero spesso, le persone che una volta saputo il problema ti rispondono con un "Dai che quest'anno è l'anno buono, me lo sento", quelle risposte che ti fanno salire l'istinto omicida...
Altro grande scoglio sono i pregiudizi sulla salute mentale e la cura di quest'ultima, tanti pensano che un problema mentale ti renda pericoloso, minaccioso, una persona da cui tenersi al sicuro, e altrettanti pensano che la psicologia sia una sciocchezza fatta per rubare soldi a persone deboli di mente e di carattere, quindi anche qui vengono fuori altrettanti pregiudizi e commenti di ignoranza.
Insomma, avere la famosa "Rotella fuori posto" non è tanto una brutta cosa in se, quello che la rende davvero brutta sono le persone che te la fanno pesare quella rotella...
Comunque ti auguro ogni bene Monet63 (mi dispiace non poterti chiamare per nome, mi fa brutto dare un augurio con un nickname).
Devo dire che dopo circa 1 anno e qualche mese di sedute ho fatto davvero passi avanti, sto incominciando a riprendere il passo e tra poco tenterò di tornare in un aula.
Comunque come dice DerAlte, un grande scoglio è l'aspetto sociale, e posso assicurarvi che quando un problema psicologico diventa pubblico ad amici e conoscenti, ogni discorso, che lo si voglia o meno, torna a battere su quel chiodo, o cosa ancor peggiore, che a me capita(va) davvero spesso, le persone che una volta saputo il problema ti rispondono con un "Dai che quest'anno è l'anno buono, me lo sento", quelle risposte che ti fanno salire l'istinto omicida...
Altro grande scoglio sono i pregiudizi sulla salute mentale e la cura di quest'ultima, tanti pensano che un problema mentale ti renda pericoloso, minaccioso, una persona da cui tenersi al sicuro, e altrettanti pensano che la psicologia sia una sciocchezza fatta per rubare soldi a persone deboli di mente e di carattere, quindi anche qui vengono fuori altrettanti pregiudizi e commenti di ignoranza.
Insomma, avere la famosa "Rotella fuori posto" non è tanto una brutta cosa in se, quello che la rende davvero brutta sono le persone che te la fanno pesare quella rotella...
Comunque ti auguro ogni bene Monet63 (mi dispiace non poterti chiamare per nome, mi fa brutto dare un augurio con un nickname).
Sindrome da acquisto compulsivo e accumulo patologico
Vorrei fare solo qualche annotazione a margine. A sentir parlare il 99% dei politici pare che la cosa più importante per star bene tutti sia la ripresa dell'economia. E che questo significhi la ripresa della produzione di oggetti. Ma poi che ce ne faremo di questi oggetti? In parte ci sono utili per la vita quotidiana, ma in buona parte sono assolutamente superflui. E oltretutto a volte sono pure brutti (un oggetto veramente bello non è mai del tutto superfluo...). Per anni si è incentivata la produzione industriale senza porre nessun filtro, produrre e vendere erano cose meritorie di per sé.
Ovvio che un tale ambito culturale la tendenza all'acquisto compulsivo anche se potrà essere condannata a parole viene di fatto tollerata ed incentivata, senza pensare che ne cadono vittima anche persone che non hanno una base di reddito tale da poter sostenere la cosa e finiscono per rovinarsi.
Ma anche le persone "normali" nella nostra società si trovano costantemente a dover tenere sotto controllo la tendenza a comprare cose inutili. Siamo troppo bombardati da stimoli e messaggi che ci portano in quella direzione. Alzi la mano chi non ha comprato nel corso dell'ultimo trimestre qualche cosa di cui si è poi reso conto di non avere nessun bisogno. Ovviamente chi non ha gravi problemi di tipo psichiatrico fa questi acquisti in maniera limitata e compatibile col proprio reddito. Ma il meccanismo che ci porta a farli è sempre il medesimo.
Inoltre viviamo in un paese nel quale lo stato lucra sul gioco d'azzardo, sulla vendita di tabacco e superalcolici.
Trattare certi disturbi come un fatto puramente medico non credo ci aiuti. Ci sono precise responsabilità che stanno in capo ai detentori del potere economico e ai detentori del potere politico. E sarebbe bene che rispondessero di quel che stanno facendo (o non facendo).
Poi è vero che le patologie individuali hanno basi radicate nella psicologia e forse persino nella fisiologia dei singoli individui.Ma vivere in un certo contesto culturale piuttosto che in un altro qualche differenza la fa, secondo me. Tanto per fare un esempio: una volta chi giocava d'azzardo in modo compulsivo doveva forzatamente limitarsi almeno nelle occasioni che aveva: doveva prendere e andare al casinò, e non poteva farlo ogni giorno. Oggi scende sotto casa e inizia a infilare soldi in una macchinetta... e questo è evidentemente possibile solo perché qualcuno permette che lo sia...
Ovvio che un tale ambito culturale la tendenza all'acquisto compulsivo anche se potrà essere condannata a parole viene di fatto tollerata ed incentivata, senza pensare che ne cadono vittima anche persone che non hanno una base di reddito tale da poter sostenere la cosa e finiscono per rovinarsi.
Ma anche le persone "normali" nella nostra società si trovano costantemente a dover tenere sotto controllo la tendenza a comprare cose inutili. Siamo troppo bombardati da stimoli e messaggi che ci portano in quella direzione. Alzi la mano chi non ha comprato nel corso dell'ultimo trimestre qualche cosa di cui si è poi reso conto di non avere nessun bisogno. Ovviamente chi non ha gravi problemi di tipo psichiatrico fa questi acquisti in maniera limitata e compatibile col proprio reddito. Ma il meccanismo che ci porta a farli è sempre il medesimo.
Inoltre viviamo in un paese nel quale lo stato lucra sul gioco d'azzardo, sulla vendita di tabacco e superalcolici.
Trattare certi disturbi come un fatto puramente medico non credo ci aiuti. Ci sono precise responsabilità che stanno in capo ai detentori del potere economico e ai detentori del potere politico. E sarebbe bene che rispondessero di quel che stanno facendo (o non facendo).
Poi è vero che le patologie individuali hanno basi radicate nella psicologia e forse persino nella fisiologia dei singoli individui.Ma vivere in un certo contesto culturale piuttosto che in un altro qualche differenza la fa, secondo me. Tanto per fare un esempio: una volta chi giocava d'azzardo in modo compulsivo doveva forzatamente limitarsi almeno nelle occasioni che aveva: doveva prendere e andare al casinò, e non poteva farlo ogni giorno. Oggi scende sotto casa e inizia a infilare soldi in una macchinetta... e questo è evidentemente possibile solo perché qualcuno permette che lo sia...