PELIKAN 100 misura unica, in ebanite nera e celluloide striata verde, pennino in palladio placcato oro, parti metalliche a vista laminate oro, caricamento a stantuffo, export, anno 1938. Per chi volesse conoscere la storia di questo primo geniale modello della grande Casa tedesca rimando al nostro formidabile Wiki:
http://www.fountainpen.it/Pelikan_100
Per un avvincente "diario di riparazione" dell'ottimo Maxpop:
http://www.fountainpen.it/Restauro_Pelikan_100
Le misure
Chiusa: cm. 11,8
Cappuccio: cm. 6
Fusto: cm. 9,5
Con cappuccio calzato: cm. 13,8
Diametro massimo (al labbro del cappuccio): cm. 1,29
Diametro minimo (al fondello): cm. 1,10
Diametro medio del fusto (alla binde): cm. 1,18
Diametro medio della sezione: cm. 0,9
Peso (carica): gr. 16
Cappuccio: gr. 5,5
Fusto: gr. 10,5
Capacità: ml. 1,2 Il cappuccio
Esaminiamo in dettaglio gli elementi che lo compongono.
- La testina, in ebanite, ha sulla sommità una cupolina contenente l'incisione del celebre nido con i due piccoli pellicani nutriti dalla madre (ristilizzazione del 1938), all'interno di un cerchio. La testina discende con un profilo conico per terminare in una sezione cilindrica, sulla quale è presente la doppia scritta
Pelikan PATENT Pelikan PATENT.
- Il fermaglio (clip) è il prototipo della (dopo quasi 80 anni ormai) inconfondibile forma "a becco di pellicano": di fatto un classico impianto triangolare che si rastrema verso il basso per riallargarsi in una goccia importante, in metallo rivestito da una consistente laminatura in oro.
La clip è fissata ad anello, ed è tenuta in sede dalla testina che si avvita al cappuccio: il fermaglio è ancora perfettamente elastico e tiene la penna saldamente ancorata al taschino. - Il cappuccio propriamente detto, anch'esso in ebanite, è di forma cilindrica. Nella metà superiore sono presenti due fori di aerazione (tappati in fabbrica o professionalmente nell'esemplare in mio possesso), ricavati in punti opposti sulla circonferenza ed equidistanti dal fermaglio, con un voluto e gradevole effetto di simmetria. Nella parte inferiore, appena sotto alla goccia del fermaglio, sono presenti due anellini decorativi in metallo laminato oro, che nell'esemplare in mio possesso hanno perso parte dello splendore originario: poco male, sic transit gloria mundi...
Il cappuccio si avvita al fusto compiendo un giro esatto sulla filettatura: poiché il forellino colorato di bianco sul fondello è allineato rispetto al pennino (particolare visibile con penna aperta), può essere utilmente usato anche come punto di riferimento per chiudere la penna, ritrovandosi così allineato alla goccia della clip.
Il cappuccio è imponente: l'effetto di insieme della penna con il cappuccio avvitato, è di massiccia solidità. Questa percezione è mitigata solo in parte dalle dimensioni contenute: la penna è assolutamente compatta (di fatto è un'esaltazione della forma cilindrica) e trae ulteriore consistenza dall'essere divisa quasi perfettamente in due parti uguali (all'altezza del labbro del cappuccio).
Il fusto
Il fusto (dal fondello alla sezione) è un vero collage di materiali e superfici diverse: sono ben 6 (!) gli strati che si alternano nella laboriosa costruzione della linea. Dal basso troviamo:
- il fondello in ebanite zigrinata, recante nell'estremità inferiore il forellino colorato in bianco che indica il fine-corsa del meccanismo di caricamento, e nell'estremità superiore l'incisione di una freccia liscia che indica il verso di rotazione per l'azionamento dello stantuffo; il fondello vero e proprio è leggermente stondato, liscio e lucido;
- un cilindro leggermente più largo in ebanite lucida, parte integrante del sistema dello stantuffo, che forma un anello liscio sul quale è incisa la grandezza della punta (M, in questo caso);
- aumentando ancora leggermente il diametro arriviamo al terzo blocco cilindrico, la cosiddetta "binde" (fascia) colorata (un bel verde striato classico), una sorta di "camicia", ricavata da un sottile strato di celluloide, incollata sul fusto per ragioni puramente estetico-decorative; sulla binde è incisa ortogonalmente in stampatello la scritta EXPORT; sotto la binde vi è il fusto vero e proprio in celluloide trasparente; - terminata la fascia colorata, il fusto trasparente prosegue verso l'alto iniziando un progressivo, costante restringimento verso il gruppo scrittura: la finestra di ispezione verde chiaro termina con
- la filettatura per l'avvitamento del cappuccio;
- ultimo stadio di questa sorta di proto-missile

Ben lungi dal suggerire un pur possibile (e ai miei occhi deprecabile) effetto "patchwork", l'impressione generale, una volta impugnata la penna, è quella di una ricchezza progettuale e di una complessità tecnologica entusiasmanti (per l'epoca, ma visto che funziona alla grande, anche rapportate all'oggi...), che possono essere apprezzati ad ogni sessione di scrittura nella fluidità del funzionamento, nella perfetta distribuzione dei pesi, oltre che nell'impeccabile qualità degli accoppiamenti e degli assemblaggi...
Il sistema di caricamento
Lo stantuffo brevettato da Pelikan è l'orgoglio e la vera ragion d'essere di questo piccolo monumento Déco. La penna tutta gli è costruita intorno, attraverso la finestra d'ispezione ne svela la presenza ad ogni operazione di rifornimento, lo comanda con un fondello generoso: "Semplicissimo è il riempimento della stilografica Pelikan" e pulitissimo, e non lascia mai a secco perchè il livello d'inchiostro è sempre sotto controllo... Così cantava la pubblicità negli anni 1930, e sicuramente a ragione: il sistema di caricamento è talmente ben progettato e costruito che tutte le sue parti, compreso il sughero originale, sono a tutt'oggi a perfetta tenuta...
Occorrono cinque giri completi del "punto bianco di fine corsa" per svitare completamente il fondello (che si solleva mostrando la filettatura) ed ovviamente altrettanti per aspirare l'inchiostro e richiudere il fondello in posizione di riposo. La capacità di carica di 1,2 millilitri è davvero ragguardevole, segnatamente per una penna di 12 cm. scarsi di lunghezza, ed è pari al contenuto di 2 cartucce Pelikan standard attualmente in commercio.
Il pennino
Il pennino è marchiato
Pelikan
Pd (in un cerchio)
.
ed è in palladio (Pd) placcato oro. L'impiego del palladio in sostituzione dell'oro fu autorizzato sulla Pelikan 100 nel 1938 e durò solo per circa un anno e mezzo, per poi essere sostituito dal cromo-nichel (CN) con l'inasprirsi delle condizioni dell'economia di guerra.
Sulla superficie è presente un foro di aerazione di forma circolare. La punta è un medio (M), come riportato sul fusto, ed il pennino è assolutamente privo di flessibilità. L'alimentatore è in ebanite, nella particolare configurazione a tre lamelle verticali: la lamella centrale è lunga metà delle altre, e ciò data il solo
alimentatore a prima del 1937.
Pennino ed alimentatore sono tenuti insieme e in posizione da un cilindretto di ebanite che si avvita alla sezione.
Conclusioni
Iniziata nel 1929, la produzione della Pelikan 100 non fu ripresa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Fedele compagna da più di un anno, ormai, la Pelikan 100 è sempre presente nelle mie rotazioni: il suo tratto pieno e morbido favorisce tanto la riflessione ponderata quanto la divagazione poetica...
Più che una penna, un autentico "mito" del mondo stilografico. Uno dei rari modelli che hanno fatto la storia della nostra comune passione: un punto di riferimento tecnico, un'icona di stile e uno strumento di scrittura raffinato e perfetto, ancora oggi...
Grazie per l'attenzione.
Giorgio