
Parto dalla sinossi di alcune frasi che ciclicamente mi sento ripetere dai profani (termine inteso con nessun disprezzo, ma nel significato che gli è proprio - dal latino pro-fanum, di fronte al tempio, quindi non addentro, traslato, a certe cose).
"500 euro per una penna? Sei malato".
"una biro scrive bene e costa 20 centesimi"
"tutti 'sti soldi per 'sta plasticaccia?" (detto toccando della celluloide)
"ma che ti frega, è solo una penna" (detto allorchè ho quasi strappato dalle mani una Visconti Opera arancione, vecchissima, a uno che stava forzando il tappo in modo inverecondo e criminale... gli volevo dire "e tu sei solo un essere umano!").
"e se ti si rompe?"
"ma che te ne fai?! Oggi si scrive tutto al computer!"
Questo è solo una piccola parte del nutritissimo campionario. La premessa è che ho smesso di "spiegare" questa passione ai profani, il talebano-tipo guarderà sempre e comunque soltanto il proprio orticello senza la benchè minima apertura verso tutto ciò che è altro e ulteriore rispetto al suddetto spazio botanico, pertanto in genere finisco per scrollare le spalle con un "eh già", rifiutandomi di fare l'apologia ogni volta di una cosa che trovo normalissima.
Ma torniamo a noi. Ognuno ha le proprie priorità per quanto riguarda (primo punto) la spesa. Chi spende 500 euro (ho preso una cifra a caso, in questo momento penso alla Wall Street, una delle mie preferite, ma possono essere 1000 o 100) per una penna non si compra solo uno strumento in grado di tracciare linee di diverso colore su un foglio più o meno bianco, come possono fare benissimo le suddette biro.
Si compra prima di tutto l'ingegno dei designer. Si compra un oggetto che rappresenta in qualche modo la storia di un paese se non addirittura di una città. Si compra un meccanismo che rappresenta la storia stessa dell'evoluzione tecnica che unisce materiali di un certo livello a un'ingegneria complessa. Si compra le ore di lavoro di tanti che ci mettono la passione e le mani e in alcuni casi si compra un oggetto che è unico e lo sarà per sempre. Si compra un memento da tramandare a figli e nipoti.
Si compra una cosa bella.
Tutto questo dando per scontato, ovviamente, che ciò non si trasformi in privazioni di cibo, acqua ed altri beni primari di consumo

Poi è vero che dipende molto dagli ambienti professionali e sociali che uno frequenta. Ma non è raro vedere anche preclari professionisti con il classico pataccone con la stelletta bianca in cima che bisbigliando in modo complice ti dicono quanto siano stati ganzi a procurarsi per 30 euro quella meravigliosa Montblanc finta che esce (anche troppo) dal taschino.
Sul : "ma oggi si scrive tutto al computer". E' vero, e lo sto facendo anch'io in questo momento. Atti di citazione, ricorsi o quant'altro, tutto è correttamente impaginato con Word o surrogati. Ed è giusto così. Tuttavia, scrivere con una stilografica è bello e nella vita quotidiana, da quella professionale a quella personale, non mancano le occasioni (le scuse?

Alcuni mi (ci?) accusano di un'eccessiva oggettificazione della realtà, ma io ribalto il discorso in modo violentemente simmetrico: ritengo che chi non rispetta gli oggetti (come risultato del lavoro e del tempo umani) non possa rispettare nemmeno le persone. Non esagero, no

Gli "oggetti" sono parte di noi, uno dei tanti modi di esprimere il nostro unicum irripetibile. Da praticante di uno stile di spada, ho ben presente il concetto dell'oggetto come "prolungamento"(come va di moda dire) della persona nella sua essenza più intima.
Anche la stilografica è la mia spada. Anche la tazza con la quale sto bevendo il caffè. Così come la sedia dannatamente ikea sulla quale sono seduto, che spolvero come tutto il resto a dispetto del fatto che sia economica e di fattura di certo non pregiata.
E' proprio, viceversa, chi non riesce a capire questo legame che abbiamo col mondo terreno e che ha una concezione delle "cose" come "La roba" di Mazzarò di verghiana memoria, ad essere superficiale. Non c'è nulla di zen nel disprezzare le manifestazioni del lavoro.
Ancora: "costa un fottìo: e se poi ti si rompe?".
La faccio riparare. Come lo faccio con la macchina. Con gli armadi. Con il computer. Non è un concetto particolarmente mistico o elitario. Una macchina, per quanto economica possa essere, costa di più certamente di molte stilografiche


Credo che ciò che le persone guardano con diffidenza sia proprio l'aspetto economico, che relega tale passione nell'alveo del lusso. Cosa che non (necessariamente) è. E sono le stesse persone che magari hanno gli occhiali da sole di Gucci (e allo stesso modo io rabbrividisco e penso che con quella somma ci compravo una penna

Ma la differenza è questa: il profano superficiale è quello che fa tutte le cose di cui sopra e molte di più, e poi giudica. Il pennaiolo-tipo, secondo me, per quanto nel proprio foro interno abbia i propri giudizi su chiunque, come tutti, non si permette di giudicare esternamente come gli altri investono il proprio, più o meno sudato, denaro. Il profano sensibile, viceversa, è quello che si incuriosisce, magari si stupisce pure, ma prova a capire. E in alcuni casi, miracolo, s'appassiona

E qui arriviamo a un altro snodo: come ci dobbiamo porre? Il mio modo di trattare l'argomento con chi non ne sa dipende sempre, fortemente, dalla valutazione che ho di quella determinata persona.
Nella maggior parte dei casi una scrollata di spalle, un sorriso di circostanza e un "eh sai, ognuno ha le proprie stravaganze" in genere sistema la questione. Ma allo stesso tempo non si deve sottovalutare nessuno: sembrare elitari, snob o "stravaganti" è il modo migliore per allontanare persone da una passione che invece può dare tanto non proprio a chiunque ma a molti.
Quindi io non lesino a "prestare" momentaneamente la mia stilografica (anche se per la maggior parte dei casi presto una roller) a chi, da ignorante del settore, abbia l'umiltà di provare e di chiedere "come si fa" e la delicatezza e il rispetto delle cose altrui, che purtroppo non è proprio di tutti.
Faccio due esempi: la mia compagna è un'artista (potremmo parlare ore, giorni del significato di questo termine, ma andiamo avanti), ci dà dentro con pennelli, chine e altri strumenti (dei quali io nemmeno conosco il nome).
Non ha mai amato le stilografiche, ritenendo di avere una mano troppo pesante e incline a rovinare i pennini. Le ho spiegato che partiva dal presupposto sbagliato, e che esiste una stilografica per ogni mano. Le ho fatto provare diverse stilo e si è stupita, divertita e persino appassionata (a breve posterò dei disegni che ha fatto) tanto che ora, sempre con terminologia tutta sua com'è ovvio che sia per chi non è ancora addentro ad un settore, mi descrive i diversi pennini e ha richieste tutte sua in materia

Stessa cosa ma che mi ha dato ancora più soddisfazione è successa con mio nipote. La premessa è che per me è un figlio, facciamo tantissime cose insieme e lui è il mio piccolo idolo e io il suo. Una volta ho lasciato la collezione in bella vista, avevo passato la mattinata a fare prove di vario tipo. Ha dieci anni ma questo non gli ha impedito di stupirsi della bellezza (secondo lui, ovviamente è soggettivo) di alcune penne. Gliele ho volute far provare tutte, quantomeno quelle inchiostrate. Mi ha dato giudizi tutti suoi, ma sinceri e sentiti, entusiasmandosi per alcune e snobbando altre (tipo, ha definito la Waterman Charleston troppo "dura", cosa che tra l'altro è anche vera in un certo senso

E infatti per il suo compleanno so cosa comprargli e il risultato è che abbiamo una nuova passione in comune.
Questo lunghissimo post (ma spero che abbiate seguito il consiglio di Pennac in "Come un romanzo" e abbiate saltato qualche riga, presi dalla noia) per sapere come invece voi vi rapportate nei confronti degli esterni, soprattutto quando, e non ci credo che non vi sia accaduto, se ne escono con le perle di saggezza di cui sopra.
Buona giornata

Andrea