Propongo una breve riflessione pubblicata oggi sul Corriere del Ticino:
C’è sempre posta per te
Altro che due volte. Il postino suona ormai cento volte al giorno. Trent’anni fa la posta arrivava due volte al dì. Trovavi i giornali e le lettere che il tuo destino personale ti riservava (amori, amici, fatture, inviti e le immancabili cartoline che dicevano a colori i gusti e le asticelle sociali della cerchia di parenti e conoscenti, Cesenatico, Parigi, Abano, New York). Fra un giro di posta e l’altro eri libero da ogni altra infornata. Lasciavi decantare la carta, meditavi con calma le risposte che avresti scritto entro qualche giorno, per il resto badavi a vivere il tuo presente senza avvistare nessun’altra corrispondenza. Oggi è tutto cambiato, lo sapete. Lasciamo pur stare il trillo dei telefoni e telefonini, che ormai ci raggiungono ovunque, invasivi. Stiamo agli scritti: l’artiglieria delle mail canta tutto il giorno, supportata dalla fanteria degli SMS telefonici. Certo, puoi evitare di scorrere sempre con lo sguardo schermi e schermini, puoi persino decidere di mimare l’abitudine antica del postino e di aprire le mail due sole volte al giorno. Ma la tentazione fa l’uomo guardone: se sai che la buca delle lettere (elettronica) è piena, difficilissimo è non tuffarti: vediamo chi mi scrive, vediamo se Tizio mi ha risposto, vediamo se il mondo continua a mandarmi i suoi segnali rassicuranti, mi scrivono ergo sum. E poi c’è sempre qualche figlio in viaggio, qualche esca affettiva, qualche presunzione di indispensabilità, qualche tentazione efficientista. E così forse non sempre a tutte le ore ma molte volte al giorno una sbirciatina la dai. E dopo succede che vorresti anche non rispondere subito ma l’istinto ti prude, da una parte vuoi risolvere subito ogni domanda o vertenza o problema e dall’altra ti vien voglia di esser reattivo, di dare una risposta spiritosa o irritata o muscolosa o tenera, come una monaca di Monza elettronica: e lo sventurato rispose. Le mail hanno risolto molte lentezze, razionalizzato, velocizzato processi informativi e decisionali, abolito tonnellate di carta. Qualche volta però se lasciassimo raffreddare qualche mail come dovevamo lasciar raffreddare le lettere e mettessimo fra l’emozione della lettura e l’impeto della risposta una pausa di sanitaria cautela, eviteremmo di innescare spirali polemiche o derive superficiali, raffiche di botta e risposta nel giro di un’ora che poi ci tocca ricucire lentamente per giorni, magari con una bella lettera scritta a mano (altrimenti come mai continuano a vendere Mont Blanc e carta da lettera?). Ci si può calmare, ecco. Ma la sensazione poi è quella di essere tagliati fuori dal palpito sociale dell’essere, declinato in forma di comunicazione (con la gonfiatura esibizionistica della corrispondenza privata in pubblico, via social network). Calcoli però ognuno, nell’esame di coscienza serale prima di dormire, quante ore al giorno ha speso per leggere corrispondenza e rispondervi, sotto tutte le forme. E decida onestamente quale sia la fetta del materiale importante, utile e indispensabile e quale quella delle cose fastidiosamente inutili o comunque rinviabili ad altri ritmi. Se poi uno vuol provare a respirare qualche giorno, lasciando spento tutto (una breve vacanza, una fuga) può capitargli quel che è capitato ad Adriano Sofri, che lo racconta nella sua rubrichetta su «Il Foglio» (che si intitola, ironia del caso, «Piccola posta»): «Ho trascorso alcuni giorni non connesso. In capo ai quali ho trovato una serie di messaggi irritati, e alcuni francamente furiosi. Non rispondi, dove sei, non ti fai trovare, fai finta di niente. Uno sconosciuto, che dice di essere già alla seconda mail, scrive: – Chi ti credi di essere? – Beh, nessuno. Uno sconnesso. Uno scomunicato. Ora mi ricomunico». Ecco, una volta gli scomunicati erano quelli fuori dalla comunione. Oggi sono quelli fuori dalla comunicazione.
Michele Fazioli
"C'è sempre posta per te"
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colpito e affondato.
c'è anche da dire che la comunicazione via mail purtroppo è sovraffollata di messaggi inutili, che alla fine ti rendono poco incline alla risposta anche alle mail di amici e parenti.
riprendendo un scritto di Beppe Grillo di tanti anni fa, diceva sintetizzando pressapoco così:
"non scrivermi, chiamami che ci vediamo al bar e stiamo insieme"
A forza di scrivere mail (che devono essere corte altrimenti non le legge nessuno) e di usare pochi caratteri negli sms i giovani e meno giovani non sanno più l'uso della grammatica e non sanno più parlare se non a gesti e a versi.
c'è più dialogo in un film porno che a vedere i ragazzini di oggi mentre tentano di parlare tra loro.
c'è anche da dire che la comunicazione via mail purtroppo è sovraffollata di messaggi inutili, che alla fine ti rendono poco incline alla risposta anche alle mail di amici e parenti.
riprendendo un scritto di Beppe Grillo di tanti anni fa, diceva sintetizzando pressapoco così:
"non scrivermi, chiamami che ci vediamo al bar e stiamo insieme"
A forza di scrivere mail (che devono essere corte altrimenti non le legge nessuno) e di usare pochi caratteri negli sms i giovani e meno giovani non sanno più l'uso della grammatica e non sanno più parlare se non a gesti e a versi.
c'è più dialogo in un film porno che a vedere i ragazzini di oggi mentre tentano di parlare tra loro.
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"C'è sempre posta per te"
Ha colpito il chiodo sulla testa.
Oramai credo che tutti siano a conoscenza della mia giovane età, quindi dovrei essere ben racchiuso in quella fascia d'età nella quale la comunicazione telefonica, via internet e mail è più presente e maggiore.
Condivido con voi una frase tratta da un discorso di un professore, sentito un'ora esatta fa: "Noi siamo fatti per muoverci; se non ci muoviamo, il nostro fisico (inteso come apparati vari del corpo, dalla cellula minore all'organo più importante) decade."
Non trovate somiglianze con la grammatica?
Ogni giorno sento, tra le mura della classe, degli obbrobrî grammaticali in ben due lingue -usare verbo essere come congiunzione, usare la lettera "h" a sproposito, non conoscere le forme basilari dei verbi, passato remoto, questo sconosciuto-, che farebbero accaponare la pelle ad ogni membro dell'Accademia della Crusca.
Io tendo spesso a lasciare il telefono in silenzioso, o spento, in casa, non accendo il pc da giorni -scrivo da tablet, usato ben poco per motivi tecnici-, e giù, di scrittura, tra un racconto, un journal personale e lettere, non avrei comunque tempo. Se devo parlare con l'amico alla fine della strada, non disdegno il fare due passi, per uscire con gli amici, chiamo, non scrivo. Tutto è buono e giusto, se usato nella maniera più corretta -e parca-. Ogni giorno, ricevo messaggi, messaggi e messaggi, dal cosiddetto "gruppo della classe", migliaia: semplicemente, basta ignorarli. Se vuoi sapere qualcosa di importante, basta dire, chiamami, fammi uno squillo, io son qua!
Oramai credo che tutti siano a conoscenza della mia giovane età, quindi dovrei essere ben racchiuso in quella fascia d'età nella quale la comunicazione telefonica, via internet e mail è più presente e maggiore.
Condivido con voi una frase tratta da un discorso di un professore, sentito un'ora esatta fa: "Noi siamo fatti per muoverci; se non ci muoviamo, il nostro fisico (inteso come apparati vari del corpo, dalla cellula minore all'organo più importante) decade."
Non trovate somiglianze con la grammatica?
Ogni giorno sento, tra le mura della classe, degli obbrobrî grammaticali in ben due lingue -usare verbo essere come congiunzione, usare la lettera "h" a sproposito, non conoscere le forme basilari dei verbi, passato remoto, questo sconosciuto-, che farebbero accaponare la pelle ad ogni membro dell'Accademia della Crusca.
Io tendo spesso a lasciare il telefono in silenzioso, o spento, in casa, non accendo il pc da giorni -scrivo da tablet, usato ben poco per motivi tecnici-, e giù, di scrittura, tra un racconto, un journal personale e lettere, non avrei comunque tempo. Se devo parlare con l'amico alla fine della strada, non disdegno il fare due passi, per uscire con gli amici, chiamo, non scrivo. Tutto è buono e giusto, se usato nella maniera più corretta -e parca-. Ogni giorno, ricevo messaggi, messaggi e messaggi, dal cosiddetto "gruppo della classe", migliaia: semplicemente, basta ignorarli. Se vuoi sapere qualcosa di importante, basta dire, chiamami, fammi uno squillo, io son qua!