Nel 1934 Montblanc adottò un sistema di classificazione numerico a tre cifre per i propri modelli. Tale sistema rimase in uso anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante la dismissione di tutti i modelli precedenti al conflitto eccetto la serie 13x.
Il sistema a tre cifre indicava:
1a cifra= fascia di prezzo
2a cifra= sistema di caricamento
3a cifra= misura (della penna e del relativo) pennino.
Al riavvio della produzione nel 1948 (tre anni dopo la fine della Guerra) Montblanc diede la precedenza ai modelli di pregio, prevalentemente destinati all'esportazione, con la serie 14x e a quelli di fascia intermedia con la serie 24x.
Solo successivamente, e precisamente dopo il 1950, si dedicò a coprire la fascia economica del mercato avviando la commercializzazione di due modelli della serie 34x: il modello 342 ed il 344.
Il numero 342 della penna in presentazione sta ad indicare:
3= terza fascia, quella economica
4= caricamento a stantuffo
2= misura piccola e pennino #2
Il suffisso G ("Goldfeder") indica che la stilografica era dotata originariamente di un "pennino in oro" 14 carati.
Quello che segue è, in breve, quanto ho potuto ricostruire circa l'evoluzione del modello 342, rimasto in produzione per quasi un decennio (tutti gli anni '50). Le informazioni provengono dal nostro Wiki e da varie fonti internazionali.
Il modello 342 è stato prodotto da Montblanc dal 1951 al 1960 in due serie/versioni successive: prima serie dal 1951 al 1953 - seconda serie dal 1953 al 1960.
Entrambe le serie potevano avere il pennino in acciaio placcato oro (342) o in oro 14 carati (342G).
Fin qui le similitudini, poichè si tratta di due penne del tutto differenti.
Tenendo presente la possibilità di transizioni, le due serie si distinguono principalmente per i seguenti elementi:
- il materiale costruttivo: la celluloide per la prima serie, la resina plastica per la seconda;
- il disegno del cappuccio, oggetto di una radicale ristilizzazione nella seconda serie (come vedremo per un probabile difetto di progettazione che lo rendeva molto delicato): la testina decorata dalla stella/cima innevata è solo incisa nella prima serie (risultando, di fatto, nera), mentre è bianca, come da tradizione, nella seconda; la prima serie ha la scritta in rilievo Mont-Blanc con il profilo della montagna nel mezzo, assente nella seconda; la prima serie ha un anellino (veretta) mentre la seconda ha una fascia lungo tutto il bordo inferiore (labbro) che riporterà anche il numero del modello;
- la colorazione della finestra d'ispezione è marrone nella prima serie e azzurra nella seconda (ma trasparente nelle versioni colorate in resina plastica);
- la sezione è cilindrico-concava nella prima serie, conica nella seconda;
- l'alimentatore è piatto e in ebanite nella prima serie, più in rilievo con lamelle orizzontali ed in plastica nella seconda;
- il fondello, più lungo nella seconda serie.
Per ampliare le vendite e accaparrarsi ulteriori fette di mercato, quasi da subito alla 342 venne affiancato un clone in resina plastica della sottomarca MonteRosa: questa versione per il mercato studentesco (MonteRosa 042) è simile alla seconda serie, con il labbro del cappuccio ricoperto dalla tipica banda ondulata.
Montblanc 342G - 1a serie in celluloide 1951-1953 Le misure
Chiusa: cm. 12
Cappuccio: cm. 5,8
Fusto: cm. 9,2
Con cappuccio calzato: cm. 12,3
Diametro massimo (alla veretta): cm. 1,3
Peso: gr. 16
Cappuccio: gr. 5
Fusto: gr. 11
Capacità: ml. 0,8
Il cappuccio
Sulla testina, una vera e propria semisfera, la stellina (cima innevata) simbolo del marchio è solo incisa. E' possibile che l'incisione fosse resa più leggibile dalla colorazione in bianco del solo profilo. La clip (fermaglio) è in metallo placcato oro, liscia, inserita con un anello fra testina e cappuccio: si sviluppa su un impianto triangolare che si rastrema verso il basso per poi riallargarsi a disegnare una goccia piatta, piuttosto pronunciata.
Sul cappuccio, conico, è impressa la scritta MONT- BLANC con il profilo della montagna nel mezzo. Sul cappuccio vi è un solo anellino in quanto (come per i galloni nella carriera militare) alla prima fascia di prezzo corrispondevano tre anellini sul cappuccio (Meisterstück = capolavoro), alla seconda due, mentre alla terza uno solo.
La veretta singola di circa 2 mm. di larghezza, anch'essa in metallo placcato oro, è liscia e senza iscrizioni e si trova in un alloggiamento a ca. 3,5 mm. dal bordo inferiore del cappuccio (labbro).
E qui sta, a mio avviso, il punto debole di una penna per altri versi davvero ben riuscita: troppo delicato il labbro stesso, soggetto a fessurarsi-creparsi se si sforza il cappuccio sul retro del fusto (posizione di cappuccio calzato).
Con la seconda serie e nella 042 della sottomarca MonteRosa il problema viene risolto alla radice, eliminando la veretta e rinforzando il punto debole con una copertura completa in metallo dorato del labbro del cappuccio.
Il cappuccio si serra al fusto compiendo un giro e mezzo sulla filettatura.
Il fusto
Il fusto sfoggia una forma a sigaro (streamlined) con la tipica bombatura più vicina al fondello. Il fondello, pur essendo corto, è tuttavia molto appuntito.
La sezione è decisamente concava e consente una presa più vicina al gruppo scrittura-pennino, sfruttando al meglio la modesta lunghezza del fusto.
Ancora perfetta dopo più di 60 anni la trasparenza della finestra di ispezione dell'inchiostro di un bel color ambra (marrone). Una curiosità: le più rare penne colorate (blu petrolio e rosso scuro) di questa serie prima serie in celluloide non avevano la finestra d'ispezione.
Sul fondello che aziona lo stantuffo si leggono due scritte:
- 342G (modello);
- F (tratto del pennino col quale la penna era originariamente equipaggiata, che corrisponde al pennino attualmente presente).
Fra le 2 scritte vi è un foro dal quale spunta una spina in ottone: a questo corrisponde, specularmente, un altro foro.
Il sistema di caricamento
Il caricamento è a stantuffo che viene azionato da un fondello che si serra (normalmente) in senso orario.
Caratteristica del fondello è di risultare visivamente sempre nella stessa posizione: sia a pistone retratto (a riposo) che a pistone esteso pronto a caricare. Il che impone di non distrarsi durante il caricamento e di non giochicchiare con lo stantuffo a penna carica...
Il serbatoio incamera circa 0,8 millilitri di inchiostro: una quantità più che sufficiente trattandosi, in ogni caso, di una penna di dimensioni contenute e per questo non dotata, come invece le sorelle maggiori dell'epoca, di stantuffo telescopico, vero campione di caricamento.
Il pennino Il vero pezzo forte: straordinaria scorrevolezza e notevole flessibilità... Strepitoso!!! L'alimentatore piatto a due canali convoglia costantemente la giusta quantità di inchiostro: mai una falsa partenza, mai un salto di tratto, mai un'incertezza. Dopo un'ora di scrittura, dopo 10 minuti senza cappuccio, dopo alcuni giorni di inattività a testa in su...
Nessuna perdita significativa di inchiostro nel trasporto, sia nel taschino (dove il fermaglio si ancora saldamente) che in borsa.
Il pennino F è generoso, come tradizione della Casa, ma sorprendentemente preciso all'occorrenza. Straordinarie le prestazioni in velocità e negli ampi gesti sul foglio... Perfetta la scrittura con il solo peso ed esaltante la possibilità di cambiare significativamente il tratto con una morbida pressione! Giudizio finale
Una penna piccola (ma direi forse meglio "compatta") ed economica di un grande Produttore ha il vantaggio di sfruttare, comunque, le competenze tecniche e stilistiche della Casa...
Celluloide e oro, poi, donano sempre il loro calore!
La Montblanc 342G 1a serie in celluloide ha conquistato un posto nella mia rotazione per le sue doti di maneggevolezza, affidabilità e per la straordinaria qualità di scrittura: una penna davvero ben riuscita, reperibile sul mercato a prezzi ancora ragionevoli (magari non proprio i 40 Euro che l'ho pagata io al mercatino...
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Giorgio